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 2025  gennaio 02 Giovedì calendario

Il coefficiente taglia le pensioni

ROMA – Chi va in pensione nel 2025 avrà un assegno più basso del 2024, a parità di montante accumulato: -2% e -8,6% sul 2009. Non per una stretta del governo Meloni: non questa volta. Ma per l’aggiornamento del coefficiente di trasformazione, il multiplo che trasforma il montante in assegno previdenziale. Questo coefficiente viene adeguato ogni due anni in base alla speranza di vita a 65 anni. E poiché si vive sempre di più e si prende la pensione per più anni, il coefficiente scende e fa calare l’assegno: la filosofia del sistema contributivo è proprio questa. E quindi una pensione da circa 20 mila euro lordi annui perde 400 euro, ad esempio.

In pensione a 70 anni nel pubblico. Ecco tutte le novità previdenziali per il 2025di Valentina Conte26 Dicembre 2024
La filosofia del contributivoDa quando è stata introdotta la revisione del coefficiente – era il 2009 sulla base di quanto previsto dalla riforma Dini e poi dalla riforma Fornero – ci sono stati sette aggiornamenti biennali. L’unico periodo in cui è salito è stato il 2023-2024, per via della fase Covid che aveva aumentato la probabilità di morte. In tutte le altre revisioni però il coefficiente è sempre andato giù. Una buona notizia, se si pensa che la salute degli italiani migliora e in media si vive più a lungo. Meno buona perché la pensione si abbassa, ma viene incassata per più tempo. Almeno in teoria.

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Perché certo la speranza di vita media a 65 anni è minima fra i lavoratori manuali, intermedia per gli impiegati e massima per i dirigenti. E poi le donne vivono più degli uomini, i poveri meno dei ricchi. Ma queste evidenze, ormai ben note in letteratura, non vengono colte dal sistema pensionistico. Che invece tratta tutti “in media” e quindi abbassa l’assegno se la vita si allunga. E si allunga “in media” quasi sempre, pandemie a parte. Ecco che nel 2025 per chi va in pensione di vecchiaia a 67 anni il coefficiente è pari a 5,608%. Fino a un paio di giorni fa, l’anno scorso, era a 5,723% e nel 2009 a 6,136%.

EsempiFacciamo qualche esempio, a parità di montante e cioè di contributi accumulati. Con 200 mila euro di montante, si esce con una pensione da 11.216 euro lordi annui: 230 euro in meno sul 2024 e 1.056 euro in meno sul 2009. Con 400 mila euro di montante, si può contare su una pensione da 22.432 euro lordi (circa 1.725 euro lordi al mese): 460 euro in meno sull’anno scorso e 2.112 euro in meno sul 2009. Con 500 mila euro di montante, la pensione arriva a 28 mila euro lordi annui (circa 2.154 euro lordi al mese): 575 euro in meno sull’anno scorso e 2.640 euro sotto il livello del 2009.
Perdite anche rilevanti, ma che vanno sempre inquadrate con la logica del contributivo applicato sia a quanti hanno iniziato a lavorare dopo il primo gennaio 1996 (contributivi “puri”), sia a quanti hanno meno di 18 anni di contribuzione prima di quella data (i cosiddetti “misti”). Il sistema trae il suo equilibrio anche dalla demografia, oltre che dal concetto “si prende quanto si versa”. Se si prende la pensione per più anni, quanto è stato accumulato va spalmato per un periodo più lungo. E di conseguenza l’assegno si comprime.