la Repubblica, 30 dicembre 2024
Cher: imperfetta fino alla fine
NEW YORK – Le sue parole arrivano come un’orda di confetti e rottami infuocati: al telefono da Los Angeles, Cher racconta una vita che dà le vertigini. Il pretesto è l’uscita della prima parte di un memoir (edito da Harper Collins) che potrebbe aver scritto la Furiosa di Mad Max.«Writing this book was a bitch», “scrivere questo libro è stato un lavoraccio”, dice candidamente la star. «Ricordare è uno sport che proprio non amo».Dimenticando i premi (Emmy, Grammy, Oscar) e settant’anni di storia, nel memoir fa cenno a una bisnonna dotata di superpoteri.«La mia bisnonna Margaret abitava in una fattoria sperduta nei boschi del Missouri. Andava nella foresta a raccogliere erbe medicinali e radici. Conosceva alcune danze tribali e faceva sogni premonitori. Nel 1923 ebbe un incubo in cui il marito esplodeva e cadeva a terra sotto forma di coriandoli. Per guadagnarsi da vivere, suo marito Isaac era solito far saltare in aria i ceppi per la ferrovia; poco prima del tramonto, accese la miccia troppo vicino al candelotto e saltò per aria anche lui».Madre cresciuta nelle campagne dell’Arkansas, si arrangiava come cameriera dopo la Grande depressione. Padre eroinomane con il vizio delle scommesse.«Non riesco a credere che ci abbia lasciate senza soldi, per non tornare più. L’ho visto da dietro le sbarre di una culla, in un orfanotrofio, poi a undici anni. Il primo bel ricordo con mia madre, invece, risale al concerto di Elvis Presley al Pan-Pacific. Eravamo pazze del modo in cui dimenava i fianchi. Senza istruzione, nel tempo, mia madre affinò le sue doti da attrice e interpretò piccole parti in Il dominatore del Texas e I love Lucy, ma perse un ruolo in Giungla d’asfalto a favore di Marilyn Monroe».“Sopravvivenza” è il suo leitmotiv.«Da piccola, trovavo rifugio nell’immaginazione. Di punto in bianco decisi di essere un angelo inviato da Dio. La mia missione? Curare la poliomielite. Non sapete che rabbia quando Salk inventò il vaccino: era compito mio! Allora la mia fantasia passò a Gesù. Una mattina mi sembrò di vedere il volto di Cristo tra le pieghe delle tende di organza della cameretta».Da bambina fantasticava di possedere abiti bellissimi.«Pensavo che alcuni dei vestiti che la mamma mi comprava fossero imbarazzanti, soprattutto quelli di seconda mano. Mai avrei immaginato che, un giorno, i costumi disegnati per me dallo stilista Bob Mackie sarebbero finiti nella Rock & Roll Hall of Fame».Da dove nasce “Sisters of Mercy”?«Il ritornello diceva: “Sorelle della misericordia, figlie dell’inferno”. La Chiesa condannò il pezzo ma penso che la canzone abbia fatto sentire mia madre vendicata. Il comportamento delle suore nell’istituto dove ero rinchiusa l’ha perseguitata a lungo, mi tenevano contro la sua volontà. L’arte ha sempre salvato le donne nella mia famiglia».Nel ‘62 viveva già a Los Angeles quando, al tavolo di un bar, notò un siciliano sotto la stazione radio Kfwb.«Vidi uno sconosciuto con un taglio di capelli alla Giulio Cesare. Chiunque altro nella stanza svanì, come tra Maria e Tony in West Side Story. Era Salvatore Phillip Bono. Mi disse di essere un discendente di Napoleone Bonaparte ma che suo padre aveva abbreviato il cognome all’arrivo in America. Un giorno ottenne dal produttore Phillip Spector il permesso di portarmi al famoso Studio A. Trovai Tommy Tedesco e Billy Pittman alla chitarra e Carol Kaye al basso, unica donna in sala e una delle migliori bassiste al mondo. Quando Darlene Love non si presentò, Sonny convinse Phillip a usare la mia voce. Iniziammo a registrare insieme, prima come Caesar & Cleo, poi Sonny & Cher».Poi l’incontro con un nuovo gruppo britannico chiamato Rolling Stones.«Mick Jagger ci invitò allo Swing Auditorium di San Bernardino, arrivammo con un vecchio scuolabus, le fan impazzite. Ai bad boys della Gran Bretagna la scena californiana andava stretta. Mick e Brian Jones vedevano in me e Sonny due artisti autentici».Si trasferì nell’appartamento di Bono, ventisettenne, quando aveva solo sedici anni.«Fu uno dei nostri amici che un giorno disse a Sonny: “Sai, non credo che Cher abbia diciotto anni, come ti sta facendo credere”».La fama cambierà Bono. Le impedì persino di mettersi il profumo. La rese una dipendente sottopagata di una società chiamata, non a caso, Cher Enterprises.«Fino a quel momento mia madre era la persona che, prima di Sonny, credeva che sarei diventata qualcuno. Nonostante quello che stavo subendo, durante lo showSonny & Cher Comedy Hour chiedevo a Sonny di venire a vedere i miei assoli. Cercavo la sua opinione. Oggi le ragazze sono più forti, non permetterebbero a un uomo di comandarle a bacchetta o, peggio, farsi derubare. Ho chiamato Lucille Ball: “Lucy, voglio lasciare Sonny. Cosa devo fare?”. Risposta: “Che si fotta, sei tu quella che ha talento”».Che rapporto ha con il denaro?«Un rapporto stupido. Non capisco né mai capirò il denaro. Lo vedo e, un secondo dopo, è già volato via».Gli incontri che custodisce?«Jimi Hendrix, che suonava la chitarra con i denti e indossava anelli pazzeschi, Stevie Wonder, la mia amica Tina Turner».Con Francis Ford Coppola siete ancora complici?«Gireremo un film insieme. È stato il primo a non vedermi solo come la Cher di Sonny & Cher. Da ragazzina mia mamma mi iscrisse a un workshop con Jeff Corey, un attore che negli anni ‘50 era finito nella lista nera della Commissione McCarthy. Aveva insegnato a numerosi premi Oscar, tra cui James Dean e Rita Moreno. E la futura me, che avrebbe vinto la statuetta per Stregata dalla luna».Cento milioni di dischi, madre di due figli, un musical (“Cher Show”) campione d’incassi a Broadway. Chi è Cher oggi?«La biografa, non troppo organizzata, che ha impiegato cinque anni per scrivere un libro su di sé. La cantante orgogliosa di canzoni come Believe eIf I could turn back time. L’attrice che ha calcato il palco diretta da Robert Altman in Come back to the 5 & dime Jimmy Dean, Jimmy Dean. La donna, come scrivo nel libro, dal “cervello strambo” che ancora non sa che cosa aspettarsi dalla vita. La Cher di sempre. Imperfetta, fino alla fine»