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 2025  gennaio 11 Sabato calendario

Intervista a Scott Schuman, fotografo di street style

Scott Schuman, alias The Sartorialist, uno dei più famosi fotografi di street style del mondo, ha un osservatorio unico sul mondo della moda. Da un lato si muove a stretto contatto con gli addetti ai lavori, dall’altro guarda «con l’interesse di uno stylist e di un designer» le persone “normali” che, scegliendo ogni giorno che cosa indossare, trasportano la moda nel mondo reale. «Viviamo un momento insolito nel fashion», spiega nel soggiorno della sua casa milanese piena di riviste e fotografie (la sua preferita è un ritratto di Armani in bianco e nero), a pochi giorni dall’inizio di Pitti Uomo e delle sfilate milanesi.«Dopo l’abbuffata di casual della post pandemia, sentiamo il desiderio di tornare a qualcosa di più sartoriale, ma pur sempre comodo, che però non ha ancora trovato una caratterizzazione forte».Se in passato, nella moda maschile, Giorgio Armani, Hedi Slimane, Thom Browne e Alessandro Michele hanno provocato rivoluzioni stilistiche, «oggi non c’è nessuno di dirompente, che riesca a influenzarci al punto di cambiare il modo in cui ci vestiamo. Forse perché nell’era dei social media, brand e designer vogliono solo esaudire il desiderio delle persone di identificarsi facilmente con un certo stile, di trovarlo subito accessibile. Alla moda manca ormai quella dimensione aspirazionale con cui la mia generazione è cresciuta. Io sono un ragazzo dell’Indiana, allevatoin mezzo al nulla. Interza media guardavo i servizi tv di moda girati in via Borgonuovo, nella sede di Armani, e non smettevo di sognare». Monotonia, vestiti-fotocopia, design senza idee. Se oggi l’industria è ferma, l’antidoto per Scott Schuman è da un ventennio scendere in strada e osservare le persone, in cerca di dettagli di stile che facciano la differenza.«Non durante la settimana della moda, troppo facile. I miei scatti migliori ritraggono uomini e donne, giovani e vecchi, che attirano la mia attenzione per un particolare: uno stivale verde militare sotto un completo formale, il modo di portare una borsa o un mix riuscito di stampe e texture».Accade anche a Milano dove il fotografo ha fissato da qualche anno la sua base. Il suo amore per la città non è un segreto: «C’è una tale attenzione all’estetica, al design e all’eleganza che ancora mi cattura. Se a New York non mi farei problemi a uscire in tuta, a Milano è impossibile. Se New York è cool, Milano ha stile. Il linguaggio della bellezza è diffuso e rispettato ovunque». Di sicuro, l’obiettivo di Schuman è in grado di farlo risaltare, come si nota negli scatti che pubblica sul suo profilo instagram da oltre un milione di followers.Foto bellissime che inevitabilmente, per la natura della piattaforma, si inabissano presto in un mare indistinto di immagini. Per questo Schuman ha appena lanciato con la fidanzata e socia, Anastasia Novaia, The SartoriaLIST, una nuova newsletter su Substack, la piattaforma preferita da molti ex blogger, giornalisti, stylist e critici di moda, «Sentivo il bisogno di rinnovare i miei media. Instagram è cronologica, velocissima. Non dà la possibilità di soffermarsi sulle immagini e magari abbinarle in modo diverso. Nella newsletter, oltre alle foto, ci sono testi, opinioni, consigli di shopping, viaggi, libri e un continuo scambio di punti di vista sulla moda maschile e femminile». L’esigenza è fissare il flusso delle visioni e delle parole per dargli la consistenza e il valore di un tempo più lento. Lo stesso che si ritrova nel nuovo volume che Schuman sta preparando per Taschen e che ha mostrato in anteprima a Repubblica (arriverà a settembre, per celebrare i 20 anni di The Sartorialist): è un omaggio a Milano, con introduzione di Giorgio Armani. Raccoglie molti scatti degli ultimi anni, rimescolati e abbinati secondo un elegante criterio cromatico: lampi di rosso, di giallo e di verde si alternano a immagini in bianco e nero. Ci sono persone di tutti i tipi, professionisti ma anche lavoratori, ragazzi e signore anziane, cortili segreti e incantevoli dettagli architettonici.Ci voleva un ragazzo dell’Indiana per svelare ai milanesi la bellezza segreta della loro città.