la Repubblica, 30 dicembre 2024
L’esperto: squali, l’incubo del Mar Rosso
ROMA – «Il Mar Rosso ospita varie specie di squali, ad esempio grigi e di scogliera. Molti non rappresentano un rischio per l’uomo. Ma si ritiene che lì nuoti anche il più pericoloso squalo bianco». A Fabrizio Serena – ricercatore dell’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Cnr, vicesegretario del gruppo squali dell’Iucn (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) per il Mediterraneo – è capitato di trovarsi in mezzo a questi pesci. «Ma non amo andarli a disturbare. C’è chi li va a cercare per nuotare in mezzo a loro e farsi trascinare attaccato alla pinna dorsale».Non è il caso dei turisti di Marsa Alam. Cosa può essere successo?«Uno squalo attacca l’uomo perché ha fame o perché si sente disturbato. Forse nuotando al largo i due si erano trovati nel suo raggio d’azione e lo hanno innervosito. Nel Mar Rosso il rischio è sempre presente. In caso di incontro, non sai mai come lo squalo potrebbe reagire».Negli ultimi anni ci sono stati diversi attacchi nel Mar Rosso. Gli squali sono in aumento?«No, al contrario. Gli egiziani li pescano molto e la loro popolazione è in forte calo. Nemmeno le statistiche sugli attacchi mostrano aumenti. Ma anche se gli squali sono più rari, uscire in mare implica la possibilità di incontrarli. I turisti dovrebbero sapere meglio come comportarsi».Non c’è abbastanza preparazione?«Sulla spiaggia ci sono i cartelli che avvertono della presenza di squali, ma probabilmente non tutti hanno la giusta consapevolezza del rischio e dei comportamenti per evitare incidenti. Chi è in vacanza può essere spensierato. Sente parlare degli squali, vede i cartelli, ma non pensa che possa davvero accadere».Sul Mar Rosso ci sono guide locali per le immersioni al largo?«Vengono anche organizzate delle uscite nelle zone frequentate dagli squali allo scopo di osservarli. Ci si può calare in una gabbia o in acqua libera, ovviamente con una guida che dia tutte le spiegazioni necessarie prima dell’immersione. Ma il pericolo, accanto a questi animali, non può mai essere azzerato».Cosa si deve fare di fronte a uno squalo affamato o aggressivo?«Afferrare il muso, che è la parte più sensibile, o addossarsi con le spalle a una parete, per dimezzare la parte del corpo esposta all’attacco. In caso di ferita, si rischia il dissanguamento. In mare si perde sangue copiosamente».Può darsi che la bellezza dei paesaggi sottomarini spinga dei turisti a compiere imprudenze?«Effettivamente sono ambienti bellissimi. Mi è capitato di immergermi a poca distanza da Marsa Alam, nell’area protetta di Ras Mohammad. Il punto più bello è dove la barriera finisce e degrada nelle profondità del mare. A Ras Mohammad la parete scende fino a 800 metri. Si resta in equilibrio nella colonna d’acqua e ci si ritrova circondati da pesci di ogni tipo e colore. È bellissimo, ma certo, in quel momento nulla esclude che compaia anche uno squalo»