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 2024  dicembre 02 Lunedì calendario

Biografia di Pier Ferdinando Casini

Pier Ferdinando Casini, nato a Bologna il 3 dicembre 1955 (69 anni). Uomo politico. In Parlamento da quando aveva 27 anni, consigliere comunale nella sua città a 24. Senatore della Repubblica (dal 2013). Già presidente della Camera dei Deputati (dal 2001 al 2006). Eletto alla Camera nel 1983, 1987, 1992 (Dc), 1994, 1996 (Ccd), 2001 (Biancofiore), 2006, 2008 (Udc); al Senato nel 2013 (Con Monti per l’Italia), 2018 (Civica Popolare) • Alle ultime elezioni politiche anticipate del 2022 viene ricandidato al Senato nel collegio uninominale Emilia-Romagna - 03 (Bologna) nella lista del Partito Democratico. Viene eletto con il 40,07 per cento, 8 punti in più dell’avversario del centrodestra Vittorio Sgarbi (32,32%) • «Pier Ferdy» o «Pier Furby» • «Il democristiano più affascinante della storia» (Simona Bertuzzi, Libero, 30/1/2019) • È in politica praticamente da sempre. Undici legislature, trentanove anni senza interruzioni. Quando entrò per la prima volta alla Camera, giugno 1983, c’era ancora Sandro Pertini al Quirinale, i Righeira cantavano Vamos a la Playa e Luigi Di Maio non era nato. • «C’è il Casini “pizzaiolo”, con tanto di pala. E c’è il Casini istituzionale a fianco di papa Francesco. C’è l’“ultras”” del Bologna e la foto per ricordare Berlusconi e i tempi d’oro. Il senatore Pier Ferdinando Casini, 68 anni, di cui quasi 41 passati in Parlamento, da un po’ di tempo investe il suo tempo su Instagram. Senatore, non è mai troppo tardi... “È vero. I miei ragazzi mi hanno pungolato e io ho raccolto la sfida. Facebook e X li gestiscono dal mio staff. Ma su Instagram faccio tutto io... e si vede (ride, ndr)”. C’è una «vittima designata» che preferisce? “Mia madre Mirella: ha 95 anni. Si diverte molto a leggere i commenti e le reazioni quando posto foto assieme a lei”» (Bozza, CdS, dicembre 2023).
Titoli di testa «Sono cresciuto con Forlani. Potrei parlare per ore senza dire niente».
Vita «Mio padre, Tommaso, professore di latino e greco, era un notabile del partito che aveva conosciuto De Gasperi. Era di una cultura enciclopedica e aveva un rigore morale che non gli faceva accettare i compromessi, mentre io ormai so che certe miserie della politica fanno parte delle regole del gioco» • Sua madre Mirella fa la bibliotecaria. Ha due sorelle e un fratello più piccolo • Liceo classico al Galvani, all’università (Giurisprudenza) entrò nel Direttivo nazionale giovani Dc • «Maestri democristiani. Il primo è il professor Gian Guido Sacchi Morsiani. Uno dei bon vivant più potenti di Bologna, presidente della Cassa di Risparmio. È stato il relatore di Casini. Dopo la laurea il primo lavoro, dirigente delle Officine reggiane, carrozzone Efim. In città malignano che non vi abbia mai messo piede perché fin da bambino la vera passione è la politica» (Marco Damilano) • A 24 anni è un giovanissimo consigliere comunale a Bologna: c’era Zangheri sindaco • Sono le politiche del 1983. Pierferdinando prende 34 mila preferenze e si ritrova a Montecitorio: «“Prima di entrare mi chiusi in una cabina telefonica, chiamai mio padre e scoppiai in un pianto liberatorio. Pregai la Madonna di San Luca… […] La leggenda vuole che […] tra i suoi primi sponsor elettorali ci fosse Dario Franceschini. “È vero. Allora era il delegato del movimento giovanile di Ferrara. Ci incontravamo in gran segreto al casello dell’autostrada per prendere accordi”» (a Vittorio Zincone, Sette, 9/2013) • «Che ricordo ha del suo arrivo in Parlamento? “C’erano ancora dei monumenti. Avevo una grande ammirazione per Saragat. Lo vidi il giorno che si votava per il presidente della Repubblica, nel 1985 […] Strinsi un legame personale, fuori dalla cerchia Dc, con il missino Giorgio Almirante e il comunista Alessandro