Corriere della Sera, 7 gennaio 2025
Biografia di Herbert Kickl
«La politica di partito funziona come una nave. E io preferisco stare in sala macchine piuttosto che nella cabina del capitano», disse una volta Herbert Kickl, l’uomo che potrebbe diventare il prossimo cancelliere dell’Austria. In verità lo ha fatto per trent’anni, assicurando il buon funzionamento dei motori, a volte anche salvandola dal naufragio, della FPÖ, il partito della libertà dove aveva iniziato a lavorare nel 1995, mettendosi al servizio del suo idolo. Il giovane Kickl aveva infatti abbandonato gli studi di filosofia e storia, dopo l’incontro con Jörg Haider, l’uomo che aveva trasformato la formazione conservatrice, fondata da alcune ex SS, in una moderna forza di estrema destra ultranazionalista e xenofoba.
Ora, forte della travolgente vittoria elettorale dello scorso ottobre fin qui priva di conseguenze politiche, Kickl sta per lasciare le stive e salire sulla tolda di comando. Falliti i tentativi del cancelliere uscente, il popolare Karl Nehammer, di formare una coalizione a tre con i socialdemocratici e i liberali di Neos, il presidente della Repubblica Alexander Van der Bellen ha affidato a lui l’incarico di provarci. E sono in molti a scommettere che ci riuscirà.
Herbert Kickl è nato nel 1968 da una famiglia operaia in Carinzia, un mondo rurale e lontano dalla cosmopolita Vienna. I compagni di scuola ricordano un ragazzo solitario, vestito in abiti militari, isolato perché insofferente al quasi monopolio sulla vita pubblica austriaca dei socialdemocratici che lui definiva «la sinistra degli affitti bassi».
Della sua vita privata si è sempre saputo poco. Kickl vive ai margini di un bosco non lontano da Vienna con la moglie, la compagna di una vita che ha sposato nel 2018 in una cerimonia senza invitati: c’erano solo l’officiante e il borgomastro, un ex ministro socialdemocratico dell’Interno. Insieme hanno un figlio. Pratica sport estremi: scala montagne, corre le maratone e ogni tanto si misura anche sull’Ironman. Kickl non ha il carisma del suo maestro, Haider, morto in un incidente stradale nel 2008. E non ha neppure l’abilità retorica di Heinz-Christian Strache, l’uomo che ha fedelmente servito da stratega fino all’Ibizagate, lo scandalo che lo travolse nel 2017 dopo la pubblicazione di un video nel quale Strache prometteva favori in cambio di soldi alla sedicente figlia di un oligarca russo.
In compenso, Kickl è una macchina da guerra. Disciplinato, maniaco del controllo della narrazione, con un grande talento per i social media, strumento privilegiato della sua campagna vincente nella quale non ha dato una sola intervista a giornali, radio e televisioni. Per risollevare la FPÖ dal baratro, riportandola al centro del paesaggio politico, ha usato la pandemia abbracciando posizioni no-vax, l’immigrazione teorizzando le deportazioni di massa e la guerra in Ucraina dove ha sposato le posizioni filorusse e neutraliste dell’ungherese Viktor Orbán, il suo modello.
La sua retorica è violenta, gli slogan contundenti e incendiari, spesso presi direttamente dal vocabolario nazista. Come Hitler, dice di voler essere Volkskanzler, cancelliere del popolo. Bolla come Volksverräter, traditori del popolo, gli avversari politici. Dice di volere in Austria «Heimatliebe statt Marokkanerdiebe», patrioti invece di ladri marocchini. È studiosamente ambiguo sulla permanenza dell’Austria nell’Ue: «Non possiamo escluderla». Definisce la lotta ai cambiamenti climatici, «comunismo climatico».
Kickl è stato ministro degli Interni dell’Austria dal 2017 al 2019, nel governo tra i popolari del cancelliere Sebastian Kurz e la FPÖ allora guidata da Strache. Si distinse soprattutto per gli attacchi alla Convenzione europea sui diritti umani, l’ordinanza ai commissariati di polizia di rifiutare ogni accesso ai media considerati ostili, la decisione di ribattezzare i centri di accoglienza per migranti «centri di espulsione» e dulcis in fundo la perquisizione della sede dei servizi, sospettati di «spiare» il suo partito. Si dimise sull’onda dell’Ibizagate.
Da quando ha vinto le elezioni Kickl ha cercato di mostrare un volto più accomodante e ragionevole, dicendosi aperto a ogni collaborazione. Ora che è in vista del traguardo, non più le macchine ma la stanza dei bottoni, quale delle sue due facce prevarrà?