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 2025  gennaio 13 Lunedì calendario

Reportage nella Milano da bere (tra ragazzi che non sanno nemmeno ubriacarsi)

MILANO – Nella città dei puritani non si beve, non si fuma, il resto non si sa, perché si è troppo presi a rispettare gli altri divieti. Ehhh, la Milano da bere. Una volta. Oggi basta un Negroni, giusto o sbagliato che sia, e si finisce a San Vittore. Magari non proprio al gabbio, ma ormai qui si contano i drink e si fa l’alcoltest, come tanti bravi bambini. E visto che «Bacco, tabacco e Venere riducono l’uomo in cenere», spiega uno studente di Sociologia in Statale che ha studiato a fondo il problema, «qui c’è il forte rischio che sparisca la nostra famosa movida. Uno dei simboli della città, con il Duomo». Sarà ubriaco? No, ha solo bevuto un Cuba libre (poi si confonderà e ne ammetterà altri due. Infine, ordina il quarto).
E come si fa a tornare a casa con 4 Cuba libre nella pancia, senza rischiare la patente e la multa? «Si torna in metro, oppure con i bus sostitutivi. È facile», anche se racconta che una volta arrivato a casa, gli è capitato di sbagliare casa, cioè porta di ingresso, svegliando i vicini del condominio di Sesto San Giovanni. Ma che importa, «avranno pensato che bevo. Invece no. Io bevo solo il sabato sera», e con lui a migliaia, di giovani che aspettano la sera fatale, più che quella del venerdì, per «stare un po’ in libertà, godercela in compagnia», dice Anna, 25 anni. «Dopo una settimana di lavoro… senza mai sgarrare». E cos’hai bevuto, Anna, finora? «Solo due cocktail. E due cicchetti di vodka». Stomaco pieno? «Vuotissimo». Alla misurazione dell’alcoltest offerto dal locale, fa un 1,39 da arresto (6 mesi). Non proseguirà, anche perché è passata l’una del mattino e fuori c’è il taxi che l’aspetta, la brava Anna. Tutto questo succede nella notte tra sabato e domenica in zona Arco della Pace, e in contemporanea in corso Como, e sui Navigli, all’Isola e alle Colonne di San Lorenzo, nel grande business che è la movida, nella Milano che resiste fieramente ai divieti, si adegua, escogita soluzioni. E se incappa in un pattuglione, inventa cose, come Jake Blues – un maestro – nel tunnel famoso: «Non avevo i soldi per il taxi». «Mi hanno costretto!». «C’era una festa…», più avanti arriveranno le cavallette.
Ma i più sono virtuosi e giudiziosi, e organizzati («trovi sempre uno che si sacrifica per riportare gli altri a casa. Uno che berrà solo birra»), e anche scientifici: «Due cocktail per un maschio giovane. Uno per una ragazza. Non di più. Poi dipende anche dalla curva di assorbimento dell’alcol, perciò bisognerebbe aspettare un po’, prima di salire in macchina. Un’ora, almeno. Poi il livello scende». Molto informati: «Da 0,8 a 1,5 si rischia l’arresto, già. La multa può arrivare a 3200 euro, in più ti tolgono la patente». La possibilitàdell’arresto impressiona, «ma i controlli non ci sono», dice il barista cinico. La polizia è ferma in via Canonica, «ma non vengono a fare gli alcoltest, se ne stanno chiusi al caldo!».Fuori fa un bel fresco, ma si stapiù fuori che dentro i locali di via Cesariano, che sono poi la Librosteria, il Colorificio, il Rio de Janeiro, ma si beve anche fuori della pizzeria “Il muretto”, insomma è tutto aperto e così scintillante, per via della bella gioventù con il bicchiere in mano,le luci di Natale, molti cani allegri ma sobri, purtroppo privi di patente. Intanto, due ragazze giocano a pallone, e altre due si divertono sull’altalena dei bambini. È tutto davvero molto divertente (un pensiero ai residenti, che alle 22 hanno tirato giù gli avvolgibili, e sopportano).
«A Natale è stato tremendo. Con le feste degli uffici, abbiamo portato a casa gente che si era ammazzata dal bere. Adulti, padri e madri di famiglia» (primo tassista). «Gli sbarbati sono il peggio, ma la colpa è dei genitori, che non gli danno ilknow how». (secondo tassista). E cosa dovrebbero insegnare? «Che se inizi con il gin tonic, poi devi continuare con quello. Invece i minorenni mescolano. Una vodka, un prosecco, la sambuca. Poi, li devi raccogliere da terra, manco stanno in piedi. Allora, per non sporcare la macchina, li devi far camminare un po’, magari gli fai bere un caffè…», e insomma è dura, fare il turno di notte tra i locali. Poi, è vietato fumare, per via del Regolamento del Comune sulla qualità dell’aria. Dal 1° gennaio, si fuma solo a distanza di 10 metri, ma immaginate cosa succede da queste parti, «stiamo diventando la capitale dei divieti, altroché capitale morale, industriale eccetera», dice uno che fa il praticante avvocato (tre Lemon vodka, alla mezzanotte). «Come la Chicago degli anni Venti, pieno proibizionismo!», ma lui se ne frega perché «io torno a casa con la bike, voglio vedere se mi fermano».
Sullo sfondo, l’Arco della pace, con la batteria dei locali illuminati, e il giro di amici che si ritrovano dopo la pausa delle feste, le risate, loschiamazzo che rimbomba tra i palazzi, nel rumore inconfondibile che è il sottofondo della città notturna, i sibili della metropolitana, le sirene delle ambulanze. Intanto, un gruppetto di ragazzini ascolta la trap con tutto il volume che ha, e poi se ne scappa sui monopattini. Intanto, uno spiega che «ok, mi faccio le canne, che però non sono sigarette. Ok, bevo, ma solo nel weekend. Ma volete proibire proprio tutto, a noi ragazzi?». Ma quanti anni ha, lei? «Trentotto. Perché?». Altri ragazzi come lui torneranno a casa in bici, rischiando di ammazzarsi sulle rotaie del tram, maledicendo Milano «e tutti voi, che ci volete spegnere la movida» (tre Gin tonic base, quelli con il Beefeater, 8 euro l’uno). Poi, non c’è neanche la nebbia, e la prima pattuglia che incrocia lo fermerà sicuro, per come avanza così vagamente, a zigzag.