Corriere della Sera, 7 gennaio 2025
Gli ayatollah e gli interessi di Roma
Nella vicenda di Cecilia Sala confluiscono l’interesse nazionale italiano, la condizione del regime iraniano, la redistribuzione del potere in Medio Oriente. La nostra priorità è riportare a casa una cittadina italiana. La via è quella del negoziato e dei patti riservati: accordi triangolari con gli iraniani e con gli americani. E quanto a questi ultimi, sapendo che ai decisori politici si accompagna la memoria lunga degli apparati. L’interesse nazionale sta nell’ottenere il risultato senza soluzioni che possano apparire poco chiare, conservando la credibilità. Sono i criteri delle democrazie occidentali. Stati Uniti compresi. La situazione del regime iraniano è un fattore di complicazione. L’Iran ha un assetto policentrico. La parola della Guida suprema Alì Khamenei vale più delle altre. Ma la dialettica tra la cautela degli ayatollah e l’intransigenza dell’establishment dei Guardiani della rivoluzione rende più complessi i processi decisionali. Il momento è poco propizio. Già prima di perdere i suoi proxy, Teheran – in difficoltà economiche – aveva ritentato di negoziare con l’Occidente. Oggi, vulnerabile anche militarmente, tende ad evitare conflitti diretti: dover ricattare un Paese occidentale in cambio di Mohammad Abedini – cui i pasdaran devono tenere molto – era l’ultimo dei desiderata. Sullo sfondo resta il dibattito sul come reagire all’offensiva israeliana: tentare il dialogo con americani ed europei, accelerare sul nucleare o combinare entrambi? Le opzioni sono aperte. E qui va considerato il riallineamento del potere in Medio Oriente: ulteriore complessità. È indubbio che Israele abbia vinto sul campo, pur con costi umanitari altissimi. I nodi sono due: Netanyahu vorrà regolare i conti in armi con l’Iran? Avrà carta bianca dagli americani? Le due questioni sono legate. Israele non ha le capacità contro il nucleare iraniano se non con un supporto diretto degli Usa. Trump è restìo a coinvolgersi in avventure, ma incline a premere sull’Iran. Vedremo. L’alternativa sarebbe far implodere il regime con sanzioni e misure asimmetriche: tempi lunghi, risultato non garantito, asse rafforzato con Mosca, Pyongyang e Pechino. Geopolitica e drammatiche vicende dei singoli si intrecciano: aver iniziato a dipanarle a Mar-a-Lago potrà aiutare.