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 2025  gennaio 07 Martedì calendario

Charlie Hebdo dieci anni dopo

Il 7 gennaio di dieci anni fa era un mercoledì. È restato il giorno della riunione settimanale di redazione a Charlie Hebdo. E infatti quel 7 gennaio 2015 c’erano tutti nell’ufficio del direttore Charb, al secondo piano, quando entrarono i fratelli Kouachy: c’erano Cabu e Wolinskii, mostri sacri della caricatura in Francia, il disegnatore Honoré, l’editorialista Elsa Cayat, l’economista Bernard Maris, il correttore di bozze, il fumettista Tignous. C’era il poliziotto costantemente di guardia a Charb: su di lui pesava una fatwa di Al Qaeda perché aveva pubblicato le vignette su Maometto. Chi è sopravvissuto, come l’ex direttore del settimanale Philippe Val, ricorda due cose: gli attimi di silenzio stupito quando entrarono, il silenzio dell’odore del sangue dopo. «Chiusi gli occhi – ha scritto ieri Philippe Val, ex direttore del settimanale – per preservare i miei amici. Ci conoscevamo da trent’anni, stavamo ridendo un minuto prima, erano tutti morti».Oggi Charlie sarà in edicola con una copertina giallo canarino, due date: 2015-2025, il disegno di un lettore che ride seduto su un AK 47 e un titolo: “Increvables”, indistruttibili, ma in realtà un gioco di parole tra «non creperemo mai» e «non riuscirete mai a bucarci». Quel 7 gennaio di dieci anni fa morirono dodici persone. Ci vollero tre giorni per catturare e uccidere i terroristi, tre in tutto. In tre giorni le vittime furono 17, oltre ai morti di Charlie, un poliziotto, una poliziotta e quattro persone uccise nell’assalto all’Hypercacher, il supermercato ebraico di Vincennes. E fu solo l’inizio. Dieci mesi dopo, arrivò la notte del venerdì 13 novembre, il Bataclan: si apriva per la Francia l’era nuova del terrorismo islamico. «La voglia di ridere non morirà mai» grida però oggi da tutte le edicole il numero speciale di Charlie. La redazione non è più al 10 della rue Nicolas Appert, l’indirizzo della strage, ma in un luogo segreto. Sul giornale pesa sempre la minaccia del terrorismo islamico. Ma Charlie è Charlie. A dicembre hanno lanciato un concorso internazionale sul tema «ridere di Dio». Hanno ricevuto 350 disegni, ne hanno selezionati quaranta, «i più efficaci». «La satira possiede una virtù che ci ha aiutato ad attraversare questi anni tragici: l’ottimismo. Se abbiamo voglia di ridere, significa che abbiamo voglia di vivere», scrive il direttore Riss nel suo editoriale in cui ripercorre l’ultimo decennio, segnato «dall’aggravarsi della situazione geopolitica». «Le risate, l’ironia, le caricature – aggiunge Riss – sono manifestazioni di ottimismo. Qualsiasi cosa accada di drammatico o felice, la voglia di ridere non scomparirà mai». Emmanuel Macron ha rivolto un appello a proseguire senza tregua la lotta contro il terrorismo. «Sappiamo che il terrorismo è un rischio che resta importante nelle nostre società – ha detto ieri il presidente – e questo richiede una costante vigilanza collettiva». Oggi Macron celebrerà le vittime di dieci anni fa con la sindaca Anne Hidalgo. Ieri graffiti antisemiti con le stelle di David sono comparsi sulle mura di diversi edifici vicini all’Hypercacher di Vincennes.