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 2025  gennaio 09 Giovedì calendario

Stroppa, l’uomo di Musk in Italia

L’uomo di Musk in Italia, il suo lobbista e discepolo («Elon, del resto, si avvicina alla figura di Cristo»), il suo ambasciatore privato e sensale politico («Sì, certo che mi messaggio con Giorgia»), ma forse sarebbe meglio dire il suo agente senza copertura, del tutto sovraesposto e intervistato e blandito, inseguito (anche dalla Procura di Roma) e in qualche modo temuto, è un tipino di trent’anni con i riccioli neri e l’aria simpatica e sfrontata di chi, forse non casualmente, è nato a Roma, periferia Est, in località Marranella, luogo mitologico, metaforico, cinematografico: è proprio lì, dove c’è «Er burone daaa Maranellaaa!», dove Alberto Sordi recita una memorabile scena nel film Un americano a Roma , che Andrea Stroppa viene alla luce senza però sapere di essere destinato a Marte.
In queste ore bisogna leggerselo su X. Fa il trombettiere del padrone, fa il suo lavoro: e rilancia e interviene, con sicurezza ai limiti dell’arroganza, sul tema, delicatissimo, di Starlink, sull’accordo da 1,5 miliardi di cui ha parlato Bloomberg, che Palazzo Chigi smentisce di aver firmato, ma che comunque piace da pazzi a Matteo Salvini (il leader della Lega, dialogando con Musk, è intervenuto sulla piattaforma social in perfetto inglese: lo scrive bene, anche se lo parla – diciamo così – come l’Alberto Sordi di cui prima).
Stroppa, invece, è un talento in purezza. Capace di essere freddo e cinico, furbissimo e spregiudicato (l’altro giorno, mentre la nostra premier era in volo verso la Florida, ha pubblicato una foto in cui Meloni, Trump e il suo capo sono vestiti da antichi romani). In più, Stroppa è pure in quella zona della vita dove senti che tutto può andarti solo per il verso giusto. Del resto ha già un curriculum abbastanza spaventoso: autodidatta («Sono un nerd lievemente autistico», ha detto al Foglio), senza laurea, con un diploma da perito tecnico, trascorre l’adolescenza spassandosela a fare l’hacker, arruolato – sembra – persino da Anonymous. Una decina di anni fa, Marco Carrai, imprenditore fiorentino specializzato nel ramo cybersicurezza, lo nota e lo segnala al suo amico Matteo Renzi. Per il quale, Stroppa produce una sofisticata inchiesta sulla disinformazione che inchioda una rete di profili legati ai 5 Stelle e alla Lega. Per qualche tempo, campa così: ricerche, dossier (dimostra pure come l’Isis utilizzava Instagram per fare propaganda), un suo studio viene pubblicato anche dal New York Times. Gira indossando sempre la felpa Adidas, va in pizzeria, si siede davanti al computer e si diverte. Finché – racconta – un giorno gli squilla il telefono. Numero sconosciuto.
A noi chiamano quelli delle compagnie telefoniche, dei depuratori d’acqua, le agenzie immobiliari. E non rispondiamo più. Lui, invece, dice: «Sì, chi è?». E dall’altra parte: «Ciao, sono Elon!».
La narrazione, a questo punto, acquista un tono leggendario. Pare che Musk, in procinto di acquistare Twitter, gli chieda subito di smantellare una rete pedopornografica che si annidava tra un cinguettio e l’altro. Stroppa accetta e vola negli Stati Uniti. E cosa incontra? La luce. Cioè, il boss in persona (qualcuno spiffera che Elon l’abbia ricevuto mentre si sparava un bel cannone di hashish, ma dev’essere una bufala). Stroppa, comunque, riferisce di aver visto razzi sparati in cielo e tecnologie fantascientifiche. E poi descrive gli ingegneri e gli architetti, i saldatori e gli elettricisti che lavorano in Texas a SpaceX come una comunità di missionari specializzati nella costruzione del bene assoluto. Il sogno di Musk. Far diventare la nostra specie «multiplanetaria». Spedendo uomini e donne nel cosmo a riprodursi (senza forza di gravità, la faccenda rischia d’essere un filo complicata: ma ci starebbero lavorando).
Nell’attesa che il miracolo si compia, Stroppa ha il compito di far capire, qui in Italia, che l’industria aerospaziale è il futuro e anche il presente. Spiega che la connessione satellitare presto sarà veloce come la fibra ottica. Poi, vabbé: lui, che pure possiede una super Tesla, gira in Smart. Più pratica per muoversi e incontrare gente. Tanta. E diversa. I clochard, quando va a fare volontariato. E poi manager, finanzieri, i ranghi più alti delle istituzioni. Accompagna Musk dalla Meloni, glielo presenta, e poi lo convince persino a salire sul palco di Atreju (fu la star dell’edizione 2023).
Sempre spavaldo e sicuro, Stroppa adesso attacca, duramente, anche la stampa italiana. «Hai letto questa mattina i giornali, no? L’ordine è: “Musk cattivo, Meloni venduta”». Poi un certo @FabChimpex, gli scrive su X: «Ma questo fatto che i giornali, Dagospia avanti a tutti, gli danno sistematicamente del tossico alla ketamina, Elon lo sa?». E Stroppa: «Roberto D’Agostino è un ragazzo del quartiere San Lorenzo mai cresciuto. Gli si vuole bene per quello». Risposta di Dago: «Sempre mejo essere un ragazzo di San Lorenzo, che essere indagato, come lui, per concorso in corruzione sul caso Sogei».
Cominciano a volare strani razzi.

Qualcuno suggerisca al signor Stroppa di tenere la testa bassa.