Corriere della Sera, 6 gennaio 2025
In Austria la crisi politica apre la porta all’ultradestra
Impasse, palla a destra. Anzi: alla destra più destra d’Europa, la Freiheitliche Partei Österreichs. In Austria si consuma una crisi politica che potrebbe concludersi con il primo cancelliere della Fpö nella storia del Paese.
Ieri mattina, dopo il fallimento dei colloqui tra Socialdemocratici e Popolari che non sono riusciti a concordare su una squadra e su un programma di governo, l’ottantenne presidente della Repubblica Alexander Van der Bellen, nato politicamente nei Verdi, ha dovuto invitare Herbert Kickl a un «colloquio» su nuove trattative per formare l’esecutivo. Van der Bellen, che ha aggiunto che «come tutti sapete, non era questo il mio desiderio», non ha detto con chiarezza che affiderà a Kickl il compito di formare il governo, ma che non lo esclude. Si vedranno oggi alle 11.
Kickl è stato autore dei discorsi di Jörg Haider e manager delle campagne di Christian Strache, e ora presiede con successi mai visti prima la Freiheitliche Partei Österreichs, di cui guida da sempre l’ala più dura. Con lui il centrodestra dei Popolari (Övp), che col centrosinistra avevano «disaccordi insanabili», si è detto invece pronto a trattare.
E non importa se i popolari del cancelliere uscente Karl Nehammer, che sabato si è dimesso anche da leader del partito – gli subentra come cancelliere ad interim il suo ministro degli Esteri Alexander Schallenberg – avrebbero avuto nella «grosse Koalition» col centrosinistra la posizione dominante, esprimendo il cancelliere, e ora invece potrebbero essere convocati dalla Fpö come junior partner. La grande coalizione è fallita.
A settembre l’Austria ha votato alle parlamentari, e il primo partito, con il 29% dei voti, è stata la Freiheitliche Partei Österreichs. Che ha un’agenda populista e filorussa, programmi drastici sui migranti ed è tra i fondatori della famiglia europea dei Patrioti con Le Pen e Orbán; ed è stata persino no-vax. Proprio questa posizione, nel Paese che ha a lungo avuto uno dei tassi più bassi d’Europa di adesione alle campagne vaccinali anti-Covid, gli è valsa molti voti; come anche la posizione vicina a Mosca in un Paese che non è nella Nato e importa ancora gas dalla Russia.
Per arginare questa agenda, il capo dello Stato ha affidato non al leader del partito vincitore, ma al cancelliere uscente Nehammer, il compito di formare un governo. Ha motivato questa mossa con l’assenza di partiti disposti ad allearsi con la Fpö, e finché Nehammer ha guidato i popolari era anche vero. Ecco coinvolti i socialdemocratici e i liberali di Neos. Le tre forze hanno trattato per tutto l’autunno; venerdì Neos si è sfilata, vedendosi negare molti dei tagli proposti alla spesa pubblica a cominciare dalla vacca sacra nazionale, l’età pensionabile. Restava una maggioranza di un voto per coalizzarsi comunque, ma sabato Nehammer ha capitolato.
Van der Bellen ha allora riconvocato Kickl: «Le voci che escludono una collaborazione tra Fpö e Övp si sono ridimensionate, e si sono aperte nuove vie». In attesa dell’incontro di oggi lo ha confermato anche il leader pro tempore della Övp, Christian Stocker: «Se saremo invitati parteciperemo ai colloqui». Non è chiaro con che spirito. Kickl ha dichiarato ieri che si aspetta che i popolari «abbiano capito la forza del mandato popolare nei nostri confronti». Ma Stocker, nominato proprio ieri a sostituire Nehammer, è uno dei critici più aspri di Kickl da sempre. Le due forze hanno governato già insieme, nel 2017-19 e nel 2000-2007. Solo, mai con un cancelliere della Fpö, che, per inciso, se si tornasse a votare oggi avrebbe il 35%.
La prima forza politica a congratularsi con Kickl, a settembre, era stata la tedesca Alternative für Deutschland, collocata nello stesso modo nell’arco costituzionale. In Germania – dove si vota a febbraio – nei confronti di AfD vige un espresso «cordone sanitario» da parte dei partiti tradizionali. E un recente sondaggio del quotidiano Die Welt ha stabilito che la coalizione più amata (dal 41% dei tedeschi) sarebbe la «grosse Koalition» di socialdemocratici e popolari. Proprio come quella fallita in Austria. Ma non tutti nel centrodestra, che verosimilmente vincerà, sono d’accordo e c’è chi si chiede se il «cordone sanitario» reggerà.