la Repubblica, 5 gennaio 2025
Macchia nera avvolge la Crimea
La chiamano Baia Blu perché è una piccola meraviglia di mare turchese, e invece oggi è nera come il Mar Nero d’inverno: nera di bitume, però. In quei settanta metri di spiaggia affacciati sulla baia nella città di Sebastopoli, in Crimea, d’estate c’era da far fila per stendersi al sole. Ora ci sono gli operai con i secchi e le pale per rimuovere come possono il catrame portato dalla corrente.La guerra stavolta non c’entra, è la natura a presentare il conto: tre settimane dopo l’affondamento di due vecchie petroliere russe sgangherate nella tempesta che travolse la baia di Kerch, che separa la madreterra dalla Crimea contesa, le spiagge e gli scogli lungo le coste del mar Nero si tingono inesorabilmente di quel bitume che trasportavano. E il disastro si è esteso al punto da raggiungere Sebastopoli, la città più grande della Crimea, più di 250 chilometri a ovest rispetto al naufragio. Mikhail Razvozhaev, il governatore della città, ieri ha dovuto dichiarare l’emergenza ambientale già proclamata su decine e decine di chilometri di costa.Le prime segnalazioni degli effetti del disastro sulle spiagge russe erano arrivate il 17 dicembre, due giorni dopo l’affondamento dei due oil tankers Volgoneft 212 e 239. Dal ponte di Kerch alla città di Anapa, che si trova più a Sud in direzione di Novorossijsk, le chiazze nere di “mazut”, un olio combustibile pesante di bassa qualità utilizzato nelle centrali elettriche russe, in pochi giorno hanno inquinato più di settanta chilometri di costa. Venerdì il governatore regionale di Krasnodar, Veniamin Kondratyev, ha detto che cinquemila persone sono impegnate a ripulire la fuoriuscita: sono state rimosse più di 86mila tonnellate di sabbia e terreno contaminati.Ma l’emergenza si estende a macchia di petrolio, inseguendo gli allarmi da località sempre più distanti. E ieri il disastro è arrivato persino a Sebastopoli: «Se trovi macchiedi olio combustibile o un uccello contaminato e non sai cosa fare, chiama il numero di emergenza», scrive su telegram il governatore Razvozhaev elencando quattro località colpite in zona ma sottolineando che «non c’è inquinamento di massa della costa a Sebastopoli». «Si trovano tracce in diversi luoghi e le eliminiamo rapidamente», dice ringraziando «i residenti che lavorano insieme ai soccorritori». Ma ha dovuto chiedere aiuto ai volontari impegnati da giorni sulle coste di Krasnodar: «Se hai esperienza lasciaci i tuoi contatti. Se non hai esperienza ma hai voglia di aiutare, chiama comunque».Lo stesso presidente Putin ha definito la fuoriuscita di petrolio un «disastro ecologico» su cui indagano già diverse procure: le due vecchie petroliere fluviali erano state riadattate per la navigazione marittima con lavori di restauro discutibili. Una delle due non aveva neppure superato i controlli, formalmente non avrebbe potuto prendere il mare. Invece si sono spezzate in due nella mareggiata, nulla di insolito nelle acque tetre del mar Nero spazzate da venti tesi e onde micidiali.L’elenco dei disastri è lungo, e le bombe minacciano altre catastrofi. Lo stretto di Kerch è la rotta decisiva che collega il Mar d’Azov e il Mar Nero, ma è anche un nodo cruciale della guerra. Anche ieri si sono sentite esplosioni in Crimea: «È la festa per Budanov», ironizzano gli ucraini ricordando il compleanno del capo del servizi militari, il gran maestro degli attacchi in Crimea.