5 dicembre 2024
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Biografia di Irene Grandi
Irene Grandi, nata a Firenze il 6 dicembre 1969 (55 anni). Cantante • «La toscanaccia» • «L’ex ragazza del rock made in Italy» • «Nel 1994 si abbatté come un ciclone sulla musica italiana. La ragazza rock con gli anfibi scalò le classifiche e fu portavoce di una generazione di ribelli» (Giulia Santerini, Rep 11/6/2024) • Debuttò grazie ai brani Fuori (scritto da lei assieme a Telonio, suo storico collaboratore) e T.v.b (scritto per lei da Jovanotti). Grandissimo successo con l’album In vacanza da una vita (1995, lanciato dal fortunato singolo Bum bum), che arrivò a vendere mezzo milione di copie. Famosa anche per: Prima di partire per un lungo viaggio (2003), Bruci la città (2007) e La cometa di Halley (2010). Trent’anni di carriera. Negli anni Novanta era arrivata a essere considerata l’erede femminile di Vasco Rossi. È passata dal rock al blues, dal rap al pop, dal soul al jazz. Dieci album in studio, quattro live, cinque raccolte. Già presentatrice al Festivalbar (Italia 1, 2004). Cinque volte in gara al Festival di Sanremo (1994, 2000, 2010, 2015, 2020) • Ha collaborato, oltre che con Vasco e Jovanotti, anche con Pino Daniele, Eros Ramazzotti e Stefano Bollani. «Ognuno di loro ha saputo leggermi molto bene, valorizzando un diverso lato di me» • Ha provato tutte le droghe, tranne quelle pesanti • «Ogni volta che ho voluto qualcuno me lo sono preso, pagando le conseguenze dei miei gusti. Mi è sempre piaciuto fare sesso, anche senza amore» • Vive da sola in una cascina sulle colline attorno a Firenze, dove coltiva lavanda e pratica yoga • Dice di non conoscere freni, pudori né ipocrisie. Ogni tanto pensa che se fosse vissuta secoli fa sarebbe stata bruciata come strega. «Quando mi arrabbio faccio paura. Urlo, divento un’altra. Non me ne vanto, mi rendo conto che è un limite, il mio difetto più grande» • E ripensando alla sua infanzia, racconta: «Non ero uno stinco di santo, mi sentivo diversa dalle altre, irriverente. Volevo guidare una band».
Titoli di testa «“Eh, quest’anno dovevo vincere io, non c’erano cazzi, invece sono arrivata penultima... ma il mio brano, La cometa di Halley, è il più trasmesso dalle radio. Va bene, basta. Eccomi qui”. Esplode in una fragorosa risata, fa il gesto di arrotolare una canna con le mani, seguito da una piccola bugia. “Ho smesso, ormai solo tabacco”. Parlare con Irene Grandi è un po’ come stare dentro un hellzapoppin’, il suo racconto è discontinuo, appare e scompare tra il tempo e le cose, tra il nonsense e l’esoterismo, tra la gravità e la presa in giro. Insomma, seguirne il corso è complicato» (Dario Cresto-Dina, Rep 4/4/2010).
