Corriere della Sera, 9 gennaio 2025
Cazzullo ricorda Le Pen
Caro Aldo,
Le Pen ci ha lasciato. Quando uno muore è giusto che si riconosca anche chi è stato per davvero, lei lo ha mai incontrato?
Marco Salerno
Caro Marco,
incontrai Jean-Marie Le Pen per la prima volta la sera del 20 settembre 1992. La Stampa mi aveva mandato a casa sua, in una bellissima villa nel parco di Saint-Cloud, nella periferia ricca di Parigi, regalo di un suo estimatore, per raccontare il referendum su Maastricht: sì o no all’euro. Vinse il sì per il 51 per cento, quindi perse lui, tuttavia appariva soddisfatto. Per quanto trovassi detestabili le sue idee, era un uomo molto simpatico, gioviale, felice di parlare con i giornalisti, anche stranieri. Tornai da Le Pen la sera del referendum sulla Costituzione europea, il 29 maggio 2005. Quella volta aveva vinto il no, e quindi pure lui. Gli chiesi se non ritenesse che l’Europa disunita avrebbe contato molto poco nel mondo. Rispose: «Lei è italiano, vero? Si ricorda cosa dice Orson Welles nel film Il terzo uomo?», e lì citò la celebre frase sugli italiani che tra guerre e carneficine produssero Michelangelo, Leonardo e il Rinascimento, mentre gli svizzeri in cinquecento anni di amore fraterno hanno dato all’umanità solo l’orologio a cucù. Poi proseguì: «Vale per tutti noi europei. L’Europa è stata grande quando le varie potenze si combattevano tra loro. Adesso che andiamo tutti d’accordo non contiamo più niente». Naturalmente era una sciocchezza. Però questa cosa di non contare più niente è stata – insieme ovviamente all’immigrazione – la grande molla del suo successo tra i francesi.
Jean-Marie Le Pen non era un fascista. A sedici anni tentò di arruolarsi tra i maquisards, i partigiani, che lo rimandarono a casa dalla mamma (almeno così amava raccontare). Le Pen è figlio dell’Algeria francese. Di quella destra che si sentì tradita da De Gaulle. Ce l’aveva a morte pure con Gianfranco Fini, sosteneva di averlo aiutato a vincere il congresso dell’Msi contro Rauti, per poi esserne abbandonato. Gli piaceva molto invece Alessandra Mussolini, non solo politicamente.
La figlia Marine aveva rotto con lui: «Che rapporti ho con mio padre? Zero. E zero resterà. Ogni volta che ha potuto danneggiarmi, l’ha fatto. Quanti neonazisti ci saranno in Francia? Trenta? Li tira fuori in ogni momento...». La Francia di Jean-Marie Le Pen oggi non esiste più. L’uomo era sopravvissuto a se stesso. Non è detto però che la Francia di Marine sarebbe migliore.