Corriere della Sera, 5 gennaio 2025
Anna Foa, sui rapporti tra Israele e Vaticano
Anna Foa, le ha sentite le parole che papa Francesco ha pronunciato ieri sul primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu?
«Le ho lette».
E cosa ne pensa? Lei è una storica dell’ebraismo, ma è anche ebrea a sua volta? Suo padre Vittorio lo era, non sua madre...
«Io mi sono convertita e sono ebrea a tutti gli effetti».
Dunque che dice delle parole del Papa?
«Papa Francesco questa volta ha sbagliato a pronunciarle in quel contesto».
In che senso?
«Non doveva condividere le sue considerazioni con il rettore iraniano».
Può spiegare?
«È stato il rettore a dire che l’Iran non ha problemi con gli ebrei bensì con il primo ministro del governo israeliano. E papa Francesco avrebbe risposto: anche noi non abbiamo problemi con gli ebrei ma con Netanyahu».
Quindi?
«Non è vero che l’Iran non ha problemi con gli ebrei. Non si può dire niente di più falso».
A cominciare dalle dichiarazioni che arrivano da Teheran sull’esistenza dello Stato d’Israele....
«Teheran non ha alcun diritto di parola su Israele».
Quindi secondo lei papa Francesco ha sbagliato?
«Il contesto sicuramente sì. Poi però...».
Però?
«Io sono assolutamente convinta che quello che dice il Papa è vero».
Cioè?
«La Chiesa non ha problemi con gli ebrei ma con Netanyahu».
Il dialogo ebraico-cristiano però adesso è in profonda crisi. È stato messo molto in discussione dopo l’attentato del 7 ottobre 2023.
«L’attentato è stato uno spartiacque. L’atteggiamento della Chiesa sulla questione mediorientale ha influito su questo dialogo».
E adesso?
«Adesso la maggior parte del mondo ebraico si è schierata con il governo d’Israele».
Questo è successo in Italia o in Israele?
«In tutti e due i Paesi. Prima del 7 ottobre in Israele quasi ogni giorno c’erano manifestazioni contro il primo ministro Netanyahu».
Il Santo Padre ha detto che gli attacchi che il governo israeliano continua a sferrare contro i palestinesi nella Striscia di Gaza potrebbero configurarsi come un genocidio. Lei cosa ne pensa?
«Sarà un Tribunale internazionale a stabilirlo».
Ma la sua opinione in proposito qual è?
«Più della mia opinione personale credo sia importante riportare quello che leggo sui giornali israeliani. Sul quotidiano Haaretz, che in Israele è l’equivalente del New York Times».
E cosa c’è scritto su «Haaretz»?
«I commentatori del quotidiano quando scrivono degli attacchi sulla Striscia di Gaza non esitano a parlare di genocidio, ma anche di apartheid».
Lei ha detto che gli ebrei sono a favore del governo israeliano.
«Il 7 ottobre ha fatto sicuramente crescere un sentimento di insicurezza nella popolazione».
Ma?
«Sono in tanti che non riescono a condividere quello che Netanyahu sta facendo. Sta superando il limite. E non solo negli attacchi alla Striscia di Gaza».
Cos’altro?
«A fine dicembre ha fatto mettere in prigione alcuni parenti degli ostaggi del 7 ottobre».
I parenti degli ostaggi? E perché?
«Stavano volantinando davanti al palazzo del governo per reclamare la liberazione dei loro familiari».
La liberazione degli ostaggi di Hamas era uno degli obiettivi che Netanyahu si era prefisso...
«È stato uno degli obiettivi. Da tempo il primo ministro ha abbandonato i familiari al proprio destino».
Ma alla fine questa avversione che anche il Papa ha contro Netanyahu quanto influirà davvero nel rapporto tra la Chiesa e il popolo ebraico?
«La Chiesa non è diventata antisemita. Ma di questo ne sono convinta io...».