27 dicembre 2024
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Biografia di Irma Testa
Irma Testa, nata a Torre Annunziata (Napoli) il 28 dicembre 1997 (27 anni). pugile italiana della categoria dei pesi leggeri. Prima italiana alle Olimpiadi (Rio 2016, a 18 anni), la prima sul podio olimpico (bronzo a Tokyo 2020), la prima a segno in tutte le rassegne (terza a vincere l’oro iridato dopo Alessia Mesiano e Simona Galassi). Soprannominata Butterfly per la sua agilità e leggiadria nei movimenti.
Titoli di testa «La cosa più grande che mi ha dato il pugilato è la calma»
Vita Figlia di una mamma, cuoca, e di un padre, cameriere che non l’ha cresciuta: «Sono nata e cresciuta a Torre Annunziata nel quartiere Provolera, seconda di quattro figli. Da piccolina ero la pecora nera della famiglia, perché gli altri erano tranquilli, io no. Mia mamma Anna ha sempre lavorato tanto, tornava a casa quando noi già dormivamo e quindi siamo cresciuti con i nonni. Ma mia mamma si è sempre preoccupata che facessimo i compiti e che studiassimo e ci ha insegnato a stare lontani da persone che nel nostro quartiere conoscevamo bene. I miei fratelli ed io abbiamo sempre apprezzato i suoi sacrifici e a modo nostro cercavamo di darle qualche soddisfazione stando lontano dai problemi» [Monica D’Ascenzo, Sole] • «Da piccola non ero molto sportiva, ho iniziato a otto anni e le ho provate tutte. In più non mi è mai piaciuta la scuola. A dodici anni sono entrata in palestra perché spinta da mia sorella Lucia e non ho più smesso. Ero una bambina iperattiva e terribile, ma dopo gli allenamenti ero distrutta e mi spegnevo. Allora sentivo una gran pace interiore, un rilassamento fisico e mentale che mi piaceva. Tornavo in palestra più per la sensazione che sentivo dopo che per gli allenamenti in sé» [D’Ascenzo, cit.] • «Da adolescente non mi piacevo: all’inizio non volevo fare la doccia assieme alle altre. Ma lo sport educa: allenando il corpo, cominci a parlarci» [Gaia Piccardi, Cds] • Il primo incontro arriva a quattordici anni, Irma vince per ko e spacca il naso all’avversaria. In breve viene iscritta ai campionati italiani, che ha vinto con grande facilità, e da lì agli Europei il passo è stato breve. A volerla era l’allenatore della Nazionale, a convincere la madre fu Lucio Zurlo, il maestro che l’aveva formata e che è rimasto il suo punto di riferimento: «Avevo solo quattordici anni, ma mia madre si è sempre fidata del maestro Lucio e vedeva in lui una persona che aveva trasformato sua figlia in una persona serena. Bastarono quindi poche parole. Lucio le disse che “la nazionale è un treno che nella vita passa una volta”. Andai all’Europeo e tornai con la mia prima medaglia di bronzo» [D’Ascenzo, cit.] • L’allenatore della Nazionale cambia, ma arriva la conferma per Irma Testa in azzurro. Così a 14 anni lascia il rione Provolera e va a vivere da sola ad Assisi in un hotel, nella parte affittata dalla Federazione. Ha lasciato tutto. «Quando non hai nulla, è più facile. Anche mia madre mi ha dato un calcio nel sedere: “vai, scappa, tu che puoi”» [Gaia Piccardi e Arianna Ravelli, Cds] • Se Lucio Zurlo è stato colui che le ha insegnava il rispetto delle regole, la gentilezza e «tutti gli insegnamenti che hanno formato la donna che sono oggi», negli anni della formazione Irma Testa incontra un’altra persona chiave, il secondo allenatore Emanuele Rendini. «È stato tutto: il mio miglior amico, mia madre, mio padre. Quando sei piccola e vivi lontano da casa hai bisogno di un punto di riferimento e lui è diventato per me più di un padre, perché con lui ho vissuto tutti i dubbi e condiviso le mie prime volte adolescenziali. Allora tornavo a casa solo per le feste o quando finivo un campionato lungo o una preparazione lunga. Per il resto vivevo da sola» [D’Ascenzo, cit.] • A diciotto anni la bacheca di Irma Testa è già ricca: bronzo ai campionati europei del 2012, argento ai campionati dell’Unione Europea l’anno successivo, argento ai Mondiali Youth e ai Giochi olimpici giovanili di Nanchino nel 2014 battuta