Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  gennaio 05 Domenica calendario

Ondina Valla, più forte di tutti gli ostacoli

«Avevo al collo la mia Madonnina di Bologna. Ecco perché ho vinto», ha ripetuto fino alla fine dei suoi giorni Ondina Valla. La prima storica campionessa olimpica dell’atletica italiana era convinta che quella medaglietta e la sua devozione alla Madonna di San Luca gli aveva portato una seconda medaglia, quella dell’oro olimpico di Berlino 1936. «La Madonna di San Luca l’aveva aiutata ad arrivare prima sul filo di lana, a superare i dolori della vigilia, a mettere davanti a tutto il cuore anche quando le gambe sembravano diventare di legno», scrive il bracconiere di storie di sport Marco Tarozzi inOndina. Il sorriso che ha cambiato il mondo (Minerva. Pagine 127 Euro 15,00). Un appassionante libro omaggio a questa piccola eroina esemplare della grande epopea azzurra a cinque cerchi. Un esempio notevole di emancipazione femminile, Trebisonda, diventata Ondina per licenza poetica di un cronista sportivo, all’ombra delle Torri felsinee è stata una pioniera dell’atletica, così come nello stesso periodo Maria Montessori ha rivoluzionato il metodo educativo negli asili bolognesi e Giada Chiara Allegretti divenne la prima donna ad ottenere la libera docenza con la cattedra di Pedagogia. Siamo nel V anno dell’era fascista, il 1927, quando l’onda anomala di Ondina fa la sua apparizione sulle piste di atletica. Gareggiando per i colori della sua scuola la Muzzi, partecipa alla Coppa Bologna dove nelle varie prove ottiene tutti primi posti: salta 3,52 metri in lungo, vince nei 50 metri piani «e soprattutto supera con una elegante sforbiciata l’asticella del salto in alto, fissata a 1.10 metri. Un exploit che notano in tanti ma soprattutto il capitano Vittorio Costa. Che non è tra gli osservatori per caso», annota Tarozzi nel suo libro. Costa, il presidente della Fisa è lo scopritore di questo talento dal «fisico filiforme, con una folta capigliatura e un nome impossibile». Trebisonda, magnifica ed esotica, come la città turca che si affaccia sul Mar Nero, così l’avevano ribattezzata nel 1916 papà Gaetano e mamma Andreana che sono i primi tifosi di questa ragazzina esuberante che non ha rivali. Anzi no, una c’era, la stellina dell’Istituto Giacomo Venezian, l’altrettanto atletica Claudia Testoni, classe 1915. Per volontà del ras Leandro Arpinati nel ’29 nascerà la società Bologna Sportiva con l’obiettivo dichiarato di riunire la meglio gioventù dello sport cittadino. Ondina e Claudia compagne di squadra e punte di diamante della nuova compagine che alla terza Coppa Bologna si divideranno i podi: la Valla prima nel salto in alto con 1,32 metri e la Testoni che vince nel salto in lungo con 4,08 metri. Ma nei 50 metri arrivano dietro a Sara Zini. Con l’inizio del nuovo decennio si volta pagina e Ondina va via col vento. Il cambio di passo avviene con la complicità di un’altra donna, Marina Zanetti nominata ct della Nazionale femminile, la quale entra in scena organizzando a Napoli, il 19 giugno 1929, la sfida contro il Belgio. Negli 80 ostacoli, la specialità che regalerà a Ondina i suoi momenti di gloria, sotto il Vesuvio la vedrà terza, dietro alla Bongiovanni e alla belga Petit. Ma grazie anche alle sue prestazioni l’Italia batterà il Belgio 4841 e pochi giorni dopo a Firenze la Valla lancia il segnale della futura regina degli 80 ostacoli vincendo con tanto di record italiano, 14 secondi netti. È tutto un crescendo, campionessa italiana dei 60 piani e degli 80 ostacoli, la ragazza di Bologna è pronta per le Olimpiadi di Los Angeles 1932. Il fascismo, con la sua stucchevole retorica di regime, crede nella donna atleta come esempio di salute e robustezza, ma questo in piena contraddizione con i precetti della Chiesa del tempo che riteneva «lo sport dannoso per la salute e lo spirito della donna», sottolinea Tarozzi. Pertanto nella squadra azzurra che doveva prendere parte ai Giochi di Los Angeles, 107 atleti, 102 più 5 riserve, nonostante i risultati eccellenti la Valla non verrà convocata. «Sarei stata l’unica donna della squadra di atletica e così mi dissero che avrei creato problemi su una nave piena di uomini. E che non era accettabile vedere unadonna correre svestita oltreoceano». L’improvviso puritanesimo aveva bloccato la marcia della 16enne ma già matura Ondina verso Los Angeles. Con grande soddisfazione del Coni e buona pace della Chiesa, la Squadra Italia