la Repubblica, 11 gennaio 2025
Merlo sulle fiction che incensano il genio italico e sulla morte del suo cane
L’Italia dei superlativi e della retorica ha scoperto che per santificare i suoi morti non c’è meglio dello sceneggiato in due puntate chiamato, per fare tendenza, docufilm o biopic. Una pioggia di stereotipi e spesso di cattiva recitazione si è abbattuta su tutti, da De André a Califano, da Puccini a Marconi e ora di nuovo sul già malmenato Leopardi, al quale, a questo giro, hanno tolto anche la gobba. Nel film di Mel Brooks il chirurgo Frankenstein (junior) propone al gobbutissimo Igor (Aigor) di togliergli la gobba. E Igor: «quale gobba?».•(…) giovedì mattina è morto, a soli 5 anni, il mio Pancio (si chiamava così, con il maschile di Pancia perché quand’era piccolissimo era magro con la pancia). Emorragia cerebrale, dicono. Era un cane molto mite e molto intelligente, dicono. L’ho trovato alle 4 del mattino che combatteva contro il proprio cervello: un versamento, una rottura, un ingorgo di impulsi, un eccesso di sollecitazioni. È lungo l’elenco dei cani autentici ma non reali della letteratura, del cinema, dell’arte e della canzone. Il mio era quello di Sandro Penna: «Oh nella notte il cane / che ti abbaia da lontano. / Di giorno è solo il cane / che ti lecca la mano».