Vita Papà bancario, mamma casalinga. Agnostici, ma le permettono di cantare nel coro della chiesa. «Mi alzavo presto, la domenica mattina. Cosa ricordo? Che dopo l’esibizione non c’era l’applauso. Mi piaceva quel silenzio pensoso che restava nell’aria» (Giulia Santerini, Rep 11/6/2024) • «Irene è entrata nella famiglia della musica a tredici anni. Abitava a Firenze, in via Gioberti. Ascoltava soltanto Sade. Ne venne rapita. Sulle sue canzoni imparò l’inglese. “La sera mi mettevo in salotto, un faretto anni Settanta sparato negli occhi, brandivo il manico di una scopa come microfono, il mi’ babbo Franco mi soffiava sulla faccia il fumo della sigaretta per creare l’atmosfera di balera e io cantavo Sade. Avevo un pubblico di parte e indulgente anche se non molto numeroso. Mio fratello Duccio, che è di tre anni più grande di me, e la mamma Rowena, casalinga piena di grinta e volontà, una che ha preso la laurea all’università quando noi figli abbiamo scavallato l’adolescenza”. Piano piano si è messa ad ascoltare tutto ciò che entrava in casa. Rubava le passioni degli altri: gli U2, gli Ultravox, i Cure, i Pink Floyd, i Beatles e i Rolling Stones, Bob Dylan, Aretha Franklin, Marvin Gaye. “Con il tempo ho scoperto che possedevo una bella voce, con il suo timbro ricercato e originale. Ho studiato i musicisti che ritengo siano stati i miei maestri: Pino Daniele, Lucio Battisti, Francesco De Gregori, Battiato, Giovanni Lindo Ferretti e Vasco Rossi…”» (Cresto Dina, cit.) • «Vasco l’ho incontrato per la prima volta che avevo tredici anni, gli offrii una fetta di pizza […] Eravamo in montagna, dalle parti della sua Zocca. Lui stava aspettando da un po’. Gli urlai: “Prendi una fetta della mia, quella con i carciofini. Tanto a me non piacciono!” […] Da ragazzina non mi fidavo delle cose troppo facili. Difendevo le cause difficili, per non dire perse. Ma soltanto al liceo è venuta fuori questa mia vena battagliera. Intervenivo spesso all’ora di religione. Ero una libera pensatrice, a volte mi mettevo tutti contro: scioperavo quando gli altri entravano in classe e entravo in classe quando gli altri scioperavano. Roba così, insomma […] nei sentimenti sono timida, quando c’è da salire sul palco mi trasformo, divento esuberante. Da bambina mi piacevano le recite dell’asilo […] Pigrissima per la scuola, quando c’era da andare alle prove del coro ero un fulmine. All’università frequentavo Lingue, studiavo anche il russo. Rimanevo indietro, arrancavo. D’estate i miei compagni andavano all’estero per imparare le lingue. Io avevo i miei concertini. Che facessi questo mestiere s’è deciso quasi da solo» (Sandra Cesarale, Cds 31/8/2022) • La vocazione per la musica è così forte che, a un certo punto, molla l’Università per dedicarsi al canto a tempo pieno. «“Avevo una scadenza: i miei genitori mi avrebbero ‘finanziata’ fino a 24 anni. Ma ero sicura di me, presuntuosa”. All’inizio si esibiva con Le Matte in Trasferta: “Quattro cantanti di Firenze: Simona Bencini e Rossella Ruini, che ancora cantano, Emi, che ora insegna yoga, e io. Le Spice Girls non erano ancora nate... se avessimo immaginato il successo del ‘girl power’ forse avremmo lavorato con più foga”. Dopo, non ha più diviso palco e canzoni con altre ragazze. “Con Carmen, Elisa, Giorgia ci siamo solo sfiorate. Per noi è più difficile imporci nella musica, sbagliare è facile. Ma forse, a tutte è mancata la fantasia: non abbiamo capito che in due si fa la forza”» • Irene inizia la sua carriera di solista nel 1992. La sua voce attira l’attenzione di Dado Parisini, all’epoca produttore di Raf. Nel 1993 è a Sanremo Giovani. Nel 1994 è al festival con Fuori, e spicca il volo • «Jovanotti è stato il mio primo ammiratore. Nel camerino di Sanremo giovani arrivarono fiori da amici compagni e parenti mai sentiti. C’era anche il mazzo di Lorenzo e un bigliettino: “Sei bravissima faccio il tifo per te”. Sono svenuta. Aveva appena scritto Serenata rap e Penso positivo. Stava facendo qualcosa di nuovo, adoravo il suo rap cantautorale. Scrisse Tvb e fu un grande successo» (Santerini, cit.) • Finalmente, collabora con Vasco. Lei gli racconta del loro incontro, anni prima, a Zocca, e della fetta di pizza con i carciofini. «Non ricordava nulla, ovvio. Rideva: “Ma dai, quindi ho mangiato dalle tue mani”» (Cesarale, cit.). «“Vasco stappò lo champagne in studio”. Per festeggiare cosa? “Il pezzo scritto per me, La tua ragazza sempre. Era ancora solo voce e chitarra, con la melodia di Gaetano