Natta. Ascoltarli era per me come stare a scuola”» (Concetto Vecchio, il venerdì, 2019) • Il suo mentore è il capo doroteo Toni Bisaglia, che dice: «Ho due discepoli, uno, Casini, è bello, l’altro, Follini, è intelligente» • «La bellezza l’ha aiutata? “Non so rispondere”. Forse non vuole. “No, non so cosa dire. Quello che mi ha aiutato nella politica è una cosa ereditata da mia mamma Mirella, la spontaneità, la capacità di parlare con le persone, il carattere aperto mai ombroso”» (Simona Bertuzzi, Libero 2019) • Il dc Lorenzo Cappelli: «“Sa chi raccoglieva voti per me a Bologna? Pier Ferdinando Casini”. Ne ha fatta di strada, il ragazzo. “Sì, ma se non ci fossi stato io a farlo entrare nel giro di Forlani dopo la morte del suo padrino Bisaglia... Organizzai apposta un convegno a Imola per presentarlo”» (Stefano Lorenzetto, Il Giornale 23/09/2007) • Forlani: «Era della stessa nidiata che comprendeva Castagnetti, Tabacci, Follini. […] anche da giovane era piuttosto adulto […] Quando fui condannato perché ero segretario della Democrazia cristiana la sua è stata una delle poche voci che si sono levate a denunciare viltà e opportunismi vari» • Poi, dopo Mani Pulite, mentre il partito è travolto dagli scandali e spaccato al suo interno perché non sa se andare a destra o a sinistra, lui se ne va con il Cavaliere • Con Mastella decidono di incontrarlo: «Era l’unico che rideva a tutte le barzellette di Berlusconi» (C. Mastella, Non sarò Clemente, Rizzoli 2009) • Nel 1996 è all’opposizione: si allea con Buttiglione, Mastella invece li abbandona e va con il centrosinistra • Nel 2001 è eletto presidente della Camera: nel discorso inaugurale condanna il «male oscuro del trasformismo» • «Il resto del discorso è stato un esempio mirabile di cerchiobottismo, con un grazie a Berlusconi e uno a Scalfaro, un pensiero al “federalismo delle regioni” e uno alla “valorizzazione delle municipalità”, un saluto riconoscente ai magistrati e uno agli avvocati, un invito al Nord e un pensiero al Sud» (Sebastiano Messina, la Repubblica, 1/6/2001) • «Quando lasciai la presidenza della Camera dei deputati (era il 2006) non mi vergogno a dire che sentivo di perdere il potere. Il primo giorno fu una delizia perché Bertinotti mi fece uno splendido elogio in Parlamento ed ebbi l’onore delle armi. Ma la mattina successiva mi svegliai nel mio letto e dissi “ora che faccio?» • Molti lo considerano papabile per la successione a Berlusconi, ma durante il secondo governo Prodi Casini rompe con Berlusconi, alle elezioni del 2008 l’Udc va da sola e riesce a prendere ancora più di due milioni di voti • Nel giugno 2008 confida all’ex Udc Giuseppe Galati: «Non so che cavolo fare. Non mi si fila nessuno né a destra, né a sinistra» • Tra il 2008 e il 2011, Berlusconi è di nuovo al governo. Casini, con il suo partito, oscilla continuamente tra il riavvicinamento e l’allontanamento definitivo • Quando arriva Monti, Casini è il più entusiasta dei suoi sostenitori: «C’è un Casini prima di Monti e c’è un Casini dopo Monti. Fino a ottobre del 2011 era il capo di un residuale partito di opposizione, l’Udc, una piccola satrapia personale composta da una ventina di parlamentari […] Poi è arrivato Monti. In un solo mese è cambiato tutto, repentina inversione prospettica; da un giorno all’altro. A dicembre, quello stesso rentier democristiano precipitato da tempo nel sottoscala del Palazzo diventa “un pilastro – dice - della maggioranza di governo” […] Casini oggi è il distributore di palloni, la cinghia di trasmissione tra il nuovo presidente tecnico del Consiglio Monti, che non gli lesina carinerie e gratitudine» (Salvatore Merlo, il Foglio, 31/3/2012) • Nel 2013 viene rieletto proprio con Monti, ma ci litiga poco dopo • Matteo Renzi: «Non sapevo che a Monti piacesse la fantascienza. Perché pensare di innovare la politica con