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 2025  gennaio 09 Giovedì calendario

Se la fiction su Leopardi diventa una parodia involontaria

Ammetto, sono in difficoltà nel recensire la miniserie in due puntate Leopardi-Il poeta dell’infinito, diretta da Sergio Rubini, scritta da Carla Cavalluzzi, Angelo Pasquini, e Rubini stesso, coprodotta da Rai Fiction e da altri, tra cui Beppe Caschetto (Rai1).Che cos’è, il classico «Leopardi for dummies», un bignamino liberamente ispirato alla vita del poeta? Che cos’è, una parodia involontaria, cioè una parodia che non ha il coraggio di essere tale? Che cos’è, David Copperfield in versione recanatese, con Pietro Giordani agghindato come Zucchero Fornaciari?
Non ho capito perché quel personaggio si chiamasse Giacomo Leopardi: è vero che c’erano tutti i luoghi comuni sul poeta, dalla severità del conte Monaldo al pessimismo cosmico, dalla solitudine alla precaria salute fisica (ci è stata risparmiata solo la gobba), ma mancava tutto il resto: la recitazione, la tensione narrativa, l’interpretazione intesa come la capacità di andare al cuore degli argomenti trattati e di non accontentarsi della superficie.
È come se Leopardi venisse descritto non come il sublime cantore di Silvia ma come un intellettuale cui viene chiesto un parere un po’ risentito sulle ragazze di Recanati: questo il paradosso di questa fiction. A tratti ho temuto il peggio, ho temuto che il tutto degenerasse nei monologhi alla Enrico Brignano: «Scusa, Giacomo, qual è il problema? Tu dici che ti stai angosciando, e ci stai angosciando, perché seduto su ’sta panchina, a Recanati, non riesci a vedere cosa c’è dall’altra parte del colle? Alza il cu..., sali sul colle e vai a vedere, no?».
Nelle intenzioni, Rubini (ma perché gli attori italiani sognano tutti di fare il regista?) voleva offrirci un Leopardi pop: «Al posto di una figura grigia, rischiosamente polverosa e respingente, preferiamo tratteggiarne un’altra più brillante, variopinta, trasgressiva e soprattutto piena di fascino».
Operazione rischiosissima perché se non hai un’idea di fondo eccezionale, se non hai interpreti all’altezza di questa idea, si rischia la caricatura, come il rapporto con l’ammaliante aristocratica Fanny Targioni Tozzetti, che qui diventa la sua ragione di vita. Sappiatelo.