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 2025  gennaio 03 Venerdì calendario

La Svezia senza fumatori

Gli svedesi ci sono arrivati con quindici anni di anticipo: per un mondo «smoke-free» l’Unione Europea si è data la scadenza del 2040. La Svezia senza fumatori è già una realtà. O quasi: soltanto il 4,5% dei suoi 10 milioni e mezzo di abitanti si accende abitualmente una sigaretta. La media nel resto della Ue rimane intorno al 24%. E ristagna: in tre anni il calo è stato appena dell’1% secondo uno studio realizzato per conto della Commissione pochi mesi fa. Ci sono Paesi sopra il 35%: Croazia, Grecia, Bulgaria. E Paesi europei sulla scia di Stoccolma: Islanda 11%, Finlandia 12%, Norvegia 13%. Con l’Italia al decimo posto (17,6% di fumatori sul totale della popolazione) seguita dalla Francia al 22% e dalla Spagna al 23%.
Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità la soglia cruciale per definirsi «Paese senza fumo» è il 5%. La Svezia all’inizio del 2025 si può fregiare di questa medaglia. Che in bacheca si aggiunge a quella di prima nazione al mondo a scendere sotto il 20% di fumatori allo scoccare del millennio. Nel 2005 il governo di Stoccolma (con i sondaggi dalla sua parte) ha proibito il fumo nei bar e nei ristoranti. Le misure restrittive sono state rafforzate nel 2019: vietato accendere sigarette (elettroniche e non) a meno di venti metri da luoghi pubblici come stazioni ferroviarie e degli autobus, campo giochi, impianti sportivi, dehors di ristoranti. Per diversi anni le donne del Paese scandinavo sono state meno «virtuose», con percentuali maggiori di fumatrici rispetto ai maschi. Ora questa differenza è scomparsa, mentre nel resto dell’Europa i ragazzi sopra i 15 anni e gli uomini fumano abitualmente molto più delle donne (ferme al 14.8%).
La media per i fumatori nella Ue è 14 sigarette al giorno. Ogni sigaretta, secondo uno studio universitario appena pubblicato in Gran Bretagna, equivale a 20 minuti di vita in meno. Il piano anti-fumo dell’Europa è parte di un programma più ampio per la riduzione dei tumori: ogni anno il fumo di sigaretta è responsabile della morte di 700 mila persone nella Ue.
In Svezia è soprattutto la generazione dei più giovani a essere «smoke free»: in base ai dati dell’Agenzia di Salute Pubblica nella fascia tra i 16 e i 29 anni solo il 2% è fumatore abituale, contro il 7% nella fascia 65-84 anni. Le posizioni si ribaltano per i fumatori occasionali: 10% tra i giovani e 3% tra gli anziani.
Come in ogni storia, anche in quella del Paese senza fumo c’è un altro lato della medaglia. A festeggiare il raggiunto traguardo del 5% infatti ci sono tutti, anche le aziende produttrici di tabacco.
Perché festeggiano? Perché «raccontano che questo risultato è dovuto al successo di prodotti alternativi a base di nicotina, che si assumono senza fumare. E ciò è allarmante» dice Ulrika Arehed Kagström, che guida la Società svedese per i tumori. «L’uso di sigarette elettroniche negli ultimi due anni è raddoppiato dal 2 al 4%, con un aumento dal 6 al 10% tra i giovani». E poi c’è la tradizione svedese dello «snus», il prodotto vietato negli altri Paesi dell’Unione (l’eccezione svedese fu una delle condizioni per l’entrata del Paese nell’Europa comunitaria nel 1995). È il tabacco orale venduto in bustine, da collocare dietro al labbro superiore: ne fa uso il 20% degli svedesi (+3% dal 2022) e il 27% dei giovani (+5%»). Una crescita preoccupante, dice Ulrika. «Questi prodotti non possono passare come sostanze che fanno bene alla salute», sostiene la responsabile della Società per la lotta ai tumori. Narrativa «nobbuona». Se anche la lobby del tabacco festeggia, c’è puzza di bruciato.