la Repubblica, 2 gennaio 2025
Le culle per la vita
Si chiamano “culle per la vita” e in Puglia ce ne sono tre: a Bari, Monopoli e Taranto. Nei secoli scorsi erano le “ruote degli esposti” e su di loro si sono riaccesi i riflettori dopo il ritrovamento del neonato morto a Bari.
In città, il 19 luglio del 2020 era già accaduto qualcosa di simile. Un neonato era stato lasciato nella culla della parrocchia San Giovanni Battista, nel quartiere Poggiofranco, con accanto un bigliettino su cui c’era scritto: «Mamma e papà ti ameranno per sempre».
Il piccolo di appena sette giorni, era stato accolto dalla comunità e dal parroco don Antonio Ruccia che, insieme con il professor Nicola Laforgia, responsabile della neonatologia e terapia intensiva neonatale del Policlinico di Bari, aveva voluto sei anni prima quell’apparecchio -una culla termica appunto- a pochi metri dall’ingresso della chiesa.
"È il simbolo della collaborazione tra realtà laica e religiosa -aveva sottolineato all’epoca don Antonio Ruccia- E da quelle volta, ogni anno, il 19 luglio ricordiamo in parrocchia l’avvenimento con una ‘Giornata della vita’. Sappiamo che c’è un vero e proprio travaglio dietro la decisione di lasciare il proprio figlio. Con questo servizio vogliamo dire a tutte le mamme e i papà che c’è sempre una seconda possibilità».
Dopo quello che don Antonio definisce “lascito”, i genitori hanno eventualmente dieci giorni di tempo per ripensarci.In quel caso del 2020 grazie all’intervento del Tribunale dei minori, il bambino era stato adottato una da famiglia.
Ma la culla termica non è la sola opzione possibile. In Italia, infatti, esiste una legge del 2000, che consente di non riconoscere il bambino e di lasciarlo nell’ospedale in cui è nato, senza essere perseguiti penalmente. Medici e operatori assicurano assistenza e tutela giuridica, il nome della madre rimane segreto, mentre nell’atto di nascita viene scritto: «Nato da donna che non consente di essere nominata».