la Repubblica, 5 gennaio 2025
Biografia di Elisabetta Dami, mamma di Geronimo Stilton
Dimenticate la moda, la gastronomia, l’arte. La vera icona del made in Italy è un topo di carta, giornalista di professione, chequest’anno festeggia venticinque anni di bestseller con l’editore Piemme: è Geronimo Stilton, icona da 187 milioni di copie nel mondo, un libro al minuto venduto nel nostro Paese. Ripercorriamo la sua parabola vincente con colei che l’ha creato e che ne scrive le storie, Elisabetta Dami, milanese, classe 1958, tanti volumi per ragazzi all’attivo (anche extra stiltoniani). Ci accoglie, via Zoom, in un salone pieno di gadget del personaggio. E ci confida che lui – portatore sano di allegria – nacque in realtà «da un grande dolore».
A quale sofferenza si riferisce?
«Geronimo cominciò a prendere forma quando scoprii di non poter avere figli. E così, per esprimere il mio senso materno in una maniera diversa, mi dedicai al volontariato in un ospedale pediatrico di Milano, per donare un sorriso ai bambini. Ho visto donne crollare, sotto il peso di quel dolore. Io invece cercai di trasformarlo in energia positiva, sfruttando la mia capacità di vedere sempre anche un lato bello. E lì in effetti ho assistito a eventi incredibili, guarigioni bellissime».
Dunque furono i piccoli pazienti a “salvarla”? E a ispirarla?
«All’epoca era molto in voga Patch Adams, ma io non ero in grado di trasformarmi in clown. Quindi mi dissi: “Potrei inventare storie umoristiche”. Ecco perché nacque Geronimo: per diventare amico di quei bambini. Per dare loro speranza, coraggio, la forza che cercavo per me stessa. In seguito, con i libri, sono diventata la “mamma” di milioni di bambini, in tutto il mondo».
Perché proprio un topo?
«Adoro gli animali, faccio volontariato anche su questo fronte, così volevo che il mio eroe fosse uno di loro. E il topo assomiglia molto all’uomo: è intelligentissimo, è curioso, sa adattarsi a ogni circostanza».
E invece quali furono, già da allora, le linee guida narrative?
«In origine mi dicevo “devo trovare un personaggio buffo, divertente, facciamolo anche un po’ pasticcione”. Ma con dei valori forti: lealtà, onestà, sincerità, solidarietà, amicizia, gentilezza. E rispetto: per gli insegnanti, le istituzioni. Altro punto essenziale: il lieto fine. Me lo chiese, un giorno, uno di quei bambini: “Senti, ma poi arriva, giusto?”. La domanda sottintesa era se poteva sperare in un lieto fine per la sua, di storia. Da allora, l’ho sempre previsto».
Fu un processo graduale?
«A definire bene il personaggio ci sono arrivata un pochino alla volta, osservando gli occhi dei ragazzi che in ospedale mi ascoltavano».
Quando si è sentita pronta?
«Dopo alcuni esperimenti editoriali precedenti (per Dami, il marchio di famiglia, ndr) il Geronimo definitivo, dal punto di vista sia espressivo che grafico, nasce nel 2000, quando viene pubblicato per la prima volta da Piemme. È stato allora che ho avuto l’intuizione cruciale: dovevo proporre in formato libro un personaggio completamente “aperto”, per poterlo modificare negli anni. Con delle imperfezioni che lo rendono capace di rinnovarsi. Ma con una base solidissima su cui costruire storie: non sequenziali ma circolari».
Lo staff editoriale del 2000, con cui pubblicò “Il mio nome è Stilton, Geronimo Stilton”, fu subito d’accordo con lei?
«No. Mi chiedevano di partire dall’inizio, di spiegare subito tutto, invece io volevo cominciare in medias res .Mi impuntai, loro mi accontentarono ma continuarono a dirmi che era sbagliato. Ma da subito ebbi successo».
Tra i motivi del boom c’è la veste tipografica innovativa, i font e i colori variabili nel testo.
«Un’altra idea mia. I grafismi sono ispirati alle storie orali che raccontavo in ospedale: l’enfasi diversa nel narrare corrisponde, su carta, a differenti modi di scrivere leparole e le frasi. Quelle umoristiche, ad esempio, hanno forme e colori distinti da quelle che evocano la paura».
Un guizzo da figlia d’arte?
«Vengo da una famiglia di editori. Mio papà si chiamava Piero Dami e fu lui, pur essendo un uomo molto severo, a insegnarmi tutte le cose importanti di questo settore. A cominciare dalla passione artigianale da mettere nei libri».
Ma torniamo al presente: quali sono le uscite principali di quest’anno speciale?
«A maggio arriva un libro sulla felicità, diritto che va garantito aibambini di tutto il mondo. Poi ci sarà un viaggio nel tempo tra le grandi invenzioni. E una nuova serie scritta da Tea Stilton (sorella di Geronimo, ndr): le avventure di Lupita, piratessa che viaggia per i mari del Sud, ispirata a un mio viaggio a Zanzibar. Negli anni abbiamo dato sempre più spazio ai personaggi femminili».
A proposito di felicità: è una sensazione che conosce bene?
«Io mi sento molto felice, e i bambini che incontro spesso, nelle scuole, se ne accorgono. Ho una vita piena, faccio tanto volontariato, non mi precludo niente: ho anche partecipato alla maratona di NewYork, con due amici che hanno rallentato pur di aiutare me a raggiungere il traguardo. Il sostegno degli altri è importante».
Nessuna stanchezza, nella convivenza con il suo roditore?
«Assolutamente no, vivremo ancora tante altre avventure. Non mi fa paura pensare agli anni che ho davanti a me».