Casini e Fini è come circumnavigare Capo Horn con il pedalò» (a Goffredo De Marchis, Rep, 8/1/2013) • Monti: «È un contrasto non da poco, c’è tutta la differenza tra una politica dei contenuti, l’unica che interessa a noi, e una politica tipo Gps, cioè dei posizionamenti […] Se i professionisti sono gli specialisti di slalom, allora mi considero un dilettante» (a Aldo Cazzullo, CdS, 19/10/2013) • Nel 2016 lascia l’Udc, si allea con Alfano, la Lorenzin, Dellai, De Mita e quel che resta dell’Italia dei valori • Nello stesso anno è per il sì al referendum di Renzi • Nel 2017 diventa presidente della commissione di inchiesta sulle banche • Crea Civica Popolare e si allea con il Pd. Nel 2018 Renzi lo candida per il collegio uninominale di Bologna: fanno scalpore le sue foto nelle sezioni del partito, sotto i ritratti di Togliatti, di Gramsci, di Di Vittorio • Renzi: «Siamo riusciti a far diventare quasi comunista anche Casini» (Filippo Merli, Formiche, 7/3/2018) • «Perché non ha mai fatto il ministro? “Mi sento uomo delle istituzioni. Nel ’94 Berlusconi mi voleva al governo a tutti i costi, ma io avevo appena fondato il Ccd e così indicai Mastella, D’Onofrio e Fumagalli”» (Vecchio) • Nella tornata del 2022 è stato candidato al Colle più alto, poi ha rinunciato per lasciare il campo a Sergio Mattarella. «Pier Ferdinando Casini non è riuscito nell’impresa. Ma sa incassare [...] “Ho visto sette Presidenti della Repubblica. Cossiga, Scalfaro, Ciampi, Napolitano uno e due, Mattarella uno e due. Era ipotizzabile che i candidati non venissero dalla politica, a quei tempi? […] “Quando ho visto che la ridda di ambizioni personali di chi dovrebbe solo servire il Paese è diventata prevalente, ho fatto un passo indietro e ho detto: viva Mattarella”» (Ciriaco, Rep, gennaio 2022) • Nel 2023 ha scritto un libro: C ’era una volta la politica. Parla l’ultimo democristiano (Piemme). E da buon «ultimo democristiano» (ma lui sa benissimo che non è vero) è piaciuto a molti e ha imbestialito i pochi che cercavano pettegolezzi salaci, segreti scottanti, perfidie varie. Ecco come lo descriveva Fabrizio Roncone pochi mesi prima dell’uscita delle sue memorie: «Pier Ferdinando Casini. Esemplare magnifico. Figlio del segretario bolognese dello scudocrociato, cresciuto nella grande Sagrestia nazionale, lanciato alla Camera a soli 27 anni: poi una vita trascorsa un po’ nel centrosinistra, un po’ nel centrodestra. Talento, più astuzia: seduttore politico seriale – il Cavaliere tuonò: “Casini Presidente? Mai! È uno che tradisce” – in realtà fedele solo al proprio passato, al punto di abitare in piazza del Gesù, di fronte al vecchio palazzo rococò che fu la sede storica della Dc» • A chi lo dava per finito («Guarda Pier Ferdinando: lui, sì, che ha un grande futuro dietro le spalle» scriveva Salvatore Merlo sul Foglio 12/10/2013) ha risposto diventando negli ultimi anni un Grande Saggio del Parlamento, a cui si chiede una lettura autentica della politica. Un esempio, su La Stampa dell’incandescente estate 2022: «”Non dico che chi ha fatto cadere il governo Draghi si è mosso su sollecitazione di Mosca ma, di certo, il risultato ottenuto è stato accolto con soddisfazione dai russi [...] E aggiungo che, purtroppo, in tanti non capiscono come, in questo tipo di rapporti, l’elemento di cautela sia fondamentale, altrimenti si rischia di cadere nelle trame di chi cerca di destabilizzare il nostro Paese. […]”. È un consiglio anche per Berlusconi? Lui ha smentito di aver parlato con l’ambasciatore russo. “Prendo atto della smentita, che ritengo quanto mai opportuna. Berlusconi ha preso un grande abbaglio su Putin, come ha ammesso lui stesso pubblicamente. La sua idea di associare Putin alle scelte dell’Occidente, e penso a Pratica di Mare, fu giusta, ma si è scontrata con i fatti. Poi ricordo che sia lui che Salvini sono