Il Messaggero, 11 gennaio 2025
Come insultavano gli antichi
Come insultavano gli antichi è la nuova edizione di un volumetto (edito da il melangolo) in cui vengono riportate parolacce che nell’antichità venivano dette o scritte in greco e in latino. Un esempio da Aristofane: «Oltraggiare i farabutti è giusto: a pensarci bene equivale a onorare gli onesti». Questo piccolo, a suo modo divertente libro, mi ha indotto a rileggere uno dei testi più impegnativi di Jorge Luis Borges, Storia dell’eternità (Adelphi). Nel capitolo conclusivo, intitolato Arte dell’insulto, vi sono alcune annotazioni che vale la pena trascrivere qui (a riprova che la pubblicazione di un nuovo libro tiene sveglia l’attenzione sull’argomento che tratta). A proposito delle offese e delle ingiurie, Borges riporta due esempi. Testuale: «Uno è la celebre parodia d’insulto improvvisata, a quanto si dice, dal dottor Johnson: “Sua moglie, signore, con la scusa di lavorare in un bordello, vende merci di contrabbando". L’altro è l’ingiuria più splendida che conosca; ingiuria tanto più singolare se consideriamo che rappresenta l’unico contatto del suo autore con la letteratura: "Gli dèi non hanno consentito che Santos Chocano disonorasse il patibolo morendo su di esso. Vive tuttora, dopo aver spazientito l’infamia"». Il grande scrittore argentino si dice affascinato dall’uso di quelle due spiazzanti espressioni: “disonorare il patibolo” e “spazientire l’infamia”. Sempre in quello stesso saggio viene ricordata la «virile risposta riportata da De Quincey allorché un gentiluomo, durante una discussione teologica o letteraria, ricevette in faccia un bicchiere di vino. L’aggredito non batté ciglio e disse all’offensore: “Questa, signore, è una digressione; aspetto la sua argomentazione"». Commento finale di Borges: «L’autore di questa replica, un certo dottor Henderson, morì a Oxford verso il 1787 senza lasciarci altro ricordo che queste giuste parole: sufficiente e bella immortalità».