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 2025  gennaio 09 Giovedì calendario

Lettera a Clotilde Marghieri di Giovanni Sartori

21 luglio 1952, lettera a Clotilde Marghieri

Perdoni ora se parlo e discorro un momento con lei del «mio» stile. Le confesso che io non ne sono troppo convinto, e mi interessa (lo dico senza falsi pudori) assai assai poter sentire il polso dei – diciamo così – destinatari.
Non ne sono convinto per due ragioni: e per ragioni di talento (sinceramente, non credo di essere capace di «dispiegamento») e per coinvolte ragioni di proposito e di indole metodica. Ho in odio la preoccupazione stilistica, poiché ho in odio la retorica italiana, le combinazioni eufoniche senza senso, le parole rombanti ma ambigue ed equivoche, l’«ars combinatoria» non del pensiero ma dei suoni, delle cadenze, del ritmo.
Mi sono fissato in testa due propositi: di essere il più chiaro possibile (compatibilmente alla precisione terminologica ed alle nuances dei concetti) – e di essere (lo dice lei per me) «efficace», perché si scrive per chi legge, e per persuadere chi legge (dacché è più facile – al contrario del noto motto – che «scripta volant» e che soltanto «verba manent»).
Con queste fissazioni, s’intende che alla resa dei conti non sono né sicuro né compiaciuto del mio stile...
Per essere chiaro tiro al pedantesco-noioso; per essere efficace allo stringato. Morale, scrivo e riscrivo in grandi ambasce, distendendo ciò che mi sembra troppo rappreso e comprimendo ciò che mi sembra troppo pedissequamente diluito. In conclusione, un eterno tira e molla che mi lascia sudato e perplesso.
Credo di averle spiegato, sommariamente, perché terrei molto a che lei mi seguisse, mi consigliasse e mi desse una mano. E capirà anche perché la ringrazio di tutto cuore di quanto mi ha già scritto in proposito.
Sono ancora a Firenze, e ci starò sino ai primi di agosto: sto lavorando appunto per il n° 2 [della rivista Studi Politici, ndr] e mi sto arrovellando (come si diceva) sulla stesura stilistica. A Orwell non ci siamo ancora, cascherà al numero 3, perché da quello spunto-madre la questione si è ingigantita, e da una recensione stanno scappando fuori tre saggi... Il nuovo pezzo, pre-Orwell, si titola Natura umana, verità, propaganda: un malloppo spaventevole.
L’amico di cui mi chiede ha trovato giovamento da una nuova medicina, ma il destino suo (temo, o almeno lo dice la scienza) è segnato... Ma lui è sereno, e arreca conforto anche agli altri.
Un ultimo messaggio: in tutto mi prenderò 20 giorni di ferie (il 25 agosto al più tardi devo essere qui, per S. P. di settembre) – anche se non vengo a trovarla vorrà concedermi che non scialo il mio tempo altrove?
Molto caramente, e con molti ossequi, suo aff.mo Vanni