la Repubblica, 6 gennaio 2025
La politica parla di migranti per soffiare sulle paure
L’immigrazione in Italia ha una storia di lunga durata. E genera sentimenti diversi, nel corso del tempo. Soprattutto, insicurezza. Per questo motivo è stata utilizzata come “argomento politico”.Oggi i cittadini stranieri residenti in Italia sono oltre 5 milioni e 300 mila e rappresentano circa il 9% della popolazione residente nel Paese. Fra le principali comunità straniere vi sono quelle di provenienza rumena, albanese, ucraina e cinese. Nel corso del 2024 gli arrivi dal Mediterraneo sono stati oltre 66 mila. In questa fase, il tema è tornato di grande attualità per ragioni, nuovamente, politiche.Sollecitate da due eventi. Il trasferimento in Albania di stranieri soccorsi nel Mediterraneo. Inoltre, la vicenda che riguarda il ministro Matteo Salvini, responsabile di avere impedito, nell’agosto del 2019, l’ingresso in acque italiane della nave dell’Ong spagnola Open Arms e il conseguente sbarco di 147 migranti soccorsi in mare. Un divieto illegittimo, secondo la Procura di Palermo, con una decisione confermata dal Tribunale dei Ministri. Per questa ragione vennero richiesti sei anni di carcere. Di recente, però, il Tribunale di Palermo ha assolto Salvini dalle accuse di sequestro di persona e il ministro ha potuto rivendicare la propria “assoluzione”.Comunque, la questione degli immigrati ha costituito un argomento di dibattito pubblico anche prima della conclusione di questa vicenda. Per molto tempo. In particolare, fino ai primi anni di questo decennio. Cioè, prima che ad alimentare le paure degli italiani irrompesse un altro soggetto, il Covid. La paura del virus, infatti, ha ridimensionato gli altri fattori di inquietudine. Come hanno messo in evidenza le indagini di LaPolis Università di Urbino CarloBo e Demos. Fino a quando la diffusione dei vaccini e il progressivo “adattamento reciproco” fra le persone e il virus hanno limitato la visibilità del Covid sui media, in particolare sulla televisione. Il medium dove i fenomeni sociali e politici fanno più notizia. E condizionano maggiormente la percezione dei cittadini, insieme al dibattito politico.Si tratta di una relazione delineata, in modo chiaro, dall’associazione “Carta di Roma”, attraverso una ricerca, giunta alla XII edizione, che ricostruisce “la presenza dell’immigrazione nei titoli dei giornali”. E, in questomodo, dà visibilità al fenomeno. Il rapporto presentato di recente propone indicazioni interessanti. In particolare, quando si confronta l’entità del fenomeno, cioè, il numero degli sbarchi, con la sua visibilità mediatica. Una relazione non scontata né evidente.Il numero degli sbarchi, infatti, negli ultimi 5 anni cresce e raggiunge un picco notevole nel 2023, quando si avvicina a 160.000. Un numero tra i più elevati dal 2016. Il numero dei titoli, però, dal 2019 cala sensibilmente, fino a toccare il punto più basso nell’ultimo anno. E ciò sottolinea come non vi sia unarelazione stretta e coerente fra visibilità e realtà.La visibilità di una questione, infatti, dipende soprattutto dall’agenda dell’informazione. Che, a sua volta, è condizionata dalla presenza di altri argomenti. In grado di intercettare e spostare l’attenzione delle persone. Che è attratta, sempre più, dalle paure. Perché “la paura fa spettacolo”.Ma, negli ultimi anni, i fattori e i luoghi della paura sono stati orientati soprattutto dalle guerre, che hanno coinvolto e sconvolto Paesi vicini a noi, come l’Ucraina. O più lontani, come Israele, la Palestina, la Siria, il Libano. D’altronde, come abbiamo già detto, la paura fa spettacolo. E le distanze contano poco, in tempi di globalizzazione. Perché i media propongono gli avvenimenti in diretta.In questa fase, comunque, i giornali sembrano meno attenti agli sbarchi, che pure proseguono. Anzitutto, perché oscurati da altri eventi drammatici. Come le guerre. Inoltre, perché è cambiato l’approccio politico dominante. In passato, infatti, l’argomento era amplificato dai soggetti politici (anzitutto la Lega) che oggi sono al governo. E non hanno interesse ad alimentarlo, quando coinvolge figure di primo piano della maggioranza, come il ministro Matteo Salvini. Tanto più se, come mostra il rapporto redatto da “Carta di Roma”, l’unica voce che interviene in tv, sull’argomento, è quella della politica. O meglio, dei politici. Soprattutto in questa fase.Non per caso la parola chiave sull’argomento è “Albania”. Un “porto sicuro”, per chi ha interesse a “esportare l’insicurezza”. Mentre la voce dei migranti e dei rifugiati, in prima serata, resta limitata. Insomma, parlare delle migrazioni è utile. Ma è meglio che i migranti restino in silenzio...