La Stampa, 5 gennaio 2025
La svolta dell’Istituto di sanità: lo smartphone come il fumo
Chi vuole essere sano sia – avverte l’Istituto superiore di Sanità, salutando il 2025 – a patto di tenere d’occhio la «dipendenza da smartphone». Almeno quanto – verrebbe da dire – facevano i popoli del passato per mantenere l’organismo in uno stato di salute seguendo gli stringenti precetti dalla celebre Scuola Medica Salernitana che raccomandava l’equilibrio fisico e mentale, consigliando di evitare, accanto ai turbamenti dell’animo, la smodatezza nel bere e nel mangiare: «Il cibo immoderato rende gli uomini ammalati, il cibo eccessivo opprime il ventre e il petto, sconvolge lo stomaco e arreca disturbo a tutte le membra».
Non per niente, il pressante invito ad uscire al più presto dalla dipendenza dagli smartphone – la cui onnipresenza può portare a un uso compulsivo e a un aumento di ansia e stress – occupa un posto dominante nel Regimen sanitatis del nostro tempo – l’era della tecnologia informatica – aprendo il catalogo che compare nel sito dell’Iss, accanto alle ben note avvertenze sui pericoli del fumo e dell’alcol, dei danni dell’ipertensione e dei vantaggi di una dieta sana, oltre a varie altre che comprendono la raccomandazione – più che mai necessaria – di affidarsi a fonti affidabili in materia di salute e di sfuggire alle sirene delle fake news che dilagano dai social.
Naturalmente sull’impatto sulla salute della dipendenza da smartphone tra gli adolescenti e nella popolazione adulta, esistono ormai diverse revisioni sistematiche di studi condotti in diverse parti del mondo e con risultati simili per quanto riguarda i diversi effetti. Si possono citare, per dire, tra le conseguenze negative della dipendenza la scarsa qualità del sonno: gli schiavi da smartphone – in particolare in alcune fasce d’età – non riescono a controllarne l’uso, nemmeno a letto, per la paura di perdersi qualcosa. Di qui, la difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, che è fondamentale per la salute mentale. Le ultime revisioni indicano che la dipendenza da smartphone condivide caratteristiche simili all’abuso di sostanze, riferendosi alla dimostrazione della relazione coerente con i sintomi di salute fisica e mentale, tra cui depressione, ansia, problemi muscolo-scheletrici e scarso sonno.
Per questo l’Istituto superiore di Sanità, col supporto del “Centro nazionale Dipendenze e Doping”, ha inserito tra le “regole” di salute, il suggerimento di circoscrivere nell’ambiente di vita una zona “smartphone free” per ritagliarsi del tempo da dedicare ad altre attività, disconnettendosi dallo smartphone e spegnendo la sua luce blu.
Non c’è dubbio sul fatto che gli operatori sanitari e i decisori politici dovrebbero riconoscere il problema e adottare le misure necessarie per aumentare la consapevolezza della comunità sulla dipendenza dagli smartphone e sul suo impatto fisico e mentale, un fenomeno che, in Spagna, il governo di Pedro Sánchez – sollecitato da uno dei tanti studi – sta considerando come un «problema di salute pubblica». Lo spazio che occupa nel decalogo dell’Iss fa ben sperare che gli operatori sanitari e i decisori politici mettano in campo le misure necessarie per affrontarlo in modo appropriato. Gli smartphone sono diventati parte integrante della nostra vita quotidiana, facilitando il lavoro, l’istruzione o l’intrattenimento. Ma occorre sfruttare i vantaggi, riducendo le conseguenze negative per la salute, sulla base, beninteso, di una definizione convalidata e di criteri diagnostici coerenti