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 2025  gennaio 06 Lunedì calendario

La nuova offensiva nell’oblast di Kursk

Per tutta la notte sciami di droni e di missili Atacms hanno infierito su basi e aeroporti della Russia meridionale, poi poco dopo l’alba colonne di mezzi corazzati ucraini sono tornate ad attaccare la regione russa di Kursk. Un nuovo assalto su larga scala, scagliato per risollevare il morale interno dopo mesi di ritirate e testimoniare agli alleati la determinazione nel proseguire la guerra: un messaggio rivolto soprattutto a Donald Trump, che tra due settimane si insedierà alla Casa Bianca. L’obiettivo è essenzialmente politico: dopo 152 giorni Putin non è ancora riuscito a concretizzare la promessa di buttare le forze di Kiev fuori dai confini russi e ora rischia di subire un altro smacco.Le notizie sono frammentarie e confuse, provenienti solo da fonti di Mosca: i militari ucraini mantengono un blackout informativo quasi totale. Di sicuro si tratta di un’operazione con più direttrici e l’impiego di numerose unità: sono entrati inazione i migliori tank occidentali, come gli Abrams americani e i Challenger britannici. Kiev è stata in grado di concentrare le sue truppe senza farsi scoprire e la prima ondata ha colto di sorpresa i comandi del Cremlino, andando avanti in certi punti per otto chilometri. Alcuni dei veicoli sarebbero dotati di strumenti di disturbo elettronico innovativi che hanno “accecato” i droni avversari.La tattica degli attaccanti è quella classica: muovono gruppi di blindati carichi di truppe, preceduti da panzer Leopard speciali che aprono un varco nei campi minati. Poi fanno scendere i fanti nei boschetti e ripetono la missione: a Berdin una compagnia si è trincerata in una foresta. Gli scontri più accesi vengono segnalati a Bolshoye Soldatskoye, nell’area di Sudzha, ma ci sono combattimenti in tutta la linea del fronte, da nord a sud: a Leonidovo, Pushkarnoe, Glushkovo. A Tektino è in corso il tentativo di circondare il presidio russo, chiuso alle spalle dal fiume Sejm.Il quartiere generale di Mosca sostiene che la situazione è sotto controllo. Il Cremlino ha mandato a Kursk il viceministro della Difesa Yunus- bek Yevkurov, un esperto generale caucasico con fama di duro. Nella mischia sono state gettati i ceceni dell’Akhmat; i parà e la 155ma brigata di fanteria di Marina, che incorpora battaglioni nordcoreani. La reazione è stata comunque determinata: gli ucraini per avanzare si devono esporre in campo aperto e questo aumenta le perdite. Dopo giorni di neve e di vento, l’attacco è partito in condizioni meteo ottime, che facilitano i raid di cacciabombardieri ed elicotteri russi: probabilmente gli ucraini intendono sfruttare la loro superiorità nel settore dei piccoli droni, che non volano con il cattivo tempo.L’impressione è che quello di ieri sia solo l’inizio di una manovra più vasta, che durerà giorni e potrebbe vedere assalti in regioni lontane da Kursk. I blogger militari di Mosca temono che ci siano altre sortite nella zona di Zaporizhia, più strategica per il destino del conflitto.Il presidente Zelensky e il generale Syrsky, che guida l’armata di Kiev, hanno fatto una mossa molto rischiosa. Ancora una volta hanno deciso di impegnare le riserve per portare la guerra nel territorio di Mosca: «Buone notizie da Kursk: la Russia sta ottenendo ciò che si merita», ha commentato sui social il capo dell’amministrazione presidenziale Andriy Yermak. Una scelta che nasce dall’esigenza di placare i dubbi crescenti tra la popolazione sull’andamento delle operazioni ma soprattutto per presentarsi a Trump con un risultato significativo, da far pesare sul tavolo dei futuri negoziati: negli ultimi tre mesi Mosca aveva riconquistato circa il 40 per cento dell’area persa ad agosto. Ma in questo scacchiere non c’è la possibilità di ottenere una vittoria determinante: il capoluogo e la sua centrale nucleare sono stati alla portata degli ucraini la scorsa estate, frenati dal veto Usa sulle armi a lungo raggio, mentre oggi appaiono irraggiungibili. Invece i reparti di Kiev nel Donbass sono esausti e con l’offensiva a Kursk vedono svanire la speranza di ricevere rinforzi. Nel Donetsk le avanguardie russe non si fermano e anche ieri hanno espugnato altri villaggi. Kurakhovo è caduta; a Toresk si lotta casa per casa e Pokrovsk sta per venire investita dai tank: l’intero schieramento appare in crisi. Solo nei prossimi giorni si capirà se la nuova avanzata influirà sul quadro complessivo della battaglia o servirà solo a manifestare la volontà del governo Zelensky di non cedere a compromessi imposti dall’estero.