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 2025  gennaio 05 Domenica calendario

Bhl e Macron soffrono di insonnia

Gli insonni si riconoscono tra loro, «siamo una famiglia», scrive Bernard-Henri Lévy in Nuit blanche , il libro che ancora deve uscire (l’8 gennaio per Grasset) ma fa già discutere Parigi. È l’eccezionale racconto di una delle notti bianche del 75enne celebre intellettuale francese, e anche di una esistenza straordinaria passata a vivere senza risparmio e senza spazio per il sonno, raccontando le guerre dimenticate o i conflitti in prima pagina ma allora prendendo parte, da testimone non imparziale sul fronte: a Sarajevo assediata dai serbi, oppure a fianco dei curdi minacciati dall’Isis o degli ucraini invasi dalla Russia di Putin. 
Gli insonni si riconoscono al primo colpo d’occhio «per uno sguardo febbrile, per gli occhi troppo secchi – scrive Lévy – o per gli scatti di impazienza senza ragione. La famiglia magnifica e deplorevole dei nervosi, diceva Proust», alla quale appartiene anche il presidente Emmanuel Macron, uno degli «amici della notte» di Bernard-Henri Lévy alias Bhl, be-ash-el come lo chiamano i francesi. 
Al «giovane monarca» Macron è dedicata, en passant, una delle 186 pagine del libro, perché Bhl e Macron sono quasi vicini di casa, nel cuore dell’VIII arrondissement della capitale. Dalla sua finestra lo scrittore vede quando il presidente spegne l’ultima luce dell’ufficio all’Eliseo, e passa nell’«ala Madame» della première dame Brigitte, dove ne accenderà un’altra. 
«Anche lei?», gli ha scritto Macron una sera. È cominciata così una corrispondenza tra «fratelli di insonnia – scrive Bhl —, che non hanno di meglio da fare, a partire da una certa ora, che scambiarsi messaggi su Telegram». Di capi di Stato, francesi e non solo, Bhl ne ha conosciuti: da François Mitterrand che è stato il suo testimone di nozze a François Hollande che accorse in prima fila a teatro per assistere alla pièce Hotel Europe. Su Macron Bhl dà questo giudizio: «Perfetto sull’Ucraina. Desolante su Israele. Impeccabile sui curdi (...) e baluardo, almeno finora, contro i lepenisti e i melenchonisti». Nuit blanche è anche un grande sfogo notturno contro il fascismo, lo stalinismo e le loro filiazioni contemporanee, che Bhl ha attaccato sin dai tempi della Barbarie dal volto umano (Marsilio 1978) e dell’Ideologia francese (spirali 1980), e della grande «manifestazione contro la repressione» alla quale ricorda di avere partecipato a Bologna nel settembre 1977. «Che diavolo ci facevo?», si chiede Bhl. E chi è cambiato di più, io o la sinistra che oggi inneggia a Mélenchon? «Lo dico senza esitare: Mélenchon. Perché nei cortei di allora c’era voglia di libertà e odio dello stalinismo al pari del mussolinismo (...). Mentre oggi questa nuova estrema sinistra è fascista». 
Ma nel libro ci sono anche i racconti degli incontri a Tangeri con Paul Bowles, del Natale del 1966 trascorso da Beatles e Rolling Stones nel Palais de la Zahia di Marrakesh che dal 1998 appartiene a lui e alla moglie Arielle Dombasle, dell’intervista fallita da giovane reporter a Trouville con Marguerite Duras, anche lei insonne: «Ho passato la notte a scrutare le tenebre... Lasciami stare, non dormo mai e non è adesso, per te, che cambierà». 
Nella notte bianca Bernard Henri-Lévy ricorda poi l’incontro di qualche mese fa con Benjamin Netanyahu, «lui seduto nella stessa poltrona di cuoio scuro dove ho visto Golda Meir, Menahem Begin, Ehud Barak, Ariel Sharon e, poco prima del suo assassinio, Yitzhak Rabin». Netanyahu si vanta del pacemaker che ha nel petto e grazie al quale il suo cuore batterà anche nella tomba, dopo la morte, «un’immagine che mi ha terrorizzato». 
E poi il dolore per le vittime civili palestinesi e il disprezzo per Hamas, la gioventù scapestrata con la prima moglie Isabelle, «specialità cappotti di pelliccia rubati nei guardaroba dei grandi ristoranti poi rivenduti al mercato per aiutare i senza tetto», e l’ultimo pranzo parlando di sonniferi con Romain Gary (suicida nel 1980). 
Bhl non dorme perché ha troppo da vivere. Di sicuro più di quelli che si prendono gioco di lui per «l’eterna camicia bianca» anche quando, come accadde nella trasmissione Apostrophes di Bernard Pivot, «portavo una maglietta scura»