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 2025  gennaio 02 Giovedì calendario

No smoking all’aperto il debutto di Milano “Ma così noi fumatori veniamo ghettizzati”


MILANO – La verità è che bisogna impegnarsi per scovarli. Sarà la data, un Capodanno di negozi spesso chiusi e di vie del centro appannaggio dei turisti, sarà che anni di campagne per la salute hanno ridotto drasticamente il numero di irriducibili della sigaretta. Sarà infine che l’annuncio anticipato del divieto cittadino da parte del Comune di Milano – niente fumo nei luoghi pubblici a meno di non trovarsi a dieci metri del prossimo, multa da 40 a 240 euro per i trasgressori – ha consentito ai tabagisti di adottare adeguate contromosse. Ma nemmeno uno sforzo di fantasia poteva far prevedere di affacciarsi in piazzetta Cuccia, tempio della finanza a cento passi dalla Scala o dalle viuzze di Brera, e trovare la signora Arianna con una Marlboro tra le dita in beato isolamento. «Qui sono in regola – sottolinea dopo la prima boccata – conosco le strade del centro e a quest’ora da qui non passa nessuno. Né vigili, né bimbi o famigliole. Anzi, se permette, non si avvicini troppo, o mi costringe a non rispettare la norma». Touché. Costretto ad un adattamento darwiniano per sopravvivere, il fumatore milanese o il viandante suo epigono sa che deve cercare spazi vitali a prova di sanzione, o comunque non dare nell’occhio. Il signor Marco, 54enne artigiano in visita da Pisa, trova riparo tra un’impalcatura e un portico di corso Vittorio Emanuele, certo a meno di dieci metri dal fiume di adoratori delle vetrine, «ma so che devo isolarmi, le sigarette sono una mia scelta consapevole e so che fanno male. Però, via… Non arrivo alle posizioni di Vittorio Feltri, che dice che se ne frega, ma un po’ di tolleranza non fa male. E comunque, anche il mio medico mi dice che fino a cinque al giorno aiutano a vedere la vita in modo diverso». I lampeggianti in piazza Duomo sono vicini eppure non incutono paura. Il focus di agenti e militari è altro, sono gli echi degli attentatiall’estero a spaventare, per il primo dell’anno si può chiudere un occhio. Del resto, era stata la stessa vicesindaca Anna Scavuzzo, in mattinata a premettere: «Questo divieto è una indicazione, i vigili faranno il loro lavoro e valuteranno su quali priorità concentrarsi». Altre, appunto.
Così, pazienza per il signore che agita il suo sigaro davanti all’albero di Natale dello sponsor, al centro della Galleria: bastano trenta sguardi ostili a farlo andare via. Pazienzaper l’addetto alla sicurezza che ignora la coda davanti all’igloo a forma di panettone, proprio davanti a Palazzo Marino, tirandone fuori un’altra da pacchetto. E mercé per il tassista Andrea che scende dal suo Sierra 3 accanto alla Stazione Centrale e non resiste al gesto: «Eppure lo sapevo del divieto – sorride imbarazzato – ma non ricordavo la data, anzi grazie per l’avvertimento. Mi capita di accendermi l’ultima in macchina, quando torno a casa a fine turno e se mi fermano sono doppiamente nei guai. Il divieto? Lo capisco, non è che questo vizio faccia bene». Poco più in là la parigina Safia attende il fidanzato prima del treno del ritorno e aspira una boccata. «Davvero c’è questo divieto – chiede – e solo a Milano? Non sapevo, e mi sembra troppo. Va bene nei locali al chiuso, è una legge che abbiamo anche in Francia, ma questa è persecuzione». Avvisare i non milanesi è, effettivamente, un’esigenza da affrontare. «No, non ne ero a conoscenza», ammette il 36enne romeno Mihai nella centrale via Torino, «ma le regole sono regole. Lo accetto. In Svezia, per dire, fumare in pubblico è proibito ovunque, tranne che in poche aree con i posacenere. E ci sono gli avvisi, qui no».
Il rischio è che diventi una questione politica, vedi il tweet quotidiano di Matteo Salvini: «Vietare il fumo anche all’aperto per strada, come ha fatto il sindaco Sala, mi sembra esagerato». «Sì, così Sala rischia di rovinare tutto – sentenzia il signor Angelo con lo sguardo rivolto al Castello Sforzesco – e lo dico da non fumatore: sono ormai ghettizzati, non sanno dove andare e qui all’area aperta che male fanno?». Il riferimento è alla moglie Marisa qui accanto, che ne ha una accesa «proprio prima di entrare in metropolitana. Io, se mi becca un vigile, gliela pago pure la multa. Ma sa quante gliene dico dopo?». Forse quante ne ha in mente Colomba, 36enne da Napoli «e milanese da 13 anni. Da oggi, aggiungerò: purtroppo». Non sapeva del divieto, si dichiara contrarissima: «Lavoro come cameriera in un hotel, se mi tolgono anche questa come arrivo a fine giornata?». Ecco, alla fine della giornata, se le dita non ci hanno ingannato, contiamo una settantina di reprobi, più di metà dei quali con sigaretta elettronica e dunque al riparo da multa. Vale la pena, di fronte a simili e pur parziali numeri, perderci tempo e carte bollate?