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 2025  gennaio 03 Venerdì calendario

Maurizio Raggio, l’ex compagno della contessa Vacca Agusta vorrebbe candidarsi sindaco

Portofino (Genova) Delle due l’una, pare ovvio e non segue dibattito alcuno: «Starà a Miami oppure in Messico, dove sennò?». Tornati col mare d’inverno padroni a casa propria complice l’assenza, «finalmente», dell’assedio turistico in sandali e selfie, altro scenario per gran carità divina rispetto all’eleganza appartata delle famiglie nobili milanesi, i paesani di Portofino, quattrocento appena, si mettono perfino comodi ad ascoltare i forestieri e rispondere senza sbuffare o depistare mandandoli al diavolo.
E difatti lui, quel Maurizio Raggio figlio scavezzacollo e inquieto dello Stefano inventore dell’american-bar «La Gritta» oggi ristorante, e yuppie, rampante, imprenditore, manager, latitante nel Sudamerica delle terre di canaglie e banditi ai tempi di Tangentopoli per l’aderenza, diciamo così, a Craxi, e compagno della contessa Francesca Vacca Graffagni Agusta morta giusto 24 anni fa – s’inabissò precipitando da una scogliera l’8 gennaio del 2001 —, ecco, difatti lui, Raggio, sta a Miami. Buon anno.
L’estero per affari, per piacere, per la ricercata bella vita d’uno dalle, quante per davvero?, tre, quattro, cinque, dieci esistenze, o pure di più. Uno vero di mondo.
Ma qualcosa ancora (gli) manca. E no, aspettate, piano con la fantasia, non è mica la riconquista, o magari chissà, essendo l’uomo assai imprevedibile, della villa della morte della contessa. Quella Villa Altachiara a lungo invenduta, scartata dagli italici per scaramanzia, troppe disgrazie là dentro fin dalle stagioni antiche, infine comprata all’asta da un milionario/miliardario russo originario del Kazakistan con società poggiate anche su Cipro, il petroliere Eduard Khudaynatov, 65 anni, lui a sua volta (presunto) aderente, diciamo così, a Putin, e convinto, sorretto da avvocati di livello quale Massimo Campa, di sconfiggere nella battaglia giudiziaria il Consiglio dell’Unione europea dopo il congelamento della magione, trenta stanze su quasi duemila metri quadrati, a seguito delle sanzioni anti-russe successive all’invasione dell’Ucraina.
D’accordo, ma Raggio in tutto ciò? Raggio, 65 anni come Khudaynatov, sempre lo riportiamo fiduciosi della vox populi, ecco pensa sul serio di candidarsi a sindaco di Portofino, non sarebbero insomma panzane veicolate per manie da smargiasso o finalità varie specie in una sfida a poker tra le sue rinomate ambizioni immobiliari per costruire un parcheggio, un centro medico d’emergenza dotato di un eliporto, una sala congressi e una Spa, e di contro i respingimenti della politica locale (dal 2021 in Comune comanda il centrodestra del suo non amico Matteo Viacava).
Il diretto interessato, seguito per l’intera giornata, non si è manifestato pronunciando il verbo in un senso o nell’altro. L’anniversario dell’epilogo della povera Francesca, di solito, gli innesca uscite pubbliche anche contando sulla noia per le solite domande dei giornalisti sull’eventualità che possano permanere dei misteri, sul fatto che ci sia stata una scena del crimine, che uno o più colpevoli siano impuniti e ridano in mezzo a noi. Ebbene lo sviluppo delle forze dell’ordine, dei magistrati, dei periti, approdò alla conclusione per cui la contessa, anch’ella fuggiasca insieme al medesimo Raggio a inizio dei Novanta con Mani Pulite e l’accusa di ricettazione, affetta da una regressione infantile aveva l’abitudine, a seguito di litigate insistite, delusioni profonde e ondate violente di cupezza, di nascondersi come fosse una bimba; in quelle ore dell’inverno 2001 vagò in solitaria fra i 34 mila metri quadrati di giardino della villa che s’affaccia a strapiombo sul mare, e fatale fu il fermarsi su di una roccia.
Scivolò, la contessa, si spense non annegando – il cadavere fu scoperto giorni dopo al largo della Costa Azzurra trecento chilometri a ponente – bensì picchiando il capo nella caduta contro i massi. Ma questo si scoprì dopo. Dopo il clamore, le ipotesi, le suggestioni, la presunta colpevolezza sia del fidanzato d’allora, il faccendiere di nazionalità messicana Tirso Chazaro, sia della dama di compagnia, Susanna Torretta che in seguito accettò di battagliare sull’«Isola dei famosi».
Basta, tutto lontano, archiviato. Rimane la rabbia russa. Perché rimane Villa Altachiara vuota con i suoi tesori incustoditi, dagli arredi ai quadri. La magione è gestita dal Demanio, Khudaynatov ha chiesto alla Corte d’essere escluso dalla lista nera dei fiancheggiatori di Putin e destinatari delle sanzioni poggiando sulla «fragilità» di un assioma: non per forza quelli che han costruito imperi finanziari sono scherani di Putin. Considerando che la lista contiene duemila nomi, l’esito della vertenza del petroliere potrebbe aprire universi inediti. A breve la sentenza. Per intanto s’acquieta il mare, qui, sotto all’albergo «Splendido», dove Strehler, amante di Portofino, s’allontanava nuotando.