17 dicembre 2024
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Biografia di Steven Spielberg (Steven Allan S.)
Steven Spielberg (Steven Allan S.), nato a Cincinnati (Ohio, Stati Uniti) il 18 dicembre 1946 (78 anni). Regista. Sceneggiatore. Produttore cinematografico • «Il regista più popolare di tutti i tempi» (Lorenzo Soria, L’Espresso 31/3/2005) • «Enfant prodige come Orson Wells, manipolatore di pubblico come Hitchcock, sentimentale come Capra, fondatore di un impero multimediale come Walt Disney» (Silvia Bizio, Rep 4/12/2006) • «È approdato al cinema con il film Duel (1971), nel quale già si evidenziano i caratteri che contraddistingueranno tutto il suo cinema successivo: la solida costruzione drammaturgica, l’impeccabile organizzazione delle emozioni, il piacere della finzione. Dotato di non comune talento visivo, grande innovatore dei tradizionali generi dello spettacolo cinematografico come la fantascienza […] e i film d’avventura […] ma anche autore capace di affrontare tematiche complesse, come l’Olocausto e la tragedia della comunità ebraica alla quale appartiene» (Treccani) • Leone d’oro alla carriera a Venezia nel 1993. Golden Globe alla carriera nel 2009. David di Donatello alla carriera nel 2018. Una stella sulla Walk of Fame di Hollywood • Tra i suoi film: Lo squalo (1975); Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977); I predatori dell’arca perduta (1981) e gli altri tre episodi della serie di Indiana Jones (1984, 1989, 2008); E.T. -L’extraterrestre (1982), L’impero del sole (1987); Jurassic Park (1993); Schindler’s List (1993, Oscar per il miglior film e Oscar per la miglior regia, Golden Globe alla regia); Il mondo perduto (1997); Salvate il soldato Ryan (1998, premio Oscar per la miglior regia, Golden Globe per la miglior regia); A.I. – Intelligenza Artificiale (2001); Minority Report (2002); Prova a prendermi (2002); The Terminal (2004); La guerra dei mondi (2005); Munich (2005); Lincoln (2012); Il ponte delle spie (2015); The Post (2017); Ready Player One (2018); West Side Story (2021); The Fabelmans (2022) • Dice che girare un film è come giocare a scacchi anticipando le prossime venti mosse. «Mi piace lavorare sodo sui dettagli. Le scene girate più di una volta sono quelle che obbligano il pubblico a mangiare i popcorn più in fretta. Fare un film senza curarsi delle piccole cose è come bere una bibita e lasciare l’ultimo sorso a qualcun altro [...] Ciò che lega i miei film è il concetto di solitudine, l’isolamento [...] Ed è tutta roba che viene fuori da quello che ero e dal modo in cui sono cresciuto”» (Sette, n. 27/1997) • La sua arte, peraltro, gli ha permesso di diventare ricchissimo • A dicembre 2024, secondo la rivista Forbes, disponeva di un patrimonio personale di 5,3 miliardi di dollari, cifra che lo rende il 630° uomo più facoltoso del mondo • Del resto, già nel 1985, aveva spiegato: «Io, per guadagnarmi da vivere, sogno».
Titoli di testa «Una commemorazione è una cosa che generalmente si riserva ai morti».
