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 2025  gennaio 02 Giovedì calendario

Il sacrificio di Ivanah morta per salvare i genitori

Nata, cresciuta e vissuta lì. Nella casa del custode. Il nido di Ivanah era al piano terra di un palazzo ottocentesco. Il rifugio prezioso che dava lavoro a mamma e papà, da trent’anni portinaio di fiducia. Non esiste più nulla del posto del cuore della grande famiglia Briones, emigrata due generazioni fa dalle Filippine a Torino. Alle quattro della notte tra il 30 e il 31 dicembre le fiamme sono divampate all’improvviso in corso Vittorio Emanuele II. Hanno incenerito ogni cosa, in un inferno di fuoco e buio. Ivanah Crystal dormiva. Come tutti. L’ha svegliata l’odore acre che sprigiona il fuoco. «Avrebbe potuto fare la cosa più semplice, uscire sul ballatoio del primo piano e saltare. Come hanno fatto i suoi genitori, che sono sopravvissuti. È voluta scendere giù, tra le fiamme, al piano terra. Per cercare l’estintore. Voleva mettere in salvo tutti. I genitori, gli abitanti del palazzo. I pompieri l’hanno trovata di sotto. Davanti alla porta». Non riesce a crederci, Patrick Salazar. Non riesce a darsi pace. La sua migliore amica, Ivanah Crystal Briones, è morta. A 25 anni. È morta in un rogo devastante che poteva costare la vita a un’intera palazzina. È l’ultima delle tre figlie del custode, Ferdinand Briones. La più piccola. Soprannominata Bunso. L’ultima rimasta a vivere con mamma e papà. Ha perso la vita per un incendio scoppiato per cause ancora sconosciute. Forse per un corto circuito innescato dalle luci di Natale, non è chiaro. Qualsiasi cosa sia accaduta, in pochi minuti ha ridotto in cenere la casa portineria. «Non riesco a smettere di fissare sul telefono la sua ultima posizione», racconta Patrick, che ha un anno più di lei. Parla mentre guarda sul cellulare un pallino azzurro. «È l’ultima che ha lasciato di sé. Quando mi hanno detto che era morta, non ci ho creduto. Ho visualizzato la posizione. Le ho scritto su WhatsApp, come stai? Che cose stupide si fanno quando sei pieno di dolore».Il sorriso dolce, lo sguardo profondo. L’amore per chi le stava intorno. I genitori, le sorelle e i nipoti. Gli amici. «Ivanah era una persona semplice. Le avevo insegnato a diventare selettiva. Pochi amici ma veri. Aveva preso delle fregature nella vita, perché era buona. Troppo. Straordinaria e generosa. Alla fine aveva imparato. Ed era felice di dirmi che i suoi amici, adesso, potevo contarli sulle dita di una mano».L’amore per il colore azzurro. Le partite di pallavolo nel cortile dell’oratorio. I ritrovi in piazza Arbarello a tifare gli amici che giocano a basket. Il diploma in Igiene e la scuola serale. Un’instancabile voglia di lavorare. «Ivanah non stava mai ferma. Quando ha capito che non aveva più voglia di studiare ha iniziato a fare la cameriera». Pochi mesi fa si era presa una pausa. Si era licenziata ed era volata nelle Filippine. Voleva vedere dove sono nati i suoi nonni. Capire da dove veniva. Qui si è fermata abbastanza per capire che è un paese bellissimo. Nelle foto che ha pubblicato c’è lei che sorride in canoa. Lei con gli occhi felici in mezzo ai nipotini. Lei che guarda l’obiettivo spensierata sulla zip line. Tornata a Torino, non ha perso un giorno. È tornata a servire ai tavoli. «Era meravigliosa», dice Patrick. «L’amica che c’è quando hai bisogno. Quando ero triste e le scrivevo a mezzanotte mi diceva: passa. Usciva di casa. Andavamo a prendere un gelato. Sotto al grattacielo parlavamo a lungo. Lei c’era. Come l’altra notte. Al posto di buttarsi dal balcone ha cercato l’estintore. Per salvare tutti». Non sono riusciti a rianimarla, nemmeno all’ospedale Cto. «Come è potuta accadere una cosa del genere?», si chiedono i suoi genitori, scampati alla morte e dimessi dal centro ustionati da poche ore. La procura ha aperto un’inchiesta. Che siano o meno le luci di Natale, o un camino difettoso, gli investigatori vogliono capire se in quella casa portineria, e nel palazzo, fosse tutto a norma. Vie di fuga comprese. Del nido di Ivanah non è rimasto più nulla. C’è un nastro bianco e rosso due metri davanti alla porta incenerita. Sul pianerottolo un albero di Natale. I festoni azzurri e bianchi, le palline turchesi e blu. L’aveva fatto anche Ivanah, quell’albero con un tocco d’argento. Con il suo papà. Come fanno i custodi amorevoli. Come fa chi si sente a casa. Nel suo nido.