Corriere della Sera, 6 gennaio 2025
Storie e volti del pasticcio dei 5 Stelle in Sardegna
Tanti volti, ma nessun responsabile. Nel Movimento – in parallelo alla bagarre politica – si indaga su quanto è successo con le rendicontazioni di Alessandra Todde. Gli occhi sono puntati sul comitato elettorale M5S per le elezioni in Sardegna, un gruppo di cui fanno parte i senatori Ettore Licheri e Emiliano Fenu e il deputato, fedelissimo di Giuseppe Conte, Alfonso Colucci. Il comitato ha chiuso i battenti a settembre, quando ha stilato anche il rendiconto della sua attività. Tesoriere è Fenu, mentre Licheri è il presidente. I loro nomi, in queste ore si incrociano con altri tre. Quelli ovviamente di Alessandra Todde, del leader Giuseppe Conte e dell’assessora sarda Desiré Manca. Ogni nome ha un ruolo e la storia parte da lontano, dalla scelta di chi candidare a governatrice. La corsa era a due, tra Manca, sostenuta dal coordinatore sardo M5S Licheri, e Todde, appunto, ben vista dai vertici romani del partito. L’allora vice di Conte – nonostante voci di sondaggi favorevoli a Manca – alla fine la spunta, forte anche del rapporto con il leader. La spaccatura si riflette tra gli attivisti. E viene ricucita con una campagna elettorale partita in sordina e con la nomina ad assessora di Manca. E proprio quest’ultima, per ore, è stata l’unica voce in difesa di Todde: «Da una donna delle istituzioni non si poteva avere una risposta migliore, l’unica risposta possibile a chi festeggia il colpo di coda, l’ultimo possibile, di chi all’improvviso si vede privato di poteri e prebende». Eppure nel Movimento c’è chi rinfocola quell’antica rivalità e accusa il comitato di «disattenzione». Manca sul suo profilo Instagram pubblica un post criptico e una foto con la madre: «Dai mamma, sorridiamo e lasciamo parlare».
Intanto la base si interroga. «Possibile che abbiamo fatto questo pasticcio?», si vocifera tra i 5 Stelle. E spuntano anche documenti che nel partito giudicano «incomprensibili». Nell’elenco dei contributi superiori a 500 euro percepiti fornito dal comitato si trova traccia anche dei due bonifici «anonimi» contestati dal collegio elettorale di garanzia, uno da 30 mila euro e l’altro da 8 mila. A erogarli Movimento 5 Stelle e Pd. Quasi 82 mila euro (81.960) i contributi superiori ai 500 euro: si tratta della quasi totalità dei finanziamenti, meno di 10 mila euro rimangono fuori dal conteggio. Nella rendicontazione si parla di 77.900 euro di contribuzioni da parte di persone giuridiche, mentre 12.817 sono gli euro frutto di contributi di singoli.
Trai difensori della governatrice c’è chi sbotta: «I conti tornano». Anche se nelle pieghe della base torna a girare un vecchio video di qualche mese fa. «Mi sono pagata anche gran parte di questa campagna elettorale», sosteneva Todde intervistata da Corrado Formigli a Piazza Pulita su La7.
Insomma, un altro tassello di un rebus che il Movimento è riuscito a rendere sempre più complesso con le proprie mani.