Curreri. E Vasco: ‘Successo assicurato! Tu sei così, tutti ti vedranno come ti vedo io’. L’aveva colpito il mio spirito indipendente, insofferente a dogmi e regole. Fu lungimirante» (Stefano Mannucci, Fatto 19/6/2021). «Lui per me ha avuto la classica cotta di Vasco. Ci siamo dichiarati, più che arrivare a qualcosa di fisico. Io temevo che mettendo di mezzo il sesso la collaborazione sarebbe stata compromessa. Ma forse l’ho tirata troppo per le lunghe, e alla fine si è stufato. Ci siamo fatti delle coccole. Anzi, diciamo che pure che lui mi è saltato addosso e io mi sono difesa» (Raffaele Panizza, Panorama 29/11/2007) • «Gestire tutta quella notorietà è stata tosta. Avevo poco più di vent’anni e, da un giorno all’altro, era cambiato tutto: non potevo piщ uscire di casa, o andare al mare o stare nei posti affollati. Ero esplosa mediaticamente ma anche un po’ dentro: è stato traumatico. Per un po’ ho resistito anche perché tutti mi dicevano “È normale, fa parte del gioco”. Inoltre stavo facendo il lavoro più bello del mondo… La crisi è arrivata quindi piщ tardi, dopo una decina d’anni. A quel punto mi sono concessa un anno sabbatico durante il quale ho riscoperto la natura, mi sono trasferita di casa e ho cercato di ritrovarmi». Negli anni 90, quelli della sua consacrazione, ha vissuto anche gli eccessi da rocker? «Un po’ sì. Ci piaceva fare molto tardi e, si sa, la notte è un pochino più viziosa: ti svegliavi la mattina senza ricordare cosa avessi fatto… Poi era tutto adrenalinico, eccessivo, quindi talvolta degli aiutini li ho usati: qualche canna, dell’alcol. Ma mai niente di pesante o pericoloso. Di sicuro però mi sono tolta parecchie voglie, avevo addosso un desiderio di spaccare tutto e qualche ammaccatura i gestori dell’hotel ogni tanto la trovavano...». Da queste esperienze cosa ha imparato? «Che nemmeno gli eccessi danno la felicità. Al momento pensi di toccare il cielo con un dito, ma il giorno dopo il senso di benessere ti ha abbandonato». Era una mangiauomini? «Da giovane ho fatto stragi di cuore ma un po’ di strage me la prendevo anch’io! Magari ho avuto diverse occasioni e partner, ma non cercavo quasi mai il divertimento fine a se stesso. Il mio desiderio era costruire qualcosa. Poi però puntualmente… mah, forse non sapevo scegliere io o non ho trovato l’anima gemella». Però non ha mai smesso di cantare l’amore. Quindi ci crede comunque? «Bella domanda. L’amore è il fine della vita però, onestamente, mi sembra che l’amicizia sia una migliore espressione di affetto. Tra amici ci si accetta per come si è, non si delega all’altro la responsabilitа della propria felicità o infelicità: è a tutti gli effetti un sostegno reciproco come dovrebbe essere l’amore. Il problema è che in coppia entrano in ballo il sesso, la convivenza, la noia e tutta una serie di sentimenti come la gelosia e la possessività: è più faticoso, almeno per me». All’epoca lei piaceva proprio per il suo animo grintoso e intrepido. Oggi gli eccessi sono diventati la norma: la vera trasgressione è la normalitа? «Oggi la vera battaglia è quella dell’ascolto compassionevole ed empatico. Sarebbe più importante non mostrare solo il lato “wow”, ossia quello forte e invincibile, ma avere il coraggio di riconoscersi fragili. Di natura io sono sempre stata grintosa, ma come tutti ho le mie debolezze: all’inizio non le mettevo tanto in mostra, ora invece sì» (Francesca D’Angelo, Sta 11/6/2023).
Amori È stata sposata due volte • Primo matrimonio: con Alessandro Carotti, titolare di un negozio. Nozze a Las Vegas il 14 febbraio 2003, giorno della festa degli innamorati, lei indossava una gonna che aveva già messo a Sanremo. «Era in camoscio, uno stile un po’ cowboy. Così decisi che sarebbe diventata il mio abito da sposa, il velo lo acquistai in un negozio di giardinaggio: un tulle strano, trasparente, di un arancione simile alla terra, quasi rosso. Il look alla fine era fortissimo». Divorziarono sette anni dopo. «Volevamo andare a vivere in Sudafrica, alla fine in Sudafrica c’è scappato lui. Il mio desiderio di essere amata era così forte che m’ha strappata a me stessa. Sono diventata un’altra, mi sono trasformata nella donna che lui voleva io fossi. Oggi ho capito che ho voluto credere all’amore anche quando se n’era andato da un bel pezzo. L’ho fatto durare troppo e mi sono fatta male, molto male» • Secondo matrimonio: con Lorenzo Doni, avvocato: i due convolarono a nozze il 20 luglio 2018 in Sardegna, ma tutto finì nell’estate 2022.