andati in visita in Crimea dopo il 2014, dando così legittimità all’occupazione russa, condannata da tutti i Paesi occidentali”» • «L’amarezza di Mario Draghi la racconta lui, il parlamentare di lungo corso Pier Ferdinando Casini. Se c’è un aneddoto, un risvolto ancora oscuro di eventi politici non perfettamente chiari negli ultimi quarant’anni, rivolgersi al più longevo dei parlamentari […] E quindi, Draghi si prepara a lasciare Palazzo Chigi, però pochi lo immaginano. Si gioca in quelle ore di mercoledì 20 luglio il tutto per tutto del governo di solidarietà nazionale. [...] Infine lo sfogo: “Pier Ferdinando facciano quello che ritengono. L’importante è che ci sia chiarezza. Io ho fatto tutto quello che dovevo fare”. Ma c’è un giudizio che a Casini preme sfatare, che cioè la causa della vittoria della destra che ha portato alla premiership di Giorgia Meloni, sia sulle spalle del Pd e del suo segretario Enrico Letta. Non è così. Il Pd e Letta “hanno combattuto in solitudine una competizione impossibile”» (Casadio, Rep, gennaio 2023) • «Tra Stefano Bonaccini e Elly Schlein chi sceglie Casini? Bonaccini rappresenta “il meglio del riformismo emiliano, e non è cosa da banalizzare. Elly è nuova, potrebbe infondere entusiasmo, ma dovrebbe scongiurare la deriva radicale per non allontanare i moderati”» (Ibid) • Anche la mancata elezione al colle più alto, sfiorata, sfioratissima, un anno fa, quando fu davvero lì lì per essere eletto al Quirinale, la prende con quella nonchalance che tutti gli hanno sempre invidiato. «Ma cosa vuole, la categoria degli aspiranti presidenti della Repubblica è vastissima”» (Masneri, Il Foglio 2023, cit).
Critica «I voti glieli hanno sempre portati gli altri e il granaio era nella Sicilia di Cuffaro […] è un credente sodo, di quelli che come diceva Montanelli parlano col prete più spesso che con Dio, ma nel suo cinismo penso ritenga perdente, dunque assurdo, ogni capriccio etico, ogni torsione non utilitaristica del discorso della Montagna» (Giuliano Ferrara, Il Foglio, 1/2/2010) • «È anche colpa sua se non sono riuscito a fare la rivoluzione liberale» (Silvio Berlusconi) • «Scalfaro e Berlusconi si detestano, ma Pier li ama tutti e due. Quando può, abbraccia Prodi, fa l’amicone di D’Alema e il compare di Gianfranco Fini. Avendo avuto per alleati Calogero Mannino, Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri, diventa intransigente coi Cinque stelle, che per lui non hanno il senso delle istituzioni». (Pino Corrias, Il Fatto Quotidiano, 31/5/2020) • «“Il Porcellum fu tenuto a battesimo da Roberto Calderoli, ma i veri genitori furono i quattro evangelisti della maggioranza di allora. Silvio Berlusconi e Pier Ferdinando Casini più di tutti”. Follini fornisce una diversa ricostruzione degli eventi che nel 2005 portarono alla nuova legge elettorale. Una legge che, a suo dire, “consegnò i pieni poteri ai leader dei partiti. Ridusse i parlamentari a figli di n.n. costretti all’obbedienza. E mise molta benzina nel serbatoio del populismo”» (Marco Follini a Verderami, CdS aprile 2024) • «Quello di Casini è solo un eterno galleggiare inerte, dai fasti con Silvio Berlusconi, di cui è stato il Delfino […], alla sussistenza con Mario Monti, fino a oggi, a queste ore, lanciato com’è, Tarzan fuori moda, da una liana politica all’altra, sempre pronto ad abbandonare l’ultimo dei suoi sfortunati Forlani, che fu il suo maestro, per aggrapparsi a un nuovo padrinato da spolpare» (Salvatore Merlo, il Foglio, 12/10/2013) • «Con Mani Pulite venne scoperchiato il sistema. “Io c’ero in Aula quando Bettino Craxi fece il famoso discorso sulla chiamata in correità. Ci fu la reticenza della politica, nessuno affrontò il problema alla luce del sole perché, diciamo la verità, tutti pensavano che l’onda si sarebbe arrestata al vicino di casa» (Schianchi, Sta. 9 maggio 2024).
