la Repubblica, 9 gennaio 2025
Le donne medico sono più degli uomini
Roma – Non è più una sanità di uomini. Oggi in Italia la maggior parte dei camici bianchi vengono indossati dalle donne, anche se sono ancora troppo poche quelle che hanno ruoli di vertice nei reparti. Si era già iniziato a capire alcuni anni fa, guardando le iscrizioni alla facoltà di Medicina e poi alle scuole di specializzazione, che le cose sarebbero cambiate. Adesso il sorpasso è certificato e con il passare degli anni la prevalenza femminile sarà anche più accentuata. Il futuro del sistema sanitario pubblico sarà assicurato dalle donne, da sempre ampiamente prevalenti tra coloro che esercitano un’altra professione fondamentale, quella dell’infermiere.Nei dati del ministero alla Salute ci sono solo un gruppo di specialità che fanno eccezione. Si tratta di quasi tutte quelle chirurgiche (Ginecologia e Ostetricia a parte). A impugnare il bisturi, o amanovrare i robot operatori, sono ancora soprattutto uomini. I cardiochirurghi maschi, ad esempio, sono poco meno dell’80 per cento del totale, cioè 655. E la percentuale di medici uomini è ancora più alta se si osserva l’Ortopedia e Traumatologia, dove si sfiora l’82 per cento. La disciplina più diffusa di tutte, quella che insieme alla Medicina interna è presente praticamente in ogni ospedale italiano, cioè la Chirurgia generale, vede ancora impegnati molti più uomini che donne, cioè 4.542 contro 1.939. Il rapporto è di 70 a 30.Ben diversa la situazione in Terapia intensiva, dove le dottoresse sono 6.811, cioè il 58 per cento del totale, o appunto in Medicina interna, dove sono il 57 per cento (in assoluto 1.400). Poi ci sono casi limite, tipo la Neuropsichiatria infantile, che vede ben 1.219 donne su 1.478 (l’82 per cento). In assoluto, secondo i dati del ministero alla Salute, che riguardano il 2022 anche se sono appena stati pubblicati, le dottoresse sono circa 58 mila contro icirca 54 mila dottori.A fronte di dati che raccontano una rivoluzione professionale ormai avviata, ce ne sono altri che invece rivelano posizioni di potere difficili da scalzare. I primari, infatti, sono addirittura il 79 per cento del totale. Va un po’ meglio per le donne nelle cosiddette “strutture semplici”, che sono posizioni di responsabilità, magari legate a determinate attività, all’interno dei singoli reparti. Il 62 per cento sono a guida maschile.Bisogna specificare che le posizioni di vertice sono anche legate all’età e quella media dei dottori è ancora più alta di quella delle dottoresse. Significa che in prospettiva il numero delle donne in camice diventerà ancora superiore a quello degli uomini e di conseguenza aumenterà anche la percentuale di primariati a guida femminile.