Politica Si definisce «una scheda bianca di sinistra, che dentro il Pd non riesce a trovare un capo per il quale appassionarsi. Non capisco i loro piani, non capisco il linguaggio con il quale si esprimono» (Cresto-Dina, cit.).
Politica/2 «Vasco è uno che se entrasse in politica io lo voterei subito».
Religione «Sono stata battezzata e cresimata, credo nella madre terra, nella forza della natura come qualcosa di divino. Dio ancora non l’ho trovato. Credo di rispettare i dieci comandamenti, non sono completamente amorale. Un momento, devo rettificare: rispetto nove comandamenti. Sono una traditrice, ma accetto a mia volta di essere tradita».
Vizi «Mi sono anche fumata uno spinello in diretta televisiva, l’ultimo giorno dell’anno. Su Raiuno, a Rimini, presentava Carlo Conti. A sorpresa, decidono di chiamarci sul palco per il brindisi di mezzanotte. Noi avevamo una canna in una mano e un petardo nell’altra. Così facevamo un tiro di canna e poi fingevamo che il petardo fosse un sigarone» (dal Diario di una cattiva ragazza, scritto con Massimo Cotto, Mondadori).
Curiosità Alta 1 metro e 66 • Nel 1996 ha avuto un ruolo nel Barbiere di Rio, un film di Giovanni Veronesi, con Diego Abatantuono • Soffre di intolleranze alimentari: «Posso mangiare soltanto carne di struzzo. Non lo trovo mai. Ma sono autorizzata a cibarmi anche di pesce. O al massimo di tacchino. Pasta pochissima, e solo a pranzo. Vietati i latticini, i dolci, i pomodori, le melanzane, le patate e la lattuga» • Detesta i canditi • La sua colazione ideale comprende fra l’altro un uovo (alla coque o strapazzato), spremuta, pane, acciughe • Cose che non possono mai mancare nella sua borsetta: la sigaretta elettronica, il cellulare e della cioccolata • Studia il sanscrito • Pratica riti sciamanici, un po’ orientali, un po’ sudamericani • Legge libri di Osho • Medita e pratica yoga • «Ho una forma di concentrazione molto forte. Quando penso e canto sono in un flusso unico. Mi lascio totalmente andare. Ci metto tutta l’energia che ho. Quando esco dal palco perdo le cose, quasi non so dove sto … devo rientrare nel mondo. Il riposo e staccare con la meditazione mi aiuta a ricaricarmi» • «Sembrerò pazza, ma lavoro sull’immaginazione, sto sulla porta del sogno, non su quella della tristezza» • Molto ambientalista • «La natura manda segnali: se vedo una lepre so che incontrerò un uomo interessante; la cornacchia porta inquietudine; il gufino buone notizie. Da quando vivo in campagna, non ho più l’ormone a mille. Prima dovevo uscire, fare, incontrare. Ora mi sento saggia, appagata» (Ogg 24/2/2010) • «Non sono vanitosa e credo di non essere bella. So essere sensuale, questo sì. Quando sono seminuda, quando mi concedo e quando nuoto. Ho il terrore delle malattie e del degrado fisico. Cerco di combattere il tempo, faccio quanto è dato possibile agli esseri umani per rallentarlo: lunghe passeggiate, un attento regime alimentare, un po´ di yoga. Preferisco stare in mezzo alla gente che non mi conosce. Non penso quasi mai alla morte. Vorrei andarmene come i pellerossa, sentire che è arrivato il momento di lasciare il mio villaggio e camminare fin su una montagna dove aspettare la fine. In Valle D´Aosta, a Cervinia, vive una famiglia di amici che mi ospita spesso nel suo albergo. Sono Ludovico, Luca e Christian Bich. Christian è un alpinista poeta. Ha scritto per me Greensburg, una delle canzoni del mio ultimo album. Ecco, vorrei morire sul Cervino, senza dolore, con dolcezza».
Titoli di coda «A ogni disco rinasco, elimino le persone che non mi hanno amato. Sono un’esperta in resurrezioni».