Corriere della Sera, 5 gennaio 2025
Il video della soldatessa ostaggio da 457 giorni
Il video della soldatessa Liri Albag irrompe nel pomeriggio israeliano di Shabbat. Da qualche parte, nel buio di qualche tunnel sotto Gaza, lei trema, piange e recita un copione dettato dai suoi carcerieri. Israele si ferma a guardarla, ad ascoltarla. Sono tutti concentrati su di lei, sul sospirato accordo per la liberazione degli ostaggi che non arriva al punto e che le sue immagini rendono più urgente che mai.
È lei, Liri, la notizia del giorno. Non c’è tempo di commentare le parole (riferite) di papa Francesco sul premier israeliano Netanyahu che «ignora le leggi internazionali e i diritti umani», che ha «creato crisi nella regione e nel mondo». E infatti nessun politico o commentatore si avventura in una risposta. Forse, com’è già accaduto in passato, qualcuno lo farà uno dei prossimi giorni ma adesso il fascio di luce dei riflettori è tutto per Liri e per gli altri 99 ostaggi nelle mani dei sanguinari di Hamas dal 7 ottobre 2023.
Davanti alla telecamera lei parla per più di tre minuti, dice cose tipo «io ho solo 19 anni, è da 15 mesi che sono qui, adesso c’è stato il Capodanno e mentre in tutto il mondo festeggiano io sono rinchiusa qui, non vedo la luce, sento i bombardamenti, ho paura». Ovviamente non può essere un suo pensiero autonomo la frase: «È impossibile pensare di potermi liberare con un’azione militare», ed è altrettanto evidente che sono i carcerieri a chiederle di rivolgersi ai politici: «Che fareste se fossero i vostri figli?» e di citare il numero dei giorni di prigionia (450, dice. Che dev’essere il giorno in cui è stato girato il video perché oggi siamo al giorno 457).
Liri implora i suoi genitori: «Fate di tutto, fate tremare la terra, scuotetela, fate ogni cosa possibile per liberarmi». E loro, con il cuore a pezzi, in serata diffondono un breve video nella speranza che lei possa vederlo. «Liri, stiamo combattendo per te non ci arrendiamo, tornerai a casa viva. Sì, è dura lì e sì, stai soffrendo, ma tornerai a casa viva. La mamma e il papà te lo promettono. Non ci arrendiamo, non arrenderti nemmeno tu lì, continua a combattere e a sopravvivere».
Netanyahu ha parlato con i genitori di Liri («Lavoriamo instancabilmente per riportare a casa tutti») proprio mentre il ministro della Difesa Israel Katz confermava la ripresa dei negoziati (indiretti) con Hamas in Qatar. L’ondata emotiva del video ha portato in piazza migliaia di persone a scandire slogan su un accordo per gli ostaggi e alcuni hanno manifestato davanti alla residenza del primo ministro. Chissà se a Liri è arrivato qualcosa di tutto questo... Lei fu rapita dalla base di Nahal Oz: una delle fortunate, diciamo così. Perché 15 sue compagne furono uccise subito e 7 rapite: una di loro è stata liberata, un’altra assassinata a Gaza e fino al video di ieri, si erano perse le tracce delle 5 prigioniere in teoria vive. Se di vita si può parlare, laggiù, nelle viscere buie di Gaza.