dalla cinese Chang Yuan nella categoria dei 51 kg (adesso combatte nei 60 kg), oro ai Mondiali junior di Taipei lo scorso anno dove è stata giudicata la miglior pugile del torneo. «Una bella soddisfazione», dice con soddisfazione. A Samsun, in Turchia, la diciottenne azzurra nella semifinale del torneo di qualificazione olimpica ha battuto la bulgara Staneva per 2-1 facendo suo uno dei due posti per Rio • Lei è The Butterfly, come l’ha definita il suo primo coach, Zurlo. «Sì, farfalla perché sul ring sono molto mobile, mi muovo da impazzire, svolazzo su e giù». E una farfalla ce l’ha tatuata. «Una farfalla come Ali (Cassius Clay, ndr), una farfalla che punge come un’ape – dice – e così mi piacerebbe essere» • Nel 2016 all’Olimpiade di Rio perse nei quarti contro la francese Mossely, poi oro, un incontro piuttosto controverso. Basta ricordare la smorfia di disperazione: «Dopo quell’esperienza ho vissuto sei mesi di ozio. Ferie da smaltire a volontà, niente palestra, sveglia tardi al mattino. Pensavo di avere chiuso con la boxe» [Santi Mess]. Cosa ricorda? «Controversa fu soprattutto la prima ripresa, ero sicura di aver vinto e invece i giudici Aiba preferirono lei. Ebbi un piccolo crollo nervoso, nel resto dell’incontro lei mi dominò. Ero sicura di vincere, troppo forse, anche perché l’avevo battuta due settimane prima. Però sì, in generale mi ricordo di verdetti scandalosi, di un clima molto strano, di pugili sconfitti che persero la testa al momento della proclamazione [Cito, Rep] • Partecipa ai Campionati dell’Unione europea di Cascia 2017 vincendo la medaglia di bronzo, dopo essere stata sconfitta 5-0 in semifinale dall’irlandese Kellie Anne Harrington. Ai Mondiali di Nuova Delhi 2018 viene eliminata ai sedicesimi di finale dall’inglese Paige Murney • Che rapporto ha ora con suo padre? «Per molti anni non gli ho parlato. Mi mandava messaggi, mi chiamava, e io non rispondevo mai. Ultimamente gli rispondo al telefono, ma solo ogni tanto. Gli do un contentino. Lo faccio per lui, perché, per quanto mi riguarda, se ce l’ho fatta prima, a maggior ragione ce la faccio adesso a stare senza un padre» [Vanity] • Nell’agosto 2019 Irma Testa si laurea campionessa europea nella categoria 57 kg (pesi piuma) sconfiggendo nella finale dei campionati continentali, svolti ad Alcobendas, in Spagna, l’inglese Karriss Artingstall con verdetto unanime. Con la vittoria nel torneo preolimpico di Parigi, la Testa ottiene il pass per le Olimpiadi di Tokyo 2020 • Causa Covid Tokyo diventa 2021. «Irma di blu era vestita quando, in una giornata per nulla qualunque, una voce nel silenzio assordante aveva indicato il colore dell’angolo della vincitrice. La vittoria sulla canadese Veyre ha significato mettere al collo la prima storica medaglia della boxe femminile italiana in una Olimpiade: bronzo. Irma Testa volge al termine un 2021 indimenticabile? «Un anno che resterà per sempre nel mio cuore, per tanti motivi. E poi quel momento a Tokyo ha cambiato la Irma atleta e ha dato sicurezza all’Irma donna. Tanti sacrifici ricompensati in un istante». La filippina Petecio sembrava alla sua portata, accontentarsi del bronzo non le arreca rimpianti? «Per niente. Anche la sconfitta in semifinale la prendo come un segnale. Se fossi andata avanti e magari avessi conquistato l’oro mi sarei fermata. Invece ora punto a vincere nel 2024 a Parigi con più determinazione per emozionarmi ancora con la mia gente. Al ritorno da Tokyo neanche mi hanno dato il tempo di rimettere piede a Torre Annunziata, erano già tutti all’aeroporto di Fiumicino ad aspettarmi» [Luigi Panella, Rep] • «Mi alleno sei-sette ore al giorno. Avrei voluto staccare un po’ di più dopo Tokyo ma a dicembre ci sono i Mondiali in Turchia. Ho fatto una breve vacanza in Grecia da sola, poi di nuovo i guantoni». Ha ricevuto offerte dalla tv? «Sì, ma ho dovuto rifiutare tutto. Sto seguendo il Grande Fratello, c’è Aldo Montano, un amico e un mito dello sport. Sono iperconcentrata sulla boxe. E il tempo fino a Parigi 2024 è pochissimo» • Ha appena perso la finale