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 2025  gennaio 13 Lunedì calendario

Salvini vuole ridurre i treni

— Una commissione d’inchiesta sull’ennesima giornata nera delle ferrovie, le linee bloccate per 8 ore, i convogli fermi sui binari, tutto per due pantografi che hanno tranciato i cavi nella stazione di Milano, l’epicentro del tracollo. Mentre il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, col fedelissimo vice Edoardo Rixi pensa a un piano per tagliare del 15% le corse dei treni, in modo da alleggerire una rete oggi sovraccarica di cantieri che macina ritardi, Ferrovie dello Stato ha deciso di istituire una commissione d’inchiesta sui fatti dell’altro ieri. Obiettivo: ricostruire la catena degli errori. Soprattutto, punire chi ha sbagliato. Niente colpi di spugna, la promessa è che stavolta i provvedimenti arriveranno. L’input è del nuovo ad del gruppo Fs, Stefano Donnarumma, nominato poco più di sei mesi fa, proprio per mettere mano a una partecipata dello Stato tanto strategica quanto tormentata, tra centinaia di lavori da mandare avanti e disservizi che si moltiplicano.
Donnarumma ha la fiducia dell’intero governo. Gli altri vertici delle società del gruppo Fs no. Entro fine mese sarà rimpiazzato il capo di Trenitalia, Luigi Corradi, e al suo posto arriverà Gianpiero Strisciuglio da Rfi. Entrambi sono già stati convocati dal manager che guida Fs: saranno sentiti in questi giorni, per capirecome si sia potuto verificare l’ennesimo incidente che ha semi-paralizzato i collegamenti lungo lo Stivale.
Anche Salvini, raccontano nella sua cerchia, è su tutte le furie da sabato mattina. A dimettersi non ci pensa nemmeno, ovviamente, ma racconta chi l’ha sentito nelle ultime ore che è consapevole che, al netto dei cantieri aperti, «certi ritardi non devono avvenire». I vertici di Fssaranno domani al ministero, per fare un punto sulle opere. Ma il problema, sono convinti negli uffici del vicepremier, è strutturale. Come far coesistere lavori irrimandabili, legati al Pnrr, e tenere a galla il servizio. Al ministero circola da mesi un piano, partorito da Rixi e condiviso con Salvini, in cui si ipotizza di ridurre di circa il 15% le corse dei treni. Una mossa a tempo, graduale, fino al termine dei lavori. Oggi la rete è sfruttata al 100%, ma con i cantieri è un percorso a ostacoli. Meglio allora – questa è la tesi – ridurre le frequenze, ma assicurare un servizio più puntuale e magari corse più veloci. Il piano ha un grosso ostacolo: per gli incassi di Trenitalia sarebbe una batosta. Il tema comunque sarà posto a stretto giro nel governo.
A irritare i fedelissimi del segretario della Lega c’è anche un dato politico: l’assenza di solidarietà da parte degli alleati per gli attacchi del centrosinistra. FI è rimasta in silenzio per 24 ore, solo ieri si è fatto sentire il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli, per dire che «Salvini non ha responsabilità». Da FdI invece nessuno prende le difese del titolare del Mit. Anzi, la commissione Trasporti della Camera, presieduta dal meloniano Salvatore Deidda, valuta un’audizione proprio di Salvini, dopo quella già programmata di Donnarumma a fine mese.
L’opposizione non intende mollare la presa sulla questione. Il Pd chiede al vicepremier di riferire in Aula. «È un ministro in fuga, dal Mit e dal confronto parlamentare – attacca il deputato Andrea Casu, vicepresidente della commissione Trasporti Chiediamo da luglio un’informativa, continueremo a insistere». Raffaella Paita di Italia viva chiede invece le dimissioni di «un ministro svogliato, che passa il tempo a occuparsi di altro, del Viminale».