il Fatto Quotidiano, 30 dicembre 2024
Fornero: meglio l’orto che certa politica
“Lei sta dicendo che appaio troppo immersa nel gioco di specchi della televisione, in quel rito effimero che è divenuto il talk show?”
Un po’ troppo immersa, sì. Forse ha ragione, forse dovrei essere attenta alle controindicazioni, agli effetti avversi collaterali, chiamiamoli così.
Lo share premia Elsa Fornero, ogni volta che appare gli ascolti salgono. Quindi ponti d’oro e tanta tv.
Sa che ho detto no a Mediaset? Non me la sentivo. E anche in Rai non sono presente.
È l’ospite portante de La7.
La televisione è stata la mia risalita verso la luce della dignità pubblica. La televisione mi ha ripulito il viso dal fango che altri mi avevano buttato addosso per screditare la correttezza del mio lavoro. La tv mi ha restituito la reputazione professionale e anche la dote della mia competenza.
Però purtroppo con quel filo velenoso degli esodati: tanti italiani liberati sia dal lavoro che dalla pensione.
Non ho mai nascosto gli errori compiuti, anche se sono stati enfatizzati così tanto solo per darmi addosso. Chiedo solo di valutarli nella concitazione di quei tempi così duri. Abbiamo dovuto correre, eravamo con l’acqua alla gola. Do you remember?
La legge Fornero è stato il provvedimento più odiato.
Diciamo che il mio corpo ha fatto da pungiball: tutti a darmi addosso facendo finta di non sapere che l’Italia, al tempo della mia riforma delle pensioni, era ben oltre la soglia critica, era già dentro un terribile tsunami finanziario.
La televisione come luce, verità e vita?
Aspetti, che devo aggiungere due cosine: mica fu solo Salvini a tributarmi quella dote d’odio, ad issarmi sulla forca pubblica, a ingiuriarmi persino sotto casa. Il Pd, che pure aveva votato la mia legge, mi trattava come un’appestata e tutta la società politica mi riteneva un fuor d’opera.
Invece, la televisione.
Ma sa che quando finii la mia esperienza ministeriale un funzionario dell’Inps, non so se per tendermi un trappolone o per fraintesa amicizia, venne a propormi di andare in pensione da ministro? “La cifra che guadagnerà sarà considerevolmente più alta rispetto a quella che otterrà da docente universitario”. Naturalmente rifiutai.
Era impaurita.
La mia famiglia aveva paura per me, tutti mi consigliavano cautela e anzi mi invitarono a ritrovare me stessa. Decisi di fare il giro del mondo: per un anno accettai gli inviti di ogni università, da Londra a Melbourne, dalla Nuova Zelanda all’Indonesia. Illustrai ciò che avevo fatto al governo. Scrissi molto in quell’anno sabbatico.
Elaborò il lutto.
Mi aiutò la lontananza dall’Italia.
E poi?
E poi devo ricordare l’incontro con Giovanni Floris. Era il 2014 e mi invito al suo talk. Funzionò, rifunzionò, sembra che funzioni ancora.
Lei sta più ore in tv che in casa.
Pensa che stia esagerando? Eppure le confesso che amo la radio, la tv quasi non la vedo.
Professoressa, è guarita dall’odio grazie alla tv.
Un tizio mi ha scritto e mi ha detto: sa che adesso ho capito quel che ha fatto? Ora non la odio più.
Ora può anche accettare un confronto con Salvini.
Mi sono sempre detta: ma se lo incontro cosa gli dico?
Lo saluta. Magari lui le sorriderà, sa in politica la memoria è corta.
Lo affronterò con un mister Salvini, I presume! E comunque ripeto, pure il Pd mi mostrava segni di evidente seppur tacita repulsione.
Schifati e scontenti.
Meno male che passa il tempo.
L’ha salvata la tv.
E l’orto.
Hortus conclusus. La zappa come emblema della rinascita.
Zappare è una attività terapeutica. Cipolle, pomodori, soprattutto patate. Nel mio paesino nel canavese ho destinato il mio impegno alla coltivazione diretta.
Zappare rende felici.
E fa bene alla salute.