del Mondiale in Turchia contro la taiwanese Lin, un’avversaria che non è stata correttissima durante l’incontro. «Gliel’ho permesso io. L’ho fatta entrare troppo nella mia guardia. In tanti mi dicono che dovrei essere più cattiva sul ring. Ma la mia boxe è diversa. Mi piace essere elegante, portare colpi ariosi e lunghi. Devo pensare a migliorare nei dettagli se voglio arrivare all’oro alle Olimpiadi di Parigi 2024. Ad esempio, posso sicuramente fare meglio nel corpo a corpo e posso essere più imprevedibile. Ma non rinuncerò alla mia boxe pulita». Quali sono i modelli di boxe elegante a cui si ispira? «Sicuramente Muhammad Alì, è stato un emblema sublime di come si possa fare boxe essendo contrari alla violenza. È stato un campione di questo sport credendo in tutto quello che andava contro gli stereotipi del pugilato. Sul ring pareva che accarezzasse gli avversari con i suoi colpi. Attualmente posso citare l’ucraino Lomacenko. Ma penso anche ad atleti di altre discipline. In Italia dobbiamo tantissimo a Valentina Vezzali e Federica Pellegrini. È grazie a loro se lo sport femminile nel nostro Paese ha fatto tanti passi avanti. E alle ultime Olimpiadi le donne della delegazione azzurra erano quasi pari agli uomini» [Stefano Sacchi, Specchio] • «Nella crescita personale la scuola ha avuto un ruolo di secondo piano per Irma Testa, ma non si può dire altrettanto per lo studio individuale: «Penso che la scuola ancora oggi sia un ascensore sociale e se tornassi indietro finirei il percorso di studi. In questi anni mi sono confrontata con tante persone e a volte mi sono sentita in imbarazzo e tornavo a casa e studiavo per poter dire la mia su argomenti che non conoscevo. Voglio sapere sempre di più e studio di tutto: ho letto tanto di politica, ad esempio, perché voglio sapere di cosa si parla. Qualunque cosa sento che non capisco, la studio: dalla storia, alla geografia, all’inglese. E sono certa che anche a 80 anni continuerò a stare sui libri» [D’Ascenzo, cit.] • «Il pugilato è tutta la mia vita, ma sono capace di dedicare il mio tempo libero a me stessa, allo studio, agli amici. Non è il pugilato ad attirarmi a sé, ma sono io che vado verso il pugilato ed è giusto farlo finché ti fa bene. Starò sul ring fino a quando me la sentirò, ma bisogna considerare anche i 170 match che ho fatto: sono migliaia di cazzotti in faccia, che tu sia bravissima o no. Con il tempo ho elabora il rifiuto al pugno che mi arriva in faccia» [D’Ascenzo, cit.] • «Come atleti siamo molto fortunati perché facciamo la cosa che amiamo ed è il nostro lavoro, siamo seguiti e c’è uno staff che ci supporta. Se tu realizzi solo alla fine che tutto questo può avere un termine, rischi il baratro. Io ho altri obiettivi dopo lo sport e ho altri stimoli per costruire la mia vita fuori dallo sport. Tutti dovremmo fare la nostra parte per quel possiamo nel nostro Paese, tutti dovremmo contribuire per le battaglie che riteniamo importanti. E io farò la mia parte, perché se affidiamo a pochi eletti il potenziale di cambiamento, quelle persone non riusciranno a realizzarlo. ‘Na noce into o sacco non fa rummore» [D’Ascenzo, cit.] • Il 25 marzo 2023 (dopo aver ottenuto l’argento l’anno precedente a Istanbul) conquista l’oro ai mondiali di Nuova Delhi, sconfiggendo la kazaka Karina Ibragimova. E il primo maestro Zurlo, 85 anni ben portati, l’ha sentito? «Non ci parliamo spesso ma sappiamo che ci siamo sempre l’uno per l’altra. Ho provato a chiamarlo da Nuova Delhi, non ha risposto. Ho scritto al figlio: papà non sente il telefono, ma ha pianto per te davanti alla tv» • Delusione alle Olimpiadi di Parigi 2024 viene eliminata al primo incontro, in occasione dei sedicesimi di finale, dalla cinese Xu Zichun • Quanto dura la carriera di una pugile? «Fino a 40 anni. Però devi aver voglia di prendere cazzotti fino a quell’età, con tutti i rischi per la salute. Non so se sarà il mio caso…». E nel futuro cosa vede? «Vorrei dei figli, una famiglia non lo so, ma per me famiglia è anche una madre e un figlio» [Piccardi, Ravelli, cit.].
