Corriere della Sera, 3 gennaio 2025
Jenin, il pugno di ferro di Abu Mazen, via Al Jazeera per poter guidare Gaza
A Jenin la prova per Gaza. Da un mese la città simbolo della lotta all’occupazione israeliana in Cisgiordania è sotto assedio da parte delle forze di sicurezza dell’Autorità nazionale palestinese che stanno cercando di smantellare e disarmare le Brigate Jenin. I combattimenti sono feroci, dentro e fuori il campo profughi: raid, uccisioni, abusi, cecchini in azione, reporter sotto tiro. La convinzione della maggioranza dei palestinesi è che Abu Mazen, l’anziano presidente dell’Anp, voglia mandare un segnale di affidabilità a Israele e agli Stati Uniti per candidarsi a gestire il dopo guerra nella Striscia di Gaza. E l’ultimo provvedimento preso da tre ministri del suo governo rafforza questa convinzione: per la prima volta, infatti, l’Anp ha bandito l’emittente qatariota Al Jazeera dalla Cisgiordania.
Le trasmissioni del canale arabo più seguito nel Vicino Oriente sono state sospese fino a data da definire. Ieri ufficiali di polizia dell’Anp sono entrati nell’hotel di Ramallah dove nel settembre 2024 Al Jazeeraera stata costretta a spostare la redazione a seguito della chiusura dell’ufficio di corrispondenza imposta dalle forze armate israeliane. La motivazione dell’Anp è analoga a quella dello Stato ebraico: «Al Jazeera dissemina materiale ingannevole che incita alla rivolta». Quale sia il materiale in questione, e a quali servizi si riferisca la contestazione, non è stato chiarito.
Il provvedimento ovviamente ha suscitato la protesta dell’emittente del Qatar che in un comunicato si dice «scioccata» per la decisione che arriva «quando nella Striscia di Gaza l’Idf prende sistematicamente di mira e uccide i giornalisti palestinesi». Accusa l’Anp di essersi allineata all’agenda politica di Netanyahu e di voler «nascondere la verità su quanto sta accadendo a Jenin e nei Territori occupati». Mustafa Barghouthi, segretario generale di Iniziativa nazionale palestinese, è tra i primi a esprimere solidarietà alla testata, definendo la decisione «un errore dell’Autorità e un vulnus alla libertà di stampa». Opinione assai diffusa in Cisgiordania e tra le organizzazioni per i diritti umani: per quanto ritenuta dai palestinesi legati a Fatah «troppo vicina ad Hamas e alla Fratellanza musulmana» (Arafat alla fine degli anni Novanta la criticava spesso), Al Jazeera è un punto di riferimento per l’informazione nella regione, con reporter sul campo h24 e telecamere accese anche nei posti più complicati da raccontare.
«Abu Mazen sta cercando di accreditarsi con gli americani», dice aRepubblica Diana Buttu, attenta analista politica palestinese. «È la prima volta che le forze di sicurezza dell’Anp agiscono senza essere state attaccate o provocate. Abu Mazen vuole arrivare a controllare la ribelle Jenin per mostrare a Trump e a Netanyahu di essere in grado di prendersi la responsabilità di amministrare la Striscia di Gaza, a conflitto finito». Secondo Buttu, il leader palestinese è «sotto ricatto» di Bezalel Smotrich, il ministro delle Finanze israeliano espressione dell’ala estremista e messianica del governo israeliano. «Smotrich sta rinnovando di mese in mese l’accordo finanziario tra banche israeliane e banche palestinesi, senza il quale la Cisgiordania collassa. L’Anp non decide da sola».
A Gaza la guerra va avanti e con essa i massacri: ieri 34 raid aerei dell’Idf hanno provocato, secondo le autorità locali, almeno 71 vittime nel campo profughi Jabalia e ad al Mawasi, che dovrebbe essere zona umanitaria ma ormai non c’è angolo della Striscia risparmiato dalle bombe. Che a Jenin sia in ballo il futuro di Gaza lo ritiene anche Ayman Yousef, professore dell’Università arabo-americana con sede proprio a Jenin. «È una città simbolica, la prima unità di miliziani in Cisgiordania è nata proprio qui. Le Brigate Jenin sono state fondate dalla Jihad Islamica e da gruppi minori finanziati dall’Iran. L’Anp sta provando a disarmarle, ma chiudere Al Jazeera è uno sbaglio, un’ingenuità, perché non si può pensare di controllare il flusso delle notizie chiudendo un ufficio. Prevedo che la popolarità dell’emittente del Qatar aumenterà ancora di più».