Libero, 2 gennaio 2025
Dati sull’economia africana
Quanto vale il Piano Mattei? Soprattutto: quanto può valere l’Africa per l’Italia? A mettere nero su bianco le cifre è stata in questi giorni la Sace (Servizi Assicurativi del Commercio Estero).
La Sace è nata nel 1977 come Gruppo assicurativo-finanziario italiano direttamente controllato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per sostenere le imprese che esportano nei mercati esteri, il suo compito primario e assumere in assicurazione e/o in riassicurazione i rischi a cui sono esposte le aziende italiane nelle loro transazioni internazionali e negli investimenti all’estero, e inoltre appoggia il sistema bancario per facilitare l’accesso delle stesse aziende al credito. E sono oltre 55.000 le imprese che assiste, in oltre 200 Paesi, con 14 sedi e 66 uffici all’estero e 13 sedi in Italia, con un portafoglio di operazioni assicurate e investimenti garantiti da 260 miliardi.
Ma nel novembre del 2023 il governo ha lanciato il Piano Mattei, divenuto legge a gennaio, appunto per favorire investimenti in Africa in modo da creare occasioni di sviluppo a vantaggio sia dell’Italia sia delle popolazioni locali, prevenendo le cause di una immigrazione selvaggia. A un anno di distanza, proprio in armonia con il Piano Mattei presso la sede Sace di Roma è stato lanciato il progetto Africa Champion Program.
Con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e il sostegno della Struttura di Missione del Piano Mattei della Presidenza del Consiglio, si presenta come «un programma formativo e di business matching per offrire alle imprese italiane le conoscenze e gli strumenti utili per un più consapevole approccio al mercato africano, creando anche nuove opportunità per costruire forme di partenariato commerciale tra il mondo imprenditoriale italiano e quello africano, a sostegno degli obiettivi del Piano Mattei per l’Africa». Insomma la Sace, che dall’inizio del Piano Mattei ha deliberato 1,2 miliardi di operazioni in Africa, oltre a assicurazione e finanziamento adesso provvede anche alla formazione.
“Hopeless Africa”, era stato un famoso titolo dell’Economist nell’anno 2000. “The African Miracle” era stato un altro famoso titolo di Foreign Policy nell’anno 2010. Al di là di queste due immagini opposte, però, per il 2024 il Fondo Monetario Internazionale ha registrato una crescita del Pil del 2,7% nell’Africa Sub-sahariana e del 2,0 in Nord Africa. Ma nel 2025 dovrebbe essere del 4%, e in Africa ci sono il 30% delle riserve di materie prime del mondo e il 60% delle terre arabili. Italia e Africa sono complementari, perché in compenso noi abbiamo macchinari che possono guidare il loro sviluppo manifatturiero. Si annuncia una Africa del futuro fatta di energie rinnovabili, agroalimentare, industria manifatturiera, sanità e trasporti, in cui l’Italia potrà dare un apporto fondamentale. Ovviamente, ricordando che si tratta di 55 Paesi con 1800 lingue diverse, ognuno con una sua cultura imprenditoriale.
Al di là del Piano Mattei, l’esposizione della Sace in Africa era comunque aumentata dai 2 miliardi del 2010 ai 16 totali del 2024. L’interscambio commerciale tra Italia e Africa ha toccato quota 60 miliardi nel 2024. In particolare il Nord Africa continua a essere un mercato cruciale per l’Italia, con esportazioni per 14 miliardi. I primi cinque mercati del continente si confermano Egitto (3,4 milirdi), Tunisia (3,3), Algeria (2,8),, Marocco (2,8) e Sudafrica (2,2). Una crescita economica più sostenuta e il continuo miglioramento del contesto dei rischi sono fattori alla base dell’accelerazione dell’export previsto da Sace, sia in Nord Africa (+7,7%) che in Africa subsahariana (+8,5%).
Analizzando alcuni dei Paesi più importanti, l’export verso l’Egitto beneficerà dei piani di investimento del governo, in particolare quelli legati allo sviluppo delle reti di trasporto, e a una crescita della domanda di beni agricoli e alimentari. In Marocco le aziende italiane potranno cogliere opportunità che proverranno anche dai progetti infrastrutturali ed energetici, inclusi quelli legati allo sviluppo delle rinnovabili. Il Sudafrica punta sulle energie rinnovabili per raggiungere la sicurezza energetica attraverso schemi di incentivi e agevolazioni fiscali; le imprese italiane di diversi settori, dall’elettrico alla meccanica strumentale, potranno quindi inserirsi nelle filiere del solare e dell’eolico. In Costa d’Avorio, paese tra i più dinamici dell’Africa occidentale, particolare attenzione è stata rivolta allo sviluppo infrastrutturale (tra cui edilizia sociale, smart city, ospedali e infrastrutture di trasporto) e agroalimentare (macchinari agricoli, mezzi di trasporto, catena del freddo, sistemi di irrigazione). E in Senegal, il focus è sul settore delle rinnovabili e delle infrastrutture e sul rafforzamento del sistema sanitario.
L’iniziativa si articola dunque in due fasi principali: un percorso formativo in settori strategici come energia, infrastrutture e agroalimentare; e sessioni di business matching per creare opportunità concrete tra imprese italiane e africane. «Il programma Africa Champion è solo l’inizio di una serie di progetti volti a rafforzare la presenza italiana in Africa», ha sottolineato Alessandra Ricci, Amministratrice Delegata di Sace. Marco Cantalamessa, Direttore Strategia e Innovazione Sostenibile di Simest, ha insistito sull’intenzione di finanziare investimenti produttivi sia in Africa che in Italia, anche finanziando i costi di formazione del personale africano che, una volta formato, verrà integrato nel organico delle aziende italiane. Laurent Franciosi, responsabile per lo sviluppo dei mercati internazionali della Cassa Depositi e Prestiti, ha sottolineato che oltre il 50% delle risorse mobilitate quest’anno dall’agenzia nel campo della cooperazione sono state destinate all’Africa sub-sahariana. Il Vice Direttore Generale per la Promozione del Sistema Paese alla Farnesina, Ambasciatore Fabrizio Lobasso, ha sottolineato l’importanza della formazione come pilastro del Piano Mattei. «Per andare in Africa servono valori inclusivi, e il Piano Mattei punta proprio a promuovere un approccio che intercetti i cambiamenti in atto nel continente».