Libero, 9 gennaio 2025
Libero intervista il re dei maranza
«Quelli di Capodanno in Duomo? Sono dei cogl... L’Italia va rispettata e bisogna guadagnarsi il suo rispetto. Perché queste cose poi fanno male a noi: si concentrano sugli stranieri appena fanno un cazzata. Per questo, l’Italia mi piace ma non chi la comanda. C’è troppo razzismo...». Amin, il “Re dei maranza”, professione influencer con tanto di staff composto da cinque persone («do lavoro alla gente», spiega lui), 21enne nato a Gubbio da genitori marocchini, parla con Libero («posso usare un linguaggio forte?») per commentare le scorribande dei giovani immigrati l’ultima notte dell’anno a Milano.
«Io? Ero a guardar le stelle: è stato il mio miglior Capodanno... Poi il giorno dopo, insieme al mio amico Don Alì (altro influencer di origini marocchine, «genio del marketing» come si definisce lui), ho rivisto quei video e ho detto “no, non si fanno queste cose”». «Vaffa» all’Italia e alla Polizia, «Allah akbar» e bandiere nordafricane a due passi dal sagrato della cattedrale. Per non parlare della violenza sessuale di gruppo su cui indaga la Procura di Milano, ora a caccia di testimoni, sulla base della testimonianza di una studentessa di Liegi («ci tenevano ferme e ci toccavano anche sotto i vestiti», ha spiegato alla stampa belga). «In Marocco nessuno tocca le donne. Se lo fai non sei un uomo», puntualizza il “Re dei maranza”. In troppi, però, sono andati ben oltre le righe. Tanto che, proprio ieri, due immigrati irregolari tra i “lord” di piazza Duomo sono stati rispediti al proprio Paese con un volo speciale disposto dal Viminale. Che il modello di integrazione propinato per anni da Pd e compagni abbia fallito in lungo e in largo è oggettivo ma non per il maranza pensiero.
«L’integrazione non c’entra. Qui si vuole far passare gli italiani di seconda generazione per criminali, invece sono il futuro. Fanno paura perché sono molto uniti. Se voi non li aiutate con casa e lavoro cosa devono fare? Rubano e creano casini», dice Amin. Casini, o meglio guerriglie urbane, le qurantotto ore di cassonetti dati alle fiamme e sassate alle forze dell’ordine nell’inferno del Corvetto. «Senza quel casino non sarebbe passato il messaggio: Ramy è stato ucciso da due persone che non dovrebbero fare quel lavoro», sentenzia il “Re” a proposito dei Carabinieri che la notte dello scorso 24 novembre hanno inseguito per otto chilometri il 19enne egiziano e l’amico Fares. Ed è «normale» che le forze dell’ordine, gli sbirri come li chiamano loro, «siano odiate». Perché mai? «Non tutti i poliziotti si comportano come devono. Sono aggressivi e non hanno rispetto. Solo perché non siamo italiani di prima generazione. Però, dai, non sono tutti così. Gli agenti più giovani sono più bravi. Pensa che uno mi ha chiesto una foto insieme perché suo figlio mi conosceva», spiega Amin senza mezzi termini.
Ma, in tutto ciò, la politica? «Destra e sinistra sono uguali. Ci prendono tutti per il culo. Invece di capire i giovani figli di immigrati e sostenerli, mettono barriere. Se uno ruba non è che si alza al mattino e decide di farlo: va capito e non va discriminato. Com’è che in Marocco non succedono casini? Perché lo Stato funziona, non come qui», prosegue la dissertazione. La ricetta dei maranza è una sola: più ius soli per tutti. Cittadinanza in regalo a chiunque. «Perché bisogna aspettare i 18 anni? Tu nasci in Italia e devi essere fin da subito italiano. Alla fine, siamo tutti umani. Altrimenti l’integrazione non ci sarà mai...», arringa Amin. Chissà che la sinistra italiana non riparta da loro. Dal popolo dei maranza, che dopo le periferie è pronto a prendersi i cuori delle città.
Piccola postilla: sulla presentazione del libro Maranza di tutto il mondo unitevi organizzata a Monza dal centro sociale Boccaccio in un circolo frequentato anche dal Pd e scoperchiata da Libero, è intervenuta anche la Lega, per voce del capogruppo in Regione Lombardia, Alessandro Corbetta («la Lombardia e la Brianza sono terra di lavoro, sacrificio e opportunità e non possono essere macchiate da chi predica, questa volta attraverso un libro, la lotta di classe contro la legge: sè vero che nella prefazione si fa riferimento a “un appello dalle banlieue francesi alle periferie globali a una lotta di liberazione dei maranza, categoria che accomuna i giovani delle nuove classi pericolose”, l’evento andrebe vietato»).