Il Messaggero, 5 gennaio 2025
Addio all’eremita di Budelli, che per 32 anni ha difeso l’isola
Da solo, arrampicandosi sulla roccia più alta di Budelli, in una notte con tantissime stelle, Mauro Morandi si fece scendere una lacrima. E all’improvviso l’uomo che aveva sempre mille storie da raccontare ebbe persino difficoltà a parlare: «Se mi cacciano da qui io muoio subito. Ma se muoio vorrei che le mie ceneri venissero sparse in questo mare». Lontano da quell’aria e da quella vista, senza l’eco delle onde di giorno e di notte, non potendo più respirare il profumo dei ginepri e obbligato a rinunciare al privilegio di lavarsi la faccia nell’acqua gelida dell’Arcipelago, il re di Budelli ha fatto esattamente quello che aveva progettato. Ha resistito tre anni e ha ripreso il largo, abbandonando una vita che non poteva essere compatibile con l’indole del solitario: lo sapeva che non ce l’avrebbe fatta a campare tra il traffico e i rumori, dove si sentono i clacson e si litiga, lontano dai gabbiani e da quei serpentelli che ogni tanto si presentavano nel suo rifugio di fortuna. È morto ieri, il custode della spiaggia rosa. Aveva 85 anni e forse la sua sorte sarà quella che aveva immaginato: «Questo, dove vivo dal 1989, è un paradiso terreno. Quando smetterò di respirare finirò in quello dei cieli. Perché credo di essermi meritato di non andare all’inferno».
Se l’è meritato, eccome. E se quella fetta di Sardegna è rimasta ancora meravigliosa, se il rosa dei granelli luccica di nuovo, è anche merito suo. Forse soprattutto suo. Perché quel tesoro della natura Mauro Morandi l’ha difeso come se fosse un pezzo del suo cuore: ci ha vissuto nel caldo dell’estate e nei giorni della burrasca di dicembre. A Ferragosto teneva a bada i cafoni che i divieti fingevano di ignorarli e a Natale immaginava di vedere la stella cometa di Nazareth in mezzo all’Arcipelago buio e tempestoso. A Budelli, l’ex prof di educazione fisica, era arrivato nel 1989. Sognava di lasciare la sua Emilia e di andare in Polinesia. Aveva già comprato un catamarano ma la tappa a Budelli fece cambiare subito i piani. «Sono arrivato qui due giorni prima che il vecchio custode andasse in pensione. Un caso, anzi una fortuna. E da quel giorno di luglio non mi sono più mosso». Da allora al 2016 Budelli era bene privato, proprietà di una società immobiliare affogata nei debiti: Mauro non ha avuto lo stipendio per oltre 20 anni e dopo che l’isola l’ha acquistata il Parco nazionale ha potuto riscuotere i suoi crediti. «Il Parco dice che non posso più restare perché non ci sono le condizioni di sicurezza. È questo il premio per il mio impegno a difendere la spiaggia?». Nella reggia diroccata, tra muri scrostati, letti a castello arrugginiti e un bagno di fortuna, Mauro Morandi aveva sempre il frigo pieno. D’estate come d’inverno, il viavai di gommoni non si è mai fermato: amici e sconosciuti a Budelli facevano arrivare scorte di cibo, pasta e caffè, il vino e le sigarette. Di notte, davanti a un barbecue di fortuna, l’imperatore della baia rosa si lasciava andare ai racconti e alla malinconia. «Qui mi aiuta soltanto il sole, in cucina ho un orologio e non lo guardo mai. A cosa mi servirebbe? Vado a letto quando sono stanco e mi alzo appena arriva la luce».
Dal cassetto di una camera da letto disordinatissima spuntavano foto dei primi giorni sull’isola e dei tanti incontri fatti in riva. Star e magnati che nella veranda in legno putrefatto del custode si presentavano quasi in pellegrinaggio. C’era una specie di sedia regale fatta con tronchi restituiti dal mare ma quella poteva occuparla solo lui. Bicchierini di mirto e dolcetti, tramonti che oggi fanno gola agli influencer. I suoi pochi segreti, tra l’amore per le figlie e i tanti amori di gioventù, l’ex professore diventato eremita felice li regalava a chiunque: «Mi curo con questa pianta di aloe: la mangio e mi allunga la vita. I minestroni di ortiche, di asparagi e cicoria sono il mio piatto preferito. D’inverno ho anche i funghi, ma se non piove me li posso scordare. In primavera preparo anche le frittate con le uova di gabbiano. Fino a qualche anno fa potevo andare a pescare, ma ora non ho più il gommone e le spigole sono diventate un privilegio raro».
Ma i riflettori, si sa, alimentano anche le invidie e di sgomberare lo storico guardiano di Budelli si cominciò a parlare nel 2016. Scoppiò una guerra: troupe televisive in diretta, petizioni firmate negli Stati Uniti e in Nuova Zelanda, una battaglia social che alla fine fece desistere i burocrati delle concessioni edilizie. C’erano grandi progetti per Budelli, si diceva allora, e Mauro Morandi sembrava essere l’ostacolo insormontabile. È stato un braccio di ferro infinito, con il rischio che sull’isola arrivasse la polizia per trascinare via di peso il vecchietto che pretendeva di continuare a respirare in simbiosi con le piante e gli animali. E della difesa della spiaggia rosa, dove in teoria non si potrebbe né passare né fare il bagno, aveva fatto una ragione esistenziale. Alla fine è andata come lui aveva previsto e i tre anni lontano da quel rosa che abbaglia la vista e alimenta i sogni, senza poter fare 15 minuti di thai chi all’alba, hanno fatto mancare l’ossigeno a un uomo che con il resto dell’umanità aveva poca compatibilità.