la Repubblica, 5 gennaio 2025
Charlie Hebdo
Dieci anni, e sembra ieri. Le macchie di sangue nell’androne, i poliziotti che uscivano piangendo, e quei nomi che improvvisamente diventavano familiari al mondo intero. Charb, Cabu, Wolinski e le altre vittime della strage a Charlie Hebdo, il giornale satirico figlio di una tradizione libertaria degli anni Settanta finito dentro all’orrore del terrorismo islamista targato anni Duemila. Una redazione decimata in pochi minuti a colpi di kalashnikov da due giovani francesi di origine algerina.Sembra ieri, anche perché il terrorismo islamista continua a colpire, e il decimo anniversario della strage arriva nella settimana in cui gli Stati Uniti si riscoprono vulnerabili. Ogni volta ci si interroga su motivazioni e identikit degli attentatori. I terroristi che erano entrati nella redazione diCharlie Hebdo all’ora della riunione, avevano fatto confuse rivendicazioni, associandosi poi a un altro giovane francese di origine maliana che aveva ucciso tre clienti ebrei nel supermercato Hyper Cacher. In quei momenti di panico a Parigi erano morti anche due poliziotti. Senza avere più la versione dei terroristi, eliminati dalle forze dell’ordine, si è atteso il processo per tentare di ricostruire la genesi di questi nuovi “nemici interni”. Le indagini non hanno però aiutato a trovare eventuali mandanti.Si è capito invece che le dodici vittime diCharlie Hebdo non erano una folle parentesi che poteva chiudersi.La Francia ha scoperto di essere entrata in un tunnel che ha portato ad attacchi, talvolta più strutturati come quello del Bataclan, spesso invece attribuiti a «lupi solitari» come la strage di Nizza del 2016 e altri «micro- attentati» che hanno continuato a tenere sotto scacco l’antiterrorismo, incapace di contenere una minaccia permanente diffusa all’Europa intera e non solo.«Je suis Charlie», avevano risposto in coro i politici. Quattro milioni di francesi avevano sfilato in piazza, difendendo il diritto alla satira, la libertà di espressione e la laicità che in Francia non prevede la blasfemia come crimine. Anche quest’anno ci saranno le autorità in rue Nicolas Appert, la stradina anonima dell’undicesimo arrondissement dove aveva sede la redazione, da allora trasferita in una località segreta e tuttora protetta da ingenti misure di sicurezza. Sul palazzo è stata apposta una targa discreta. Per commemorare l’attacco del 2015 ci saranno la sindaca Anne Hidalgo e il presidente Emmanuel Macron, in una cerimonia sobria come vogliono i parenti delle dodici vittime.Lo slancio di solidarietà di allora si è rapidamente spento. Una parte della sinistra radicale, che fa capo alla France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, non si sente più Charliee critica una forma di «islamofobia» che discrimina i musulmani francesi. La République è stata messa alla prova troppe volte, con l’uccisionedi due professori in pochi anni. I superstiti di Charlie Hebdo, quelli che c’erano e si sono salvati, a cominciare dal direttore Riss, vogliono invece celebrare il ricordo in un «numero speciale», l’ennesima affermazione di libertà contro l’oscurantismo. Dieci anni fa, il giornale, tornato a vivere dopo la strage, guidato da Riss dal suo letto d’ospedale, era stato diffuso in otto milioni di copie. OggiCharlie Hebdo ha trentamila abbonati, vende poco più di ventimila copie. Sta organizzando una transizione verso il digitale, ha assunto nuovi giornalisti e disegnatori.I contenuti del giornale provocano ancora il dibattito. E non piacciono a numerosi rappresentanti religiosi. A fine agosto, due associazioni cattoliche hanno sporto denuncia a Parigi contro il giornale satirico per “incitamento e provocazione all’odio religioso”, in seguito alla pubblicazione di una caricatura della Vergine Maria, intitolata “Vaiolo delle scimmie: la prima apparizione del virus in Europa”.Nel timone di Charlie Hebdo, come si dice nel gergo dei giornali, questa settimana è prevista una selezione delle caricature ricevute con il concorso internazionale dal titolo “Ridere di Dio”. Un modo per ribadire che l’irriverenza e la satira non sono morte, nonostante le minacce. E un tempo che sembra essersi fermato a quella mattina di gennaio, alba di un nuovo mondo.