Vita Primogenito, e unico maschio, dei quattro digli di Arnold e Leah Spielberg. Lui, ingegnere elettronico, lavorava con i primi computer. Lei, pianista. Entrambi ebrei • «Il primo ricordo? Una lucetta rossa e uomini con lunghe barbe che mi davano da mangiare dei cracker. Evidentemente ero in una carrozzella, e i miei genitori mi hanno detto che eravamo in una sinagoga e io avevo sei mesi, e davvero è la prima cosa che mi ricordo […] Un amico dei miei aveva inventato una nuova macchina a raggi x fluorescente e aveva deciso di sperimentarla sul mio corpo. Avevo tre anni e ricordo l’orribile sensazione di essere chiuso dentro questa sorta di bara, circondato da raggi verdi […] A causa di quell’esperienza sono sempre stato claustrofobico, ho paura di andare in ascensore, di stare in posti chiusi. Ma il ricordo di quella luce non ha niente a che fare con il mio interesse per gli extraterrestri o gli squali» (Silvia Bizio, Rep 4/12/2002) • Racconta Joseph McBride, scrittore: «Fu Arnold a fare interessare Steven al cinema: era lui il narratore di famiglia; ed era sempre lui, in casa, quello interessato alla fantascienza» • Oltre alla fantascienza, la grande passione del giovane Steven sono i film: la sua prima volta al cinema è per Il più grande spettacolo del mondo, pellicola a tema circense del 1952. «La capacità distruttiva del giovane Spielberg lo aveva trasformato nel terrore delle sue sorelle. Una sera Steven tagliò la testa a una delle loro bambole e la mise su un vassoio, guarnendola con lattuga e fette di pomodoro, come se fosse un arrosto di maiale. Un’altra volta, dopo aver visto L’invasione degli ultracorpi, il celebre film con gli alieni che escono da enormi baccelli e si sostituiscono agli uomini quando questi si addormentano, Steven riuscì a costruire un gigantesco baccello e a metterlo sotto il letto di sua sorella Anne. Terrorizzandola» (Sette, cit.) • Il lavoro del padre costringe gli Spielberg a trasferirsi molte volte. Vivono prima in New Jersey, poi nei dintorni di Phoenix, Arizona. Quindi a San José, California, in quella che sarebbe diventata la Silicon Valley • Da ragazzo Steven è bullizzato dai compagni di scuola: un po’ perché è ebreo, un po’ perché dislessico. «Io sono un po’ goffo, a scuola non ero popolare, ero strano. Tutto questo è finito in molti dei miei personaggi» • «A scuola l’unica materia in cui andavo bene era storia. Confesso di non essere mai stato uno studente modello... Mio padre […] aveva combattuto nella seconda guerra mondiale e io sono cresciuto ascoltando i suoi racconti. I miei primi film amatoriali, girati a 14 anni, erano prevalentemente a sfondo bellico» • «Nel grande gioco del cinema, è stato Arnold l’istruttore di volo che ha spiegato a suo figlio come si diventa un top gun […] questa collaborazione padre-figlio è evidente in tre filmetti pressoché sconosciuti, che Steven ha girato negli anni dell’apprendistato: Fighter Squad (un inno all’amicizia maschile girato nel 1959/1960, quando il futuro regista era ancora alla scuola dell’obbligo, Arnold ottenne per Steven e la sua troupe di ragazzini il permesso di girare all’interno di un aereo), Escape to Nowhere (un cortometraggio a colori di 22 minuti girato negli anni del liceo con ancora l’ossessione di Steven per la guerra combattuta da suo padre) e Firelight (un’invasione spaziale che ricorda quella di madre e figlio in Incontri ravvicinati). [...]» (Sette, cit.) • Quando Steven ha 19 anni, i suoi genitori divorziano. La madre si è innamorata del migliore amico del padre. Lui, nel 2002, dirà: «Ancora non mi sono ripreso dallo choc. Scherzo: non ci ho mai dato molto peso, anche se a pensarci bene tendo a fare film sul tema della dissoluzione della famiglia» (Bizio, cit.). Solo anni dopo, girando The Fabelmans, in assoluto il suo film più personale, affronterà il trauma • Per due volte prova a entrare al corso di arte cinematografica della University of Southern California, ma i suoi voti a scuola sono troppo bassi e non lo prendono. Ripiega sul California State College di Long Beach, che non ha nemmeno un corso di cinema vero e proprio • Continua però a girare i suoi piccoli film e, nel 1968, Amblin’, storia d’amore di due hippy che viaggiano fino al mare, viene notato da un dirigente della Universal, che lo mette sotto contratto. Lui lascia gli studi • «Volevo così tanto essere un regista che avrei fatto di tutto, tranne uccidere. Volevo solo stare in quegli studi […] Quando ci sono arrivato, era come essere a Disneyland» • «Nel 1969, durante le riprese della serie antologica Mistero in galleria, la celebre Joan Crawford suggerisce a un reporter di “intervistare un ragazzo