La Stampa, 2 gennaio 2025
Ruffini: 30 miliardi l’anno dall’evasione fiscale
Il 31 dicembre Ernesto Maria Ruffini ha lasciato definitivamente l’Agenzia delle entrate. L’ex direttore si era dimesso un paio di settimane prima per frenare la polemica politica sorta in maggioranza: lo si accusava di aspirare al ruolo di federatore di un futuro movimento centrista. Ruffini ha – finora – smentito la discesa in campo e ha chiuso il suo rapporto con il governo di Giorgia Meloni, lamentando il clima ostile del centrodestra che vede la lotta all’evasione come una colpa. L’ultimo giorno dell’anno Ruffini ha inviato al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti una relazione di 328 pagine con le iniziative e i risultati conseguiti dall’Agenzia delle entrate sotto la sua gestione. Nelle prime righe dell’introduzione, firmata dallo stesso direttore uscente, salta all’occhio un passaggio che suona come una sorta di avviso nei confronti dell’esecutivo: «L’Agenzia ha raggiunto e consolidato una maggiore capacità di recupero dell’evasione, che supera ormai “strutturalmente” di gran lunga i 20 miliardi l’anno per il solo Erario e i 30 complessivi». In sostanza, Ruffini considera strutturale un incasso annuo di 30 miliardi di euro dalla lotta all’evasione, abbassare l’asticella potrebbe essere dunque determinato non da inefficienze dell’amministrazione, quanto da precise responsabilità politiche. Leggendo il rapporto si comprende che i 30 miliardi di gettito sono «ormai» il risultato che gli uffici possono portare a casa lavorando a pieno ritmo con gli strumenti a disposizione: l’innovazione tecnologica digitale e l’utilizzo delle banche dati. Dal 2017 al 2023 i numeri parlano chiaramente: dai 19-20 miliardi annui (tranne il biennio del Covid 2020-21) la lotta all’evasione lo scorso anno ha fruttato 25 miliardi, e anche il 2024 garantirà una cifra record. Se si prende in esame la riscossione coattiva si nota un raddoppio: è passata da 8 miliardi nel 2015 a quasi 15 miliardi nel 2023. I dati della riscossione del 2024, aggiornati a novembre, parlano già di 14,2 miliardi di euro.Nella sua relazione Ruffini si concentra molto sul «piano di transizione digitale che ha consentito di sviluppare servizi a cittadini e imprese più semplici ed efficienti», l’80% di essi viene erogato sui canali telematici. Sul sito, infatti, è stato sviluppato uno sportello virtuale che consente di accedere ai servizi senza doversi recare necessariamente negli uffici, potendo richiedere assistenza tramite video-chiamata, prenotare un appuntamento, interagire col personale dell’Agenzia, sottoscrivere digitalmente la documentazione. Allo stesso modo, la progressiva digitalizzazione dei flussi informativi ha consentito di potenziare la compliance. Ovvero, le lettere con cui i cittadini vengono avvisati di possibili anomalie e che nel 2023 hanno prodotto un gettito di oltre 4 miliardi, a fronte di poco più di un miliardo nel 2015. Quelle stesse lettere mandate alle Partite Iva per aderire al concordato che hanno fatto infuriare i leghisti, definite «minacciose e punitive».In termini di gettito, prosegue la relazione, «l’interconnessione fra le varie parti dell’infrastruttura digitale realizzata negli anni (in particolare fatturazione elettronica e trasmissione telematica dei corrispettivi) ha contribuito ad una maggiore lealtà fiscale, con una crescita costante dell’adempimento spontaneo relativo ai principali tributi gestiti dall’Agenzia delle entrate: da 414 miliardi nel 2017 a 536 miliardi nel 2023, con un incremento del 30%. E una parallela diminuzione del tax gap, che nel 2021 – ultima annualità disponibile – risultava inferiore di circa il 27% rispetto al 2016».Il successore di Ruffini, designato dal Consiglio dei ministri del 23 dicembre, è Vincenzo Carbone, che diventa direttore dopo essere stato il vice vicario. La sua nomina prevede però solo un anno di incarico, fino a gennaio 2026, termine che ricalca la scadenza naturale di quel che doveva essere il mandato di Ruffini.Il via libera alla legge di bilancio ha già riacceso la battaglia nel centrodestra sul fisco. Il vice premier Matteo Salvini torna a chiedere una nuova maxi rottamazione: «Una delle priorità della Lega per questo 2025 è la rottamazione delle cartelle esattoriali perché il concordato preventivo non ha raggiunto l’obiettivo di coinvolgere milioni di lavoratori». Un obiettivo che invece potrebbe garantire «una rottamazione decennale con 120 rate uguali per chi non è riuscito in passato a pagare tutto quello che avrebbe dovuto per problemi economici». —