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 2025  gennaio 07 Martedì calendario

Il signore che ripesca biciclette dai Navigli

All’amo finiscono poltrone, bottiglie, posate, reti di materasso, carrelli della spesa (sic!). E biciclette, tantissime. I relitti sul fondo dei Navigli sono più d’uno ma a pescarli c’è sempre Simone Lunghi, a tempo perso custode delle acque di Darsena e dintorni: a «impugnare la canna» ha iniziato nove anni fa, ora le due ruote recuperate hanno raggiunto quota mille. 
C’è chi lo chiama «l’angelo del Naviglio», eppure la sua storia con il canale non pareva nata sotto la migliore stella, per lui che aveva iniziato a frequentarlo da istruttore della Canottieri San Cristoforo: «Volevo insegnare canoa in Trentino, mica a Milano – sospira Lunghi, anni 54 da Vigevano —, prestavo il fianco agli stereotipi: credevo fosse torbido e terribilmente sporco. Mi sbagliavo». Già, perché è proprio l’insospettabile limpidezza a permettergli di scorgere sacchetti e piccoli rifiuti, prima un giorno di imbattersi in una bicicletta: All’inizio si tuffa, poi affina la tecnica: «Le aggancio a un Dragonboat (una speciale canoa di origine cinese, ndr) e le isso su – spiega Lunghi —. Se non ci sono intoppi tutto dura pochi minuti, le biciclette sono più semplici da recuperare dei monopattini, che hanno meno appigli. Il problema semmai è il peso, che molto spesso supera i trenta chili». Sì, perché le biciclette che vengono ammarate dai vandali sono parte della flotta e-bike in sharing, con rarissime eccezioni: «Su mille, le tradizionali saranno state non più di quattro – ricorda— C’è chi vuole prenderle per fare serata gratis e poi se ne disfa così, ci sono quelli che le lanciano e basta. È il loro modo per tentare di apparire audaci a costo zero». A scanso di equivoci l’inciviltà è trasversale, al termine delle notti a più alta gradazione alcolica in acqua finisce qualsiasi cosa: «Negli anni ho recuperato un centinaio di monopattini, bidoni, un divano a due posti e diversi carrelli, ma ad andare per la maggiore sono i megafoni di plastica dei venditori ambulanti: vengono comprati per fare uno scherzo a qualcuno, solo che quel qualcuno regolarmente poi si stufa e glieli lancia via». E però c’è anche il recupero che non ti aspetti: «Un giorno trovai un braccialetto di Tiffany, lo vidi luccicare e mi buttai a prenderlo. Lo regalai alla mia ex moglie, chiarii che non si trattava di un ritorno di fiamma, era solo l’unica persona a cui potesse interessare. All’inizio era perplessa, poi si illuminò». 
Navigli, ma non solo: da tre anni Lunghi presiede l’associazione «Gli angeli del bello», i cui 300 volontari si occupano di dare una pettinata anche al resto della città: «Abbiamo venti comitati, ripuliamo i parchi e giardini pubblici, abbiamo ridipinto casa Manzoni dopo l’imbrattamento da parte dei writer», racconta Lunghi, insignito nel 2021 dell’Ambrogino d’oro e che dopo la stipula del protocollo con il tribunale di Milano Lunghi si avvale anche di trenta persone destinate ai lavori di pubblica utilità dopo l’affidamento in prova. «Siamo riusciti a fare assumere quattro persone in gravissima difficoltà economica – chiosa —. Ogni bicicletta è il simbolo della nostra determinazione nel difendere Milano e di renderla più vivibile per tutti». Remare, controcorrente.