alle Olimpiadi americane chiuse con il 2° posto nel medagliere dietro alla superpotenza di casa. Appuntamento rimandato di quattro anni in cui al talento si aggiunge l’esperienza e anche la capacità di incassare le sconfitte. Alla vigilia delle Olimpiadi hitleriane di Berlino ’36 la sua amicanemica di pista, la Testoni, nel frattempo passata alla società torinese della Venchi, supera la rivale che ora veste la casacca della Sef Virtus Bologna, e lo fa sia nel salto in alto e per ben quattro volte anche negli 80 ostacoli. Ma la rivincita del secolo è fissata all’Olympiastadion. Ondina e Claudia saranno tra le protagoniste del primo kolossal olimpico ripreso dalla regista amata dal Fuhrer, Leni Riefensthal. “Il giorno della verità” è fissato per il 6 agosto e alla finale degli 80 ostacoli la Valla ci arriva con le ossa a pezzi e i crampi. A rimetterla in sesto ci penserà però il guru americano Boyd Comstock, chiamato apposta dal presidente della Fidal Luigi Ridolfi per curare la tenuta fisica degli atleti azzurri. Neanche la Testoni è al meglio della condizione, ma con un po’ di zollette di zucchero e le manipolazioni sapienti del massaggiatore Giarella le due ragazze si fanno trovare pronte all’appuntamento con la storia. Una gara da cardiopalma con finale trilling in pieno stile Olympia, titolo del film della Refensthal. La quale saràprovvidenziale con la sua rivoluzionaria Ziel-Zeit, la camera capace di cogliere il fotofinish e stabilire chi delle quattro finaliste, Valla, Testoni, Steuer e Taylor avesse tagliato per prima il nastro all’arrivo. Attimi di spasmodica attesa per il verdetto della giuria prima dei momenti di gloria. Ma l’unica delle quattro sicure della vittoria era lei, Ondina Valla. «La verità è che l’incertezza riguardava le piazzate. Claudia l’hanno data seconda e poi quarta», ricordava tempo dopo la Valla. La macchina da presa stabilì che l’oro era di Ondina, prima davanti alla tedesca Steuer e la canadese Taylor. Claudia Testoni tristemente scivolava dal podio, e sarà medaglia di legno anche il 9 agosto nella staffetta con la Valla, Lidia Bongiovanni e Fernanda Bullano. Fine dei Giochi di Berlino che ribadirono la volontà di potenza totalitaria e il pericolo dell’imminente olocausto varato dal nazifascismo. Al rientro l’Italia celebrava l’eroina dello sport Ondina Valla, il Duce l’accoglie a Palazzo Venezia ringraziandola con un assegno di che nella sua Bologna piantò la quercia ricevuta in premio dagli organizzatori di Berlino ’36. E da quel momento in poi nacque la presunta “guerra” interna con Claudia Testoni che dal 36’ al 40 negli 80 ostacoli sfidò altre 18 volte la sua rivale, battendola in ben 16 occasioni. E nella Germania che fu avara per lei di soddisfazioni tornò nel ’38, a Garmisch-Partenkirken per stabilire il record del mondo in 11’’3 che ribadì a Dresda nel ’39. Nello stesso anno, ai primi Europei di atletica aperti alle donne (i Mondiali femminili sarebbero stati inaugurati nel 1983) la Testoni vinse l’oro e stabilì il primato mondiale di salto in alto in 1,29 metri. Ma nonostante questo notevole palmarés il suo nome sarà sempre legato e sottoposto a quello del mito di Ondina. Entrambe sposarono due medici, la Valla l’ortopedico Guglielmo De Lucchi, con il quale poi aprirono a L’Aquila la casa di cura Villa Fiorita e la Testoni si unì in nozze e visse a Cagliari con il dottor Edo Pedrazzini «che fu un valido saltatore con l’asta», ma soprattutto rimasero legate da profonda amicizia fino alla fine. «Quando la Testoni morì (il 17 luglio 1998), mia madre disse: “Con Claudia ho perso una parte di me”», ricorda il figlio unico di Ondina, Luigi De Lucchi. Rimasta vedova troppo presto la Valla fu costretta a chiudere Villa Fiorita, ma continuò ad affrontare la vita con il suo proverbiale sorriso lo spirito indomito della campionessa olimpica, come la sua “unica erede”, Sara Simeoni, primo oro dell’atletica femminile 44 anni dopo, a Mosca 1980. Ma la leggenda Simeoni non ha mai vissuto momento di offuscamento come quella di Ondina che per molto tempo era stata relegata nel dimenticatoio. La stretta di mano data a Hitler a Berlino ’36 e il fatto di essere stata un simbolo dello sport fascista per i benpensanti federali era la giusta condanna all’oblio. Ondina smise di sognare, a 90 anni, il 16 ottobre 2006, ma grazie a questo libro di Marco Tarozzi abbiamo la conferma che il suo cuore batte ancora forte, specie lassù sul colle della Madonna di San Luca