Gay «Il matrimonio tra gay è un’idea profondamente incivile, una violenza della natura sulla natura» (20/7/2012) • «Mi preoccuperei se Nichi Vendola volesse rapporti più stretti con me» (28/8/2012) • Dieci anni dopo è tutto cambiato: è in prima fila al matrimonio tra Roberto Matano e Riccardo Mannino» (Mess, giugno 2022).
Amori Roberta Lubich (dal 1982 al 1998), figlia del cardiologo Turno Lubich, ex moglie dell’industriale del caffè Francesco Segafredo; Azzurra Caltagirone (dal 2007 al 2016), figlia dell’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone • Nel 2017 fotografato sullo yacht del petroliere Ugo Brachetti Peretti in compagnia di una bruna colombiana • «A otto anni guardavo in tv Berlinguer e Fanfani, a dodici ero già moderato e facevo comizi contro i sessantottini. Amori? Tanti. Diciamo che non stavo con le mani in mano» (F.M. Battaglia. A. Giuffrè, A sua insaputa. Autobiografia non autorizzata della Seconda Repubblica, Castelvecchi 2013) • «Pier Ferdinando, staccato, mi riceve nel sontuoso studio a palazzo Giustiniani, il Dakota building del Senato (ci stanno Renzi, Segre, Rubbia, e sopra l’appartamento presidenziale). È l’ex ufficio di Andreotti, il posto perfetto per fare una seduta spiritica su cos’era la Dc. […] Pier Ferdinando, staccato, ha pure una nuova fidanzata. “Sì, pensi, di Bologna, la conosco da quando aveva dieci anni. Figlia di un segretario provinciale della Dc”. Bologna è un grande ritorno a casa, lì si è candidato e ha vinto trionfalmente nel 2022. […] C’era una bella imitazione di un giovane Neri Marcoré che faceva così: con accento bolognese da Gigi e Andrea, “Ciao, sei una casalinga annoiata? Una manager insoddisfatta da questa maggioranza minidotata? Ti piacciono le convergenze ma hai paura di confessarlo a tuo marito? Contattami. La politica è una cosa sporca, facciamola insieme» (Masneri, Foglio, gennaio 2023) • «Pierfurby si piace e sembra che chieda agli altri di amarlo. Mi tiene d’occhio sempre. Prima di conoscere Azzurra Caltagirone andava al ristorante da Nino a via Borgognona. Entrava e diceva ai camerieri: “Ci sono belle figliole?”. E acchiappava sempre. Un vero acchiappone. Lì lo fotografai con Clarissa Burt e con altre ragazze. (il fotografo Umberto Pizzi).
Figli Maria Carolina e Benedetta (dal primo matrimonio con Roberta Lubich); Caterina e Francesco (dal secondo matrimonio con Azzurra Caltagirone) • Dice che oggigiorno «quello che si è perso con l’instabilità dei rapporti di coppia si è recuperato con una maggior attenzione ai figli. Tutte le persone che divorziano hanno insito un senso di colpa, non soltanto i cattolici. Questo induce ad essere genitori più presenti» (Bertuzzi, cit).
Vizi Fuma il sigaro (due o tre al giorno). Ha detto di aver fumato qualche spinello quando era adolescente, «due al massimo».
Curiosità Alto 1 metro e 83 • Tifa Bologna. Nel dicembre 2022, alla domanda su chi era per lui Siniša Mihajlović, risponde: «Un grande uomo. Io, che come tutti i tifosi del Bologna, ho seguito passo passo le sue vicende, quelle sportive e quelle della malattia, non ho dubbi». • Nell’estate 2007 stabilì un «record di dimagrimento»: «Dieci chili in 15 giorni: Wanna Marchi si sta ancora chiedendo come diavolo abbia fatto» (Sebastiano Messina) • «Vado a messa la domenica e non faccio la comunione perché sono un divorziato. Ma non mi sento ai margini per questo».
Titoli di coda «La Camera è il mio primo amore».