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 2025  gennaio 02 Giovedì calendario

La biblioteca dei libri immaginari

Lewis Carroll, in Sylvie e Bruno, dopo aver sostenuto che «tutto ciò che è registrato nei libri deve essere stato una volta in qualche mente», fa la seguente previsione: «Verrà il giorno – se il mondo durerà abbastanza – in cui ogni possibile melodia sarà stata composta, ogni possibile gioco di parole perpetrato (…) e, peggio ancora, ogni possibile libro scritto! Perché il numero delle parole è finito. (…) Per gli autori farà poca differenza. Invece di dire“quale libro scriverò?” un autore si chiederà “quale dei libri scriverò?” Una mera distinzione verbale!».
Se tutti i libri possibili possono essere immaginati, la “mera distinzione verbale” tra l’ideazione di un libro e la sua effettiva stesura non è altro che una banale questione di forma. Nell’immaginazione o sulla carta, ogni libro che ci viene in mente ha già un’identità e un nome, e il fatto che non si possa facilmente mettere le mani sul volume che tratta della commedia del Peri poietikês di Aristotele o sull’infinito Libro della sabbiadi Borges non ne diminuisce l’importanza intellettuale. Recentemente, con un coraggioso atto di fede poetica, il Grolier Club di New York ospita una mostra (visitabile fino al 15 febbraio) di tali immaginazioni letterarie, per così dire, rielaborate dal bibliofilo Reid Byers, il più importante collezionista al mondo di “Opere perdute, incompiute e fittizie trovate solo in altri libri”.
Tra le opere più importanti, il seguito scomparso di Love’s Labour’s Lostdi Shakespeare, Love’s Labour’s Won,il primo romanzo di Ernest Hemingway, smarrito quando la valigia della moglie fu rubata alla Gare de Lyon nel 1922; il terribile Necronomicon di Lovecraft, opera del mistico arabo apocrifo Kitab al-Azif. Tutti questi libri Byers li ha “ricostruiti”. Diversi disegnatori, stampatori e raccoglitori hanno collaborato per far rivivere questi titoli indispensabili, ciascuno in una veste particolare e credibile. Il pericoloso Necronomicon,per esempio, è stato sigillato in una cassaforte di Wells Fargo come precauzione contro i lettori incauti.
Byers ha raccolto un’infinità di libri perduti come le poesie complete di Saffo, libri incompiuti come Kubla Khan di Coleridge, interrotto da un visitatore di Porlock, e libri fittizi come la cupa farsa La signora che amava il fulmine, scritta dall’arcinemica di Humbert Humbert, Clare Quilty, citata inLolita di Nabokov. Tuttavia, queste categorie, Lost, Unfinished e Fictive, sebbene abbastanza ricche di per sé, non sono tutte quelle che una Biblioteca Universale dei Libri Immaginari potrebbe contenere. Una vastaala di quella biblioteca conterrebbe, ad esempio, libri immaginati ma non ancora scritti, come L’incoerenza dell’incoerenza dell’incoerenza : La confutazione del Tahafut at-Tahafut di Averroè che confuta il Tah?fut al-Fal?sifa o L’incoerenza dei filosofi di al-Ghazali; libri dati per scontati ma nascosti all’esame dei lettori, come le prime bozze di Freud della sua “teoria della seduzione” sviluppata nell’ Eziologiadell’isteriadel 1896, ampiamente rivista e infine respinta un anno dopo; libri riconosciuti come necessari ma mai completati, come laChiave di tutte le mitologie di Edward Casaubon inMiddlemarch di George Eliot.
In quest’ultimo gruppo, il lavoro portato avanti dall’amico di Colette, lo scrittore e magistrato coloniale Paul Masson, è di estrema importanza. Notando che la Bibliothèque Nationale di Francia era carente di libri latini e italiani del XV secolo, Masson decise di porvi rimedio compilando un elenco di titoli appropriati sottoun nuovo raggruppamento che «avrebbe decisamente salvato il prestigio del catalogo». La categoria di riscatto di Masson era costituita solo da libri il cui titolo era stato inventato da Masson stesso.
Quando Colette gli chiese a cosa servisse catalogare libri che non esistevano, Masson rispose indignato: «Beh, non si può pretendere che io pensi a tutto!» Nella Biblioteca Universale c’è un’altra vasta ala di libri la cui associazione li rende preziosi, ma la cui esistenza non può essere storicamente accertata. Tra questi, la copia di Virgilio dell’Odissea di Omero, che il poeta latino utilizzò per inventare le avventure del suo Enea; la copia di Dante dell’ as-Saheehayn che descrive i sette peccati puniti nell’Inferno islamico; la copia della Commedia di Dickens che esplora i tre regni ultraterreni mostrati dai fantasmi del Natale passato, presente e futuro nel suoCanto di Natale; la copia di Carlo Collodi di Moby Dick di Melville come ispirazione per il pesce-cane di Geppetto; la copia di Cervantes dell’Amleto di Shakespeare che suggerisce altri modi per un uomo giusto di cercare la giustizia; la copia di Ludwig Wittgenstein di Alice nel Paese delle Meraviglie letta come un essenziale abbecedario di logica; la copia di Agatha Christie dell’ Edipo Re letta mentre concepiva il detective come colpevole inL’assassinio di Roger Ackroyd.
Anche i libri reali e tangibili possono diventare immaginari a causa della lontananza o del prestigio. Durante la mia prima visita in Spagna, all’inizio degli anni ’70, un tassista, vedendomi con un libro in mano, mi chiese se avessi sentito parlare del capolavoro Don Chisciotte. Risposi che l’avevo sentito. «È il più grande libro del mondo», disse con orgoglio il tassista. «Copre così tanti volumi che nessuno, a tutt’oggi, lo ha letto dalla prima all’ultima pagina».