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 2025  gennaio 06 Lunedì calendario

La casa editrice Einaudi ha deciso di eliminare dall’inizio la possibilità di acquistare i suoi libri a rate

La casa editrice Einaudi ha deciso di eliminare dall’inizio di quest’anno la possibilità di acquistare i suoi libri a rate. Poiché fruisco di una tale possibilità dal remoto 1960 (sì, da oltre mezzo secolo: a Torino possono controllare) mi sento autorizzato a esprimere diciamo così alcune perplessità.
La prima e più ovvia è di ordine commerciale. Libri come i «Millenni» o molti titoli della collana storica o altre opere che fanno il vanto della Casa come, chessò, l’epistolario di Gobetti, costano cifre che sfiorano e spesso superano i cento euro. Prezzi assai elevati hanno avuto in passato anche i volumi della «Storia d’Italia», così come il Dizionario del fascismo o molti libri di storia dell’arte. È proprio sicuro, mi chiedo che la vendita in libreria o su Amazon sia compatibile con gli alti prezzi di copertina di libri importanti come quelli ora citati? Potranno continuare ad essere pubblicati libri così cari senza la risorsa del «rateale»? 
Ma c’è qualcosa di più importante. Molto più che nelle scelte ideologiche del suo catalogo – peraltro inevitabilmente ormai sempre più sbiadite – la cifra culturale dell’Einaudi, la sua antica diversità legata alla dimensione dell’«impegno civile», risiedeva ormai proprio in una cosa unica e solo sua, come il «rateale». Che aveva permesso a molti italiani, come chi scrive, di cominciar fin da giovani a provare il piacere di scorrere un catalogo, di scegliere un libro, di formarsi una biblioteca e in questo modo di conoscere il mondo. E insieme – è accaduto a tanti – anche di trovare un amico in qualcuno degli appassionati «agenti» della casa editrice che ogni mese, per anni, venivano a trovarlo. È proprio inevitabile, mi chiedo, che oggi tutto ciò non sia più possibile? Che un simile grumo di esperienza umana e culturale debba dissolversi per sempre? Perché il ministro Giuli non prova a immaginare un qualche modo per far sì che una volta tanto in questo Paese non si sia costretti a rimpiangere il passato?