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 2025  gennaio 06 Lunedì calendario

Mario Capanna spiega le differenze tra i giovani del 68 e i giovani di oggi

Mario Capanna, so che ce l’ha sulla punta della lingua: qui ci vorrebbe un altro Sessantotto!
La storia non si ripete ma nemmeno è possibile continuare a vivere in questo tempo fatto solo di alienazione.
Capanna era giovane e aveva il fuoco dentro.
Tra qualche giorno arrivo al traguardo degli ottanta, tra gli ulivi del mio pezzetto di terra a Città di Castello, il luogo del ritorno.
Si è accorto che i giovani non esistono più nel dibattito pubblico?
Sa la differenza tra noi e loro? Noi avevamo fame di futuro, loro lo temono, lo vivono come minaccia, con la paura terribile che ancora peggio dovrà andare, che non basterà nemmeno più emigrare.
Ai suoi tempi era appunto tutto un fuoco.
Cavolo! La società è stata assalita da una energia che l’ha messa sottosopra, da un modo di vivere che le era sconosciuto. La liberazione sessuale è il sunto civile di quella meravigliosa stagione di lotte.
La politica metteva i corpi in relazione, diciamo in ogni senso.
In effetti il sesso come scoperta continua e anche come approccio convinto al piacere assoluto. A volte ci ripenso e mi chiedo: facevamo tanto casino anche perché era un modo per incontrare e insomma approfittare della situazione…
Lei aveva campo largo davanti.
Macchè, col senno di poi ammetto: sono stato un cretino. Mi perdevo dietro agli ordini del giorno alle discussioni interminabili, alle mozioni da scrivere mentre il resto della truppa, non tutti ma insomma, promuovevano contatti sempre più approfonditi e performanti. Il sesso divenne giustamente componente essenziale nella vita e nell’impegno politico.
Adesso i giovani sembrano invece vivere una sessualità assai più rarefatta e custodita.
Esiste un nesso indiscutibile tra l’energia in politica e nella vita. Il sesso oggi è un problema tra i giovani. Internet li consuma e li isola ma non li aiuta a vivere l’amore. Fanno sesso con difficoltà e vanno in piazza con ancora maggiore resistenza.
Vuoti i cuori e vuote le piazze.
Ci avevano descritto la globalizzazione come una cornucopia che avrebbe fatto felici tutti. Ora sappiamo di vivere nella società dell’uno per cento. L’uno per cento ha ogni bene e ogni ricchezza molto oltre l’immaginabile. Tutto il resto vive in una difficoltà crescente.
Se viviamo un tempo di guerra, se le chances si riducono e i diritti vengono calpestati, perché non c’è opposizione, resistenza, contestazione?
Tre i motivi secondo me: la difficoltà economica rende ancora più fragile e debole il ceto che arranca, i salariati, i giovani in cerca di un lavoro. Poi c’è un’idea, uno stile di vita, che premia l’avere sull’essere. Quindi ti trasforma da cittadino in consumatore e la classe politica, terzo grande problema, non ha idee per coinvolgere. Ha solo propaganda da offrire. La propaganda è merce di consumo e la vende attraverso i media, il sistema spesso connesso con il potere costituito.
È un vero disastro.
È disastrosa la condizione della sinistra in Europa e nel mondo. In Francia c’è un signore, Emmanuel Macron, che perde le elezioni e non le riconosce. L’esito scontato è che la destra guadagnerà ancora più terreno e si impossesserà del Paese. Così come in Germania, in America.
Perchè la destra vince sempre?
Parlare all’individuo invece che alla società, legittimare il processo verticale di ricchezza fino a distruggere ogni idea di uguaglianza e poi offrire questa idea: non esiste il paradiso, devi accettare le ingiustizie, perfino favorirle per tutelare la tua condizione di vita.
È la teoria della società compiutamente diseguale.
Anche il sonno più profondo della società non dura in eterno. Il fuoco della contestazione contro questa montagna di ingiustizie illuminerà il mondo. Troppa per fortuna è la brava gente che ha a cuore i diritti e l’impegno sociale. Quando non ce lo aspettiamo, o non ci crediamo più, la ritroveremo in piazza. Sono ottimista, farò in tempo a godermi lo spettacolo.