Politica «Mi interessa la politica perché dipendiamo dalle scelte che si fanno in Parlamento. Puoi anche essere una rivoluzionaria, ma devi conoscere per poter lottare per un diritto o per qualcosa che reputi giusto. Ho sempre pensato che l’Italia sia molto avanti rispetto a tanti altri Paesi in termini di diritti, ma abbiamo ancora molta strada da fare rispetto alle eccellenze più emancipate a livello internazionali. Rispetto a quello che è stato conquistato in passato, sono anni che siamo fermi, che non ci sono progressi. È come se ci accontentassimo dello standard raggiunto» • «Come sportivi potremmo essere di aiuto e supporto a tanti ragazzi che vivono in realtà meno facili. Invece siamo un circuito blindato, siamo chiusi fra di noi ed è come se tra noi certe cose non esistessero. Eppure in realtà siamo come una quinta C di una scuola qualunque italiana, siamo lo specchio della società e viviamo le stesse diversità che ci sono in qualsiasi altro ambiente».
Curiosità Un punto di riferimento, da grande, è diventata Frida Kahlo. «Una donna che ammiro incondizionatamente: Frida ebbe un incidente, soffrì pene indicibili ma non ha mai smesso di dipingere. Una donna pittrice, in Messico, all’inizio del secolo scorso: se non si è arresa lei, perché dovrei mollare io? La penso spesso prima di un incontro» [Oiccardi, cit.] • Nel 2018 è protagonista del docufilm Butterfly, diretto da Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman e presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma. Narra l’ascesa dell’atleta fino al raggiungimento della qualificazione alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 e tutte le vicissitudini personali vissute dopo la sconfitta nel torneo olimpico • «Amo la mia famiglia e la mia città: a Torre torno sempre con grande piacere. Però sto due o tre giorni e poi devo scappare: ormai mi sento io sbagliata, lì. A casa mia si pranza alle due e si cena alle nove e mezza, passano amici a ogni ora per chiacchierare e prendere il caffè. Io no. Pranzo alle 12.30, ceno alle 19.30, alle 20 sono in stanza tranquilla. Amo il mio tran tran. A Torre, dopo un po’, sclero» [Piccardi, Ravelli, Cds] • «Io Rocky non l’ho mai visto. Dovrei? Non so, per me il pugilato è altro. Correttezza, valore. Ho visto Ali, con Will Smith, affascinante eppure fatico a trovare al cinema quello che respiro quando combatto o vedo gli altri farlo» [a Giulia Zonca, Specchio]. Guarda Lupin e Grey’s Anatomy • Scaramanzie? «Qualcuna, poca roba, una volta portavo sempre la stessa biancheria intima, si è logorata e per cinque minuti ho pensato “e ora?”. Ho vinto e trovato la risposta “ora basta”».
Amori È omosessuale. A mamma Anna l’ha detto quando aveva 15 anni («Non avevo mai parlato di queste cose con lei, ma ha aperto i suoi pensieri e ha capito: ci si può innamorare di chiunque»), a noialtri appena tornata dal Giappone con il bronzo al collo: «Nello sport viene vista ancora come una macchia nera. Nel mio equilibrio nel dichiararlo mi ha aiutato la medaglia delle Olimpiadi. L’ho usata come scudo. Nessuno poteva dire nulla su Irma atleta e gli attacchi personali non potevano ledere la mia professionalità» [D’Ascenso, cit.] • C’è un amore? «No, un amore non c’è. Non c’è nemmeno un’esigenza: se arriva, arriva. Non me ne priverei» [Piccardi, cit.]
Titoli di coda «Ho la stessa cazzimma di quand’ero bambina, me la porterò dentro per tutta la vita».