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 2025  gennaio 06 Lunedì calendario

Donna-gatto, addio!

Era entrata 50 volte in sala operatoria, 50 volte ricostruita, dagli zigomi ai piedi, dagli occhi alle cosce, e dalle tette pesantissime progettate da un ingegnere aeronautico ai glutei rotondi e duri come palloni. Sotto le luci dei riflettori tutto questo perdeva il grottesco e diventava un immaginario per folle non solo maschili, che tendevano le mani verso barlumi che credevano di vedere. La donna-gatto, la signora Jocelyn Wildenstein, che la sera del 31 dicembre, a 84 anni, è morta nel sonno in un hotel a mille stelle di Parigi (e dove se no?) esibiva così una magnificenza insolente che è il massimo della volgarità per chi ama la natura, i prodotti della terra, le cose fatte a mano e coltiva la discrezione e il famoso buon gusto. Jocelyn era invece l’Alta Sacerdotessa del vasto mondo che odia tutto quello che non viene ricostruito, e agli alberi preferisce i grattacieli, si incanta solo alle cerimonie, graffia con unghia finte, mangia cibi di laboratorio, trova nel falso un rifugio e un antidoto al veleno del vero. I giornali americani l’hanno salutata come una regina del “jet set” che, ammesso che davvero ancora esista a New York e a Londra e in tutte le capitali dell’ozio e della superbia, sarebbe il mondo internazionale del lusso esibito, non del tutto soppiantato dai social come Instagram dove Jocelyn aveva un milione e centomila follower che si tuffavano nei suoi video come in una sbronza. Incontrandola per strada, il mondo diventava cattivo con la donna-fenomeno e quell’ammasso di cicatrici che rendevano goffi e faticosi i suoi movimenti, ma con le luci di scena Jocelyn diventava l’apparenza, l’illusione, l’imprendibile. La intervistavano spesso, morbosi ma femministi, per cercare nelle perversioni di un uomo-padrone le origini del suo martirio, quell’evidenza chirurgica che lacatwomannegava. Ammetteva una sola chirurgia, la prima, un dono di devozione a Alec Wildenstein, il grande amore della sua vita, un ricchissimo mercante d’arte cisposo e ruvido che l’avrebbe voluta gatta e sempre giovane, ma quando nel 1997 divorziarono, dopo venti anni di matrimonio, lui, che il tribunale aveva costretto a coprirla di soldi – 2,5 milioni di dollari, oltre a una rendita vitalizia di 100 milioni di dollari all’anno – disse che la pazza era lei: «Scoprivo le operazioni chirurgiche sempre per ultimo. Pensava di poter sistemare il suo viso come un mobile». La verità è che incarnava la voglia diffusa di diventare scultori di sé stessi, espressionisti volgari e al tempo stesso creativi nel bisogno di restaurarsi, appunto, che hanno i vip e gli anonimi, i passanti di una qualsiasi strada del centro di Roma e i due presidenti degli Stati Uniti, Biden e Trump, tutti nipotini di Berlusconi, il primo che ha diviso il mondo in vecchie querce e parrucchieri, cipressi alti e schietti e nasi rimodellati e vedremo alla fine chi vincerà nella guerra civile planetaria tra i fatti e i rifatti.