che un giorno sarebbe divenuto il più grande regista di tutti i tempi”» • La Universal vuole dei giovani per svecchiare i propri telefilm e così, all’inizio, Steven dirige alcuni episodi di serie tv. Poi, nel 1971 realizza Duel, il suo primo vero film. Nel 1974, esce Sugarland Express, con Goldie Hawn • «Quale è stato il punto di svolta della sua carriera? “Lo squalo. Perché fino ad allora ero un semplice regista, poi, dopo quel successo, ho potuto dirigere qualunque film. Avevo sempre voluto girare qualcosa sui “dischi volanti”, ma tutti i produttori pensavano che fossi pazzo e non mi ricevevano nemmeno. Dopo Lo squalo furono loro a inseguire me» (Silvia Mapelli, Grazia 7/2/2012) • Lo squalo guadagna 60 milioni di dollari solo nel primo mese di proiezioni, viene candidato agli Oscar e ne vince uno per la colonna sonora, composta da John Williams: «Creò il genere dei blockbuster estivi – grandi film d’azione distribuiti in cinema con l’aria condizionata […] – e consolidò molti capisaldi dell’opera di Spielberg: il protagonista è un personaggio comune ma genuino, alle prese con una forza o un essere straordinari la cui natura si scopre solo un po’ per volta, man mano che il racconto va avanti» (Britannica) • Può finalmente dedicarsi agli extra-terrestri: «Avevo cominciato a scrivere Incontri ravvicinati prima di Lo squalo […] prima del Watergate la mia idea era che il fenomeno Ufo e il Watergate fossero, nell’America contemporanea, il frutto di una cospirazione del governo e che il fenomeno Ufo ne fosse l’emblema. […] Per un certo verso non pensavo che fosse fantascienza. Non volevo affibbiargli quell’etichetta; più che di fantascienza, ne parlavo in termini di speculazione scientifica! Perché avevo la profonda convinzione che qualcuno ci avesse visitati e in questo secolo» • Steven agli alieni ci crede davvero. Ha letto un libro di J. Allen Hynek, già consulente per l’esercito, poi dimessosi perché riteneva inspiegabili alcune apparizioni degli Ufo. «Lo chiamai ed è a lui che devo il titolo del film […] Inizialmente, i miei amici della produzione pensarono che fossi matto. Dicevano: non ha senso, cosa vuol dire? Incontri ravvicinati del terzo tipo? Ma che vuol dire? La mia battaglia più accanita non fu quella per ottenere il finanziamento, perché dopo Lo squalo erano tutti pronti a investire nel mio prossimo film, ma per avere il via libera per il titolo dalla direzione marketing della Columbia Pictures» (Rep 8/12/2007) • «Quasi tutti, nel film […] hanno un atteggiamento cinico, tipico degli adulti induriti dalla vita. Noi che abbiamo realizzato il film, invece, eravamo bambini e nel film abbiamo messo lo spirito dell’infanzia, credendo in cose senza senso, a cui solo i bimbi credono, perché per un bambino non serve che qualcosa abbia senso, se ci crede fermamente. […] L’immagine che ho sempre portato con me, direi quasi a letto, come un flash da Incontri ravvicinati, l’immagine che sempre mi torna in mente, è quella del ragazzino che apre la porta e di tutta quella luce arancione e gialla che si diffonde su di lui. Quando ho ideato la ripresa e l’ho inserita nella sceneggiatura, l’ho fatto perché era altamente simbolica di ciò che solo un bambino può fare, cioè fidarsi della luce […] un adulto correrebbe a nascondersi gridando di non aprire, anzi di chiuderla a chiave, perché fuori ci sono cose che non capiamo, cose che potrebbero ucciderci o trasformarci… Ma è invece l’ottimismo dell’infanzia nel gesto di aprire la porta e la luce avvolge tutto. […] Per me, quindi, Incontri ravvicinati è, tematicamente, la storia di tutti i bambini che aprono porte su meravigliose fonti di luce. […]».
Amori Sposato due volte • La prima, con l’attrice Amy Irving, durato dal 1985 al 1989, al momento del divorzio il giudice riconobbe la validità di un accordo patrimoniale scritto sul tovagliolo di un ristorante e lei ottenne 100 milioni di dollari • La seconda, con Kate Capshaw, anche lei attrice, la stessa che interpretava Willie Scott, la bionda di Indiana Jones e il Tempio Maledetto (1984). È grazie a lei, dice, se è riuscito a essere un buon padre pur lavorando. «Mi ha costretto a inserire nei miei contratti una clausola per cui devo uscire dall’ufficio massimo alle sei e mezza per essere a casa per l’ora di cena. E la mattina, sono sempre io a preparare la colazione».
Figli Sei. Uno dalla Irving, Max Samuel (n. 1985). Tre dalla Capshaw: Sasha (n. 1990), Sawyer (n. 1992), Destry (n 1996). Due adottivi: Theo (n. 1998), Mikaela (n. 1996).
Figliastri Jessica Capshaw, nata nel 1976 dal precedente matrimonio della moglie.
Figliocci È il padrino delle attrici Gwyneth Paltrow e Drew Barrymore.
Fama Dice di sentirsi perennemente sotto il microscopio. «Mi manca l’anonimato quando viaggio, quando sono in vacanza. Mi piacciono i divi come Di Caprio o Tom Hanks perché sono come dei paraventi dietro cui posso nascondermi. Quando siamo insieme, la gente guarda prima uno poi l’altro, e si dimentica di me» (Bizio, cit.).
Camei È l’impiegato dell’ufficio delle tasse nei Blues Brothers (1980), un alieno che appare sul monitor in Men in Black (1997) e uno degli invitati alla festa di David in Vanilla Sky (2001).
Curiosità Non gli piacciono Donald Trump, Netflix e il caffè: «Non ne ho mai bevuto una tazza in tutta la vita. Ne ho odiato il gusto sin da bambino» • Nel 2002 ha completato l’università che aveva lasciato da giovane per lavorare alla Universal. Nello stesso anno Yale gli ha conferito un PhD ad honorem in Letteratura • Quando, agli esordi, lavorava alle serie tivù, ha diretto l’episodio numero uno del Tenente Colombo • Il momento magico in cui George Lucas, sull’isola di Hawaii, gli propose il soggetto dei Predatori dell’arca perduta «e io gli diedi la mia parola sulla spiaggia. Abbiamo iniziato la tradizione di costruire castelli di sabbia portafortuna... se il castello di sabbia resisteva alla prima alta marea, il film sarebbe stato un successo. Se invece l’alta marea superava il castello di sabbia, avremmo dovuto lottare per recuperare i nostri soldi» • Le indecisioni reverenziali prima di telefonare a François Truffaut per chiedergli di recitare in Incontri ravvicinati del terzo tipo (in alternativa aveva pensato a Lino Ventura, Jean-Louis Trintignant e Philippe Noiret) • Oggi non crede più agli alieni: «Col passare degli anni ho cominciato a chiedermi: ma con tutte le videocamere in funzione nel mondo, come mai gli avvistamenti di Ufo sono diminuiti? Prima dell’avvento delle fotocamere, gli avvistamenti erano numerosissimi, ecco perché oggi sono un po’ più scettico di quanto lo fossi negli anni Settanta» • «Sono dipendente dallo smartphone ma non ho profili su Twitter o Facebook […] Lo vedo a casa, i miei figli invitano gli amici, si guardano un attimo e poi sono su Instagram o Snapchat. Io non credo esistano regole per gestire la libertà di usare i social media ma credo dobbiamo essere governati dai nostri valori. Come padre dico ai miei figli: non potete guardare la tv tutto il giorno e stare sempre connessi» • Per anni dipendente anche dai videogiochi, nel 1999 ne ha persino realizzato uno (Medal of Honor) • Niente droghe ai tempi eroici? Lei è della generazione che ha fatto il Sessantotto... «No, né marijuana né Lsd. Sono anche astemio, e non ho mai bevuto un caffè in vita mia. Mi ha sempre spaventato perdere il controllo. Anche da giovane. Avevo i miei filmini otto millimetri da fare» (Panorama, 22/3/2018) • Ha fondato USC Shoah Foundation, che ha filmato 115 mila ore di testimonianze dei sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti. Per Schlinder’s List non ha voluto un compenso: «Sarebbe stato denaro insanguinato» • Vive con la moglie a Pacific Palisades, un quartiere residenziale che dà sull’oceano vicino a Santa Monica, in California. Hanno una casa a New York e una casa delle vacanze a Georgica Pond, negli Hamptons, dove i loro vicini sono Jay-Z e Beyoncé • Finanziatore dei democratici • La figlia Mikaela si è data al porno, va in scena con il nome di Sugar Star. «Non posso continuare a dipendere dai miei genitori» • È stato visto guidare una Tesla Modello S e in vacanza su uno yacht da 85 metri • Durante la pandemia, per la prima volta nella sua vita, ha avuto paura di invecchiare e di morire. È allora che ha deciso di girare The Fabelmans, sua autobiografia • Alla domanda su quale sia stato il fattore principale ad averlo fatto diventare un regista, risponde semplicemente: «Lo desideravo più di ogni altra cosa»
Titoli di coda Mai pensato di smettere? «Io e Clint Eastwood scherziamo spesso su questa eventualità […] ma quando gli chiedo se ha intenzione di farla finita, risponde: “Io no, perché, tu sì?”. Se non va in pensione lui, non lo faccio neppure io» (Mapelli, cit.).