Il Messaggero, 6 gennaio 2025
Aperta l’ultima Porta Santa
Il suono dello jobel, ripetuto e penetrante, ha spezzato il silenzio dell’attesa nel maestoso atrio della basilica di San Paolo fuori le Mura. Quel corno di montone che sin dall’antichità veniva suonato nella tradizione biblica e talmudica e che è alla base stessa della parola giubileo, ha dato l’avvio al rito dell’apertura della Porta Santa, la quinta e ultima Porta Santa dopo quella di san Pietro varcata per primo in carrozzella dal Papa la notte di Natale in mondovisione. Stavolta, invece, a guidare la celebrazione solenne è toccato all’americano James Harvey, l’arciprete di San Paolo, per anni uno dei più stretti collaboratori di Giovanni Paolo II, diventato cardinale sotto Papa Ratzinger. È lui che ha aperto la processione dopo aver letto la formula di rito – «Fratelli e sorelle, Cristo è la porta, chi entra nel recinto delle pecore attraverso di lui sarà salvo. Questa è la nostra fede, la nostra speranza che non delude». E dopo aver fatto pressione con entrambe le mani sulle massicce ante di bronzo è rimasto immobile ad osservare mentre si aprivano. Il grande bassorilievo sulla porta raffigurante un Cristo in croce è sembrato quasi muoversi. Una manciata di secondi di raccoglimento sulla soglia e poi ha preso ad avanzare verso la navata centrale. In testa al corteo c’era il cardinale americano e subito dopo monsignor Rino Fisichella, l’arcivescovo al quale è stato affidato dal Papa tutta l’organizzazione dell’Anno Santo. Seguivano i monaci della basilica con le casule bianche, i cerimonieri, alcuni sacerdoti e solo alla fine i fedeli, gente comune, padri e madri, collaboratori parrocchiali, studentesse, boyscout, consacrate, bambini tenuti per mano dai nonni, ragazzi, famiglie.Quasi contemporaneamente all’esterno del complesso monumentale la polizia fermava una giovane donna vestita tutta di bianco. «Come un angelo» ha detto lei mentre posava da dietro le transenne tenendo bene in alto un cartello con sopra scritto a caratteri grandi: «Chiudete la porta alla corrida». Solo più tardi si è saputo che si trattava di un blitz animalista organizzato dalla PETA e come scopo aveva quello di mettere sotto i riflettori la mattanza dei tori nelle corride, sia in Spagna che altri paesi latinoamericani. «Non c’è nulla di santo nel torturare e uccidere creature di Dio come forma di intrattenimento per gli esseri umani» ha affermato la showgirl Daniela Martani mentre veniva identificata dalle forze dell’ordine. «Questa iniziativa è nata per chiedere alla Chiesa di mobilitarsi in difesa degli animali e iniziare il nuovo anno giubilare denunciando questa pratica sanguinaria che non ha niente a che vedere con i valori cristiani». In basilica nessuno è sembrato essersi accorto del fuori programma e così la cerimonia è andata avanti senza scossoni. Harvey ha sottolineato ai tremila fedeli presenti il valore della speranza, e forse è stata la parola che ha ripetuto con maggiore insistenza nella sua omelia, facendo riferimento continuo al bisogno di ogni uomo di aggrapparsi a qualcosa di duraturo per vincere la paura della morte. «In questo periodo post pandemia, ferito da tragedie e guerre e tante crisi di varia natura, la speranza è legata al futuro e si collauda nel presente. Anche un presente faticoso può essere accettato se conduce a una meta grande, capace di giustificare la fatica del cammino, e solo quando il futuro è certo come realtà positiva ecco che allora diventa vivibile anche il presente» ha sottolineato il cardinale arciprete.Con il rito della Porta Santa nella basilica che sorge sulla via Ostiense a pochi chilometri dal luogo dove l’Apostolo delle Genti subì il martirio, è stato di fatto inaugurato anche il restyling interno sui marmi, ora scintillanti. Merito di una importante donazione dell’Azerbaijan al Vaticano che ha consentito di restaurare le vastissime superficie marmoree che decorano le navate e il transetto. Da tempo i tecnici avevano messo in evidenza il bisogno di metterle in sicurezza per rendere affidabile il passaggio dei visitatori durante l’anno giubilare. La chiesa, infatti, sembra soggetta a una condizione diffusa di degrado dei rivestimenti marmorei parietali e dei colonnati delle navate per via dei movimenti strutturali a cui è sottoposta e per la risalita capillare dell’acqua poiché è stata costruita su terreni alluvionali del Tevere piuttosto deformabili. La firma del generoso accordo tra la Heydar Aliyev Foundation azera e il Vaticano è avvenuta quattro mesi fa, con la benedizione di Papa Francesco.