Libero, 14 gennaio 2025
Casi illustri in tribunale
Sono eredi di cognomi importanti, anzi fondamentali per la storia del nostro Paese. Cognomi che pesano come pietre (miliari) lungo il cammino dei secoli: tra gli altri spiccano Alighieri, Medici, Verdi, Savoia… E che tornano alla ribalta delle cronache. Per nuove opere, imprese, poemi, invenzioni? No, per questioni di eredi. Vile denaro, dunque? Beh, le cifre in ballo non sono certo risibili, anche se quasi mai tornate nei patrimoni di famiglia. E poi, lo sapevano bene i Medici, d’origine banchieri, che con il denaro si possono rendere le città monumenti imperituri di bellezza (lo ha fatto soprattutto Lorenzo il Magnifico con Firenze) e si possono foraggiare re ed imperatori.
I Savoia hanno citato lo Stato per riavere i famosi gioielli che sono in Banca d’Italia dal 1946, consegnati allo Stato dallo stesso Re Umberto II prima di lasciare l’Italia. Le prime udienze si sono tenute nel 2022. Le traversie legate al real cofanetto colmo di preziosi ci riportano al 5 giugno 1946, giorno in cui il ministro della Real Casa, Falcone Lucifero, lo consegnò all’allora governatore della banca nazionale con un verbale di deposito che recita: «L’avvocato Lucifero dichiara di aver ricevuto incarico da Sua Maestà di affidare in custodia alla Banca d’Italia le gioie in dotazione della Corona del Regno d’Italia per essere tenute a disposizione di chi ne avrà diritto». Da queste parole parte la linea dei legali dei Savoia, perché la formulazione appare sufficiente per poter giustificare le pretese dei Savoia.
Un testamento che risale al 1739; l’ultimo erede di una famiglia del calibro dei Medici, sì, certo quella dell’immortale Lorenzo il Magnifico e la “sua” Firenze di incommensurabile bellezza, una richiesta di risarcimento stratosferica alla Repubblica italiana: questi in sintesi gli elementi di un’altra battaglia legale che dal 2016 va in scena.
L’ultimo erede della famiglia dei Medici dunque decide di fare causa allo Stato italiano, tirando in ballo anche il ministero della Cultura e la presidenza del Consiglio dei Ministri, perché, si legge nella sentenza, in quanto erede della casata riteneva di “avere diritto alla rendita annua vitalizia complessiva di 1500 luoghi del Monte del Sale o del Redimibile della città di Firenze”, una sorta di Monte di Pietà, “lasciati appunto ai discendenti maschi della famiglia deì Medici da sua altezza reale Anna Maria Luisa de’ Medici, Elettrice Palatina”. Conto totale della rendita: 84 milioni euro. Sarebbe stato un bel colpo, per lui e, con effetto opposto, per le casse dello Stato, ma sia il giudice di primo grado, Daniela Garufi, sia i magistrati della corte di Appello di Firenze hanno respinto il ricorso. Anzi, l’erede è stato pure condannato per “mala fede” al risarcimento di oltre 15 mila euro, revocato invece nella sentenza pubblicata qualche giorno fa, nella quale però, oltre alla conferma della decisione, vengono quantificate in 34 mila euro le spese legali da liquidare. Si attendono nuovi colpi di scena, visto che i legali del discendente di Lorenzo il Magnifico annunciano il probabile ricorso in Cassazione.
Altro gran nome, altra grana legale, e piuttosto intricata, quella inotrno alla villa del maestro Giuseppe Verdi, ovvero Villa Sant’Agata a Villanova d’Arda, nel parmense. Una propietà al centro di una annosa e dissanguante disputa tra eredi (capita spesso, e non solo nella grandi famiglie) che poi hanno ritrovato una sorta di accordo nel ricorrere al Tar, l’anno scorso, nel 2024, per opporsi alla dichiarazione di pubblica utilità firmata dal ministero della Cultura, guidato da Gennaro Sangiuliano, finalizzata all’esproprio della villa. Nuovo atto nell’opera infinita che ha la centro le svenute immobiliari dell’eredità verdiana. Ironia della sorte, proprio a lui che era un così oculato amministratore delle sue rendite… Disputa di sapore propriamente storico-letterario quella intorno al Poeta per eccellenza, quel Dante Alighieri, condannato dalla sua Firenze a errare come esule infelice fino alle morte, avvenuta nel 1321. Un gruppo di avvocati, storici e giusti ha voluto cominciare, nel 2021, il riesame delle carte dei processi all’Alighieri che lo costrinsero all’esilio e capire se, alla fine, non sia